Self coaching


Esercizi mirati, metodi tratti da libri, reti di mutuo aiuto. Possono essere una valida alternativa al supporto professionale.
Self coaching
Qui si parla di coaching fai-da-te. Una scelta di libertà, di valorizzazione della propria tenacia, di esplorazione di possibilità anche remote nella cultura o nello spazio. Da fare tanto in ambito professionale quanto in ambito life.

Per ottenere risultati il coachee chiede normalmente al suo coach:
- di essere aiutato a definire correttamente l’obiettivo
- di essere guidato attraverso un metodo
- e di venire indirizzato a fare gli esercizi giusti.

Queste cose si possono ottenere anche altrove, se per qualsiasi motivo non si ha il tempo, la possibilità di pianificare o di disporre di continuità, o la possibilità logistica, o la fiducia per ricorrere ad un coach.
Ad esempio si possono ricevere da:

- gruppi di mutuo aiuto, come quelli per mamme in attesa, o expat che condividono una destinazione
- libri o manuali, e ce ne sono di ottimi, che aiutano anche a gestire l’agenda e a differenziare i livelli di priorità
- un mentore, ovvero una persona a cui riconoscere seniority e capacità di guidarci con l'esempio e le domande: per esempio un collega esperto, un ex atleta
- siti in cui trovare test, esercizi, immagini evocative, metafore: per analizzarsi e quindi capire in che cosa consiste il blocco che rende difficile procedere; e per mettersi alla prova, tentando di "fare" in una situazione meno difficile di quella reale
- best practices, storie vere o verosimili che possono insegnare come percorrere una strada interessante, come aggirare un ostacolo, come guardare con occhi nuovi una situazione nota.

La parte più difficile per chi opta per il self coaching è mantenere la tensione, la direzione, la costanza nello sforzo.

Spesso il self coaching è la Fase 2 di un processo avviato da un coach professionista: per molti coach è una scelta a priori, di principio, quella di avviare nel coachee un inizio di cambiamento, solo un inizio. E dopo al massimo 4 o 5 incontri affidarlo al suo autosviluppo.

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Articolo del:


di Cristina Volpi

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