Ritorno alla lira? Niente paura

Mettiamo che un venerdì sera, a mercati chiusi, il governo italiano decida di voler tornare ad adottare la Lira (potrebbe chiamarsi in altri cento modi ma per il nostro esempio preferiamo essere tradizionalisti o nostalgici, a scelta).
Mettiamo che per eccesso di fiducia nei governanti, voi non vi foste premurati di esportare, legalmente o illegalmente, i vostri Euro all’estero.
Mettiamo pure che il vostro consulente finanziario di fiducia vi abbia invece consigliato di investire in strumenti finanziari regolati dal diritto estero, per esempio fondi comuni lussemburghesi; se così fosse allora non avete nulla da temere perché qualunque ipotesi di legge nazionale che andasse nel senso di ridenominazione della valuta europea in Lire non esplicherebbe i suoi effetti su strumenti ricadenti sotto la giurisdizione di uno stato estero, come appunto accade per i fondi lussemburghesi molto presenti nei portafogli dei risparmiatori italiani. Il fatto che siano denominati in Euro o altre valute, che investano in titoli italiani (fossero anche BTP!) e che siano distribuiti nel nostro paese da enti di diritto italiano (leggi banche, assicurazioni, sgr, ecc...) nulla ha a che fare con la potestà del nostro stato rispetto a quella di giurisdizione estera dei detti strumenti che in questo caso è sovrana.
Diverso il caso dei conti in valuta estera che molto interesse riscuotono ultimamente da parte di qualche risparmiatore preoccupato: se il conto è aperto in Italia non c’è certezza riguardo ad un provvedimento straordinario di trasformazione forzosa dell’importo in valuta al cambio in Lire prefissato dalla nuova normativa; in questo caso meglio aprire un conto all’estero, magari in un paese membro della Comunità Europea, visto che in molti casi lo si può fare comodamente anche da casa.