Ricostruire il costruito
Osservazioni al disegno di legge in tema di contenimento del consumo del suolo e riuso del suolo edificato.
Il 12 maggio 2016 la Camera ha approvato il disegno di legge sul "Contenimento del consumo del suolo e riuso del suolo edificato"; ora il testo passa al Senato.
E’ un primo passo importante per la salvaguardia del paesaggio italiano (almeno di quello che resta nelle pianure), per il recupero del patrimonio esistente e la rivitalizzazione dei centri urbani minori. Diviene "principio fondamentale della materia del governo del territorio", la "priorità del riuso del suolo edificato esistente e della rigenerazione urbana rispetto all’ulteriore consumo di suolo inedificato". Più in dettaglio, l’articolo 4 dando priorità al riuso, prevede che le Regioni adottino "disposizioni per orientare l’iniziativa dei comuni alla rigenerazione urbana anche mediante l’individuazione, negli strumenti di pianificazione, delle aree già interessate da processi di edificazione, ma inutilizzate o suscettibili di rigenerazione, recupero, riqualificazione nonché di prioritaria utilizzazione ai fini edificatori, e per la localizzazione di nuovi insediamenti produttivi e infrastrutturali".
Si potrebbe fare di più e soprattutto più velocemente: l’iter della legge è iniziato con la sua presentazione il 3 febbraio 2014; i tempi per una tutela completa del territorio, con l’azzeramento del suo consumo, sono fissati in coerenza con quanto stabilito dalla Commissione europea, al 2050.
Tra trentaquattro anni, salvo proroghe, avendo a mente quanto successo in questi ultimi decenni, l’ambiente italiano potrebbe essere già irrimediabilmente devastato.
E’ significativo in ogni caso riscontrare una maggiore sensibilità verso i temi ambientali anche da parte dei legislatori, anche perché l’effetto è duplice. Alla salvaguardia dei terreni agricoli si affianca infatti la possibilità di ristrutturare (nel senso più ampio) gli edifici, divenendo economicamente appetibile il loro recupero. Per le città si parla di rigenerazione urbana, intendendo con ciò: "un insieme coordinato di interventi urbanistici e socio-economici nelle aree già urbanizzate, che comprende la riqualificazione dell’ambiente costruito, la riorganizzazione dell’assetto urbano attraverso il recupero o la realizzazione di opere di urbanizzazione, spazi verdi e servizi, il risanamento dell’ambiente urbano mediante la previsione di infrastrutture ecologiche finalizzate all’incremento della biodiversità nell’ambiente urbano".
Per l’edilizia si deve aprire una stagione nuova, nella quale la qualità architettonica dovrà essere centrale e non subalterna alle operazioni immobiliari.
La legge pone anche rimedio all’utilizzo "improprio" degli oneri concessori da parte degli Enti locali, che potevano essere tentati ad aumentare la capacità edificatoria del territorio per fare cassa (il legislatore è più brutale, testualmente: "lucrare l’importo dei contributi di costruzione"). In tal senso l’articolo 8 recita: "I proventi dei titoli abilitativi edilizi e delle sanzioni di cui all’articolo 5 della presente legge, nonché quelli delle sanzioni previste dal testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, sono destinati esclusivamente alla realizzazione delle opere di urbanizzazione primaria e secondaria, al risanamento di complessi edilizi compresi nei centri storici, a interventi di qualificazione dell’ambiente e del paesaggio, anche ai fini della messa in sicurezza delle aree esposte a rischio idrogeologico e sismico e della tutela e riqualificazione del patrimonio rurale pubblico attuati dai soggetti pubblici".
A noi architetti (e gli Ordini competenti devono farsi carico di valorizzare la ns. professione), deve spettare il compito di rendere migliore (e con ciò intendo anche più "bello" ed eticamente corretto), il mondo nel quale abitiamo, andando a riqualificare e/o sostituire quanto di "butto" e talvolta "inutile", poco funzionale e dagli alti costi di gestione costruito in passato, o non più rispondente alle nuove esigenze.
Ben vengano intensi dibattiti sul significato di "bellezza".
Costruire non è difficile ma è complesso. Ricostruire il costruito è una grande opportunità che richiede competenza tecnica e cultura. Combattiamo l’ignoranza in edilizia con il sapere tecnico unito all’arte, armandoci di cazzuola, dinamite ed un libro di poesia. Amiamo l’architettura ed il suo paesaggio.
E’ un primo passo importante per la salvaguardia del paesaggio italiano (almeno di quello che resta nelle pianure), per il recupero del patrimonio esistente e la rivitalizzazione dei centri urbani minori. Diviene "principio fondamentale della materia del governo del territorio", la "priorità del riuso del suolo edificato esistente e della rigenerazione urbana rispetto all’ulteriore consumo di suolo inedificato". Più in dettaglio, l’articolo 4 dando priorità al riuso, prevede che le Regioni adottino "disposizioni per orientare l’iniziativa dei comuni alla rigenerazione urbana anche mediante l’individuazione, negli strumenti di pianificazione, delle aree già interessate da processi di edificazione, ma inutilizzate o suscettibili di rigenerazione, recupero, riqualificazione nonché di prioritaria utilizzazione ai fini edificatori, e per la localizzazione di nuovi insediamenti produttivi e infrastrutturali".
Si potrebbe fare di più e soprattutto più velocemente: l’iter della legge è iniziato con la sua presentazione il 3 febbraio 2014; i tempi per una tutela completa del territorio, con l’azzeramento del suo consumo, sono fissati in coerenza con quanto stabilito dalla Commissione europea, al 2050.
Tra trentaquattro anni, salvo proroghe, avendo a mente quanto successo in questi ultimi decenni, l’ambiente italiano potrebbe essere già irrimediabilmente devastato.
E’ significativo in ogni caso riscontrare una maggiore sensibilità verso i temi ambientali anche da parte dei legislatori, anche perché l’effetto è duplice. Alla salvaguardia dei terreni agricoli si affianca infatti la possibilità di ristrutturare (nel senso più ampio) gli edifici, divenendo economicamente appetibile il loro recupero. Per le città si parla di rigenerazione urbana, intendendo con ciò: "un insieme coordinato di interventi urbanistici e socio-economici nelle aree già urbanizzate, che comprende la riqualificazione dell’ambiente costruito, la riorganizzazione dell’assetto urbano attraverso il recupero o la realizzazione di opere di urbanizzazione, spazi verdi e servizi, il risanamento dell’ambiente urbano mediante la previsione di infrastrutture ecologiche finalizzate all’incremento della biodiversità nell’ambiente urbano".
Per l’edilizia si deve aprire una stagione nuova, nella quale la qualità architettonica dovrà essere centrale e non subalterna alle operazioni immobiliari.
La legge pone anche rimedio all’utilizzo "improprio" degli oneri concessori da parte degli Enti locali, che potevano essere tentati ad aumentare la capacità edificatoria del territorio per fare cassa (il legislatore è più brutale, testualmente: "lucrare l’importo dei contributi di costruzione"). In tal senso l’articolo 8 recita: "I proventi dei titoli abilitativi edilizi e delle sanzioni di cui all’articolo 5 della presente legge, nonché quelli delle sanzioni previste dal testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, sono destinati esclusivamente alla realizzazione delle opere di urbanizzazione primaria e secondaria, al risanamento di complessi edilizi compresi nei centri storici, a interventi di qualificazione dell’ambiente e del paesaggio, anche ai fini della messa in sicurezza delle aree esposte a rischio idrogeologico e sismico e della tutela e riqualificazione del patrimonio rurale pubblico attuati dai soggetti pubblici".
A noi architetti (e gli Ordini competenti devono farsi carico di valorizzare la ns. professione), deve spettare il compito di rendere migliore (e con ciò intendo anche più "bello" ed eticamente corretto), il mondo nel quale abitiamo, andando a riqualificare e/o sostituire quanto di "butto" e talvolta "inutile", poco funzionale e dagli alti costi di gestione costruito in passato, o non più rispondente alle nuove esigenze.
Ben vengano intensi dibattiti sul significato di "bellezza".
Costruire non è difficile ma è complesso. Ricostruire il costruito è una grande opportunità che richiede competenza tecnica e cultura. Combattiamo l’ignoranza in edilizia con il sapere tecnico unito all’arte, armandoci di cazzuola, dinamite ed un libro di poesia. Amiamo l’architettura ed il suo paesaggio.
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