Responsabilità medica
Esiste il nesso di causalità tra la condotta dei sanitari che hanno prestato cure inadeguate alla paziente e il decesso della stessa?

Il nostro studio ha affrontato il caso di una donna gravida oltre la venticinquesima settimana, che giunge in ospedale in stato di arresto cardiorespiratorio, con conseguente perdita del feto, per le complicanze di una varicella ed in particolare per una estesa polmonite necrotico emorragica con conseguente insufficienza respiratoria, come accertato dall’autopsia.
Vengono tratti a giudizio lo specialista in ginecologia di fiducia e il medico di base della vittima, sanitari ai quali viene contestato di avere sottovalutato l’incidenza dell’infezione sullo stato di salute della donna; di aver prescritto solo un antivirale in dosi non adeguate e di non avere provveduto a consigliare un tempestivo ricovero ospedaliero ove la paziente si sarebbe salvata se curata correttamente.
I due sanitari vengono condannati sia in primo che in secondo grado per omicidio colposo e, quindi, ricorrono in cassazione.
Esiste il nesso di causalità tra la condotta dei sanitari che hanno prestato cure inadeguate alla paziente e il decesso della stessa?
Con la sentenza n. 40703/16 arriva la risposta della Suprema Corte, secondo cui "in tema di responsabilità professionale medica, sussiste a carico del medico - ginecologo l'obbligo di seguire con diligenza la gravidanza delle pazienti che a lui si affidano, avendo egli il dovere di assicurare, attraverso i concordati controlli periodici, nonché interpretando e valorizzando le sintomatologie riferite, o comunque apprese, che la gravidanza possa giungere a compimento senza danni per la madre e per il nascituro".
La Corte di Cassazione, ha respinto il ricorso dei medici ritenendo sussistente sia un comportamento colposo dei sanitari sia il nesso di causalità tra le cure inadeguate prestate e il decesso della paziente.
Vengono tratti a giudizio lo specialista in ginecologia di fiducia e il medico di base della vittima, sanitari ai quali viene contestato di avere sottovalutato l’incidenza dell’infezione sullo stato di salute della donna; di aver prescritto solo un antivirale in dosi non adeguate e di non avere provveduto a consigliare un tempestivo ricovero ospedaliero ove la paziente si sarebbe salvata se curata correttamente.
I due sanitari vengono condannati sia in primo che in secondo grado per omicidio colposo e, quindi, ricorrono in cassazione.
Esiste il nesso di causalità tra la condotta dei sanitari che hanno prestato cure inadeguate alla paziente e il decesso della stessa?
Con la sentenza n. 40703/16 arriva la risposta della Suprema Corte, secondo cui "in tema di responsabilità professionale medica, sussiste a carico del medico - ginecologo l'obbligo di seguire con diligenza la gravidanza delle pazienti che a lui si affidano, avendo egli il dovere di assicurare, attraverso i concordati controlli periodici, nonché interpretando e valorizzando le sintomatologie riferite, o comunque apprese, che la gravidanza possa giungere a compimento senza danni per la madre e per il nascituro".
La Corte di Cassazione, ha respinto il ricorso dei medici ritenendo sussistente sia un comportamento colposo dei sanitari sia il nesso di causalità tra le cure inadeguate prestate e il decesso della paziente.
Articolo del: