Società e scuola ai tempi del Coronavirus: relazioni senza corpo


Per riuscire a stare bene a casa è necessario decomprimere i fattori di stress psicologico e soprattutto organizzarsi col costrutto "gestione tempo"
Società e scuola ai tempi del Coronavirus: relazioni senza corpo

 

"Mi piace ascoltare. No, non le parole. Mi piace ascoltare gli sguardi e i gesti. Mi piace ascoltare l'anima delle persone". La mia riflessione parte da questa frase molto significativa per me.

 

 

Intendo soffermarmi sul respiro quale cordone ombelicale con la vita e con l'altro. Rappresenta lo scambio tra l'ambiente esterno e l'ambiente interno. Il respiro è anche la necessità del contatto e della relazione. Ed in   questo periodo la relazione cambia lasciando spazio ad un  nuovo io "l'io fenomenico come parte del NOI". Allo stesso tempo ci viene offerta l'opportunità di  respirare in maniera diversa... con maggiore attenzione.

Mettiti in posizione comoda, fai un respiro lento e profondo, rilassati e mentre resti col tuo respiro riferisci a te stesso: "Come sarebbe il mondo se fossi in grado di contenere il mio disagio? Che cosa sarebbe la mia vita se io fossi in grado di dire a me stesso, ecco sono giunto in un luogo dove c'è silenzio, ascolto e spazio interiore?"

Il passaggio dalla frenesia quotidiana, protesi verso una miriade di attività "malati di accelerazione", assillati dall'idea di "...sprecare tempo", all'"occasione di fermarci" che non ci è mai stata offerta.

Sembriamo oggi sempre più incapaci di vivere il tempo dell'ozio, della riflessione, dell'essere in intimità con noi stessi e con gli altri, quasi, nel sentirci in colpa nell'oziare.
L'azione convulsiva e coatta, l'impegno senza sosta, non sono un buon utilizzo del tempo. Si tratta di fuggire alla condizione di non accettazione di Sè stessi, per sottrarsi al timore di un proprio vuoto interiore. Impegnati in mille faccende, sempre pronti a rincorrere qualcosa o qualcuno, con l'orologio al polso e l'agenda piena. Lo slogan dei nuovi leader in ambito lavorativo è "Non sprecare TEMPO...occhio alla produzione!". A forza di produrre e di correre non si vede più l'altro, ma nemmeno noi stessi.

A tal proposito, a mio avviso, è fondamentale una ristrutturazione cognitiva al fine di riuscire a gestire il proprio tempo e l'opportunità di domandarci tutto. "Dove sto andando? Come mi sento? Chi sono?".

L'ozio attivo o creativo è una necessità esistenziale della specie umana. Occorre fermarsi per ritrovarsi, entrando in contatto profondo con il proprio Sè. Basti pensare che quando si intraprende un viaggio terapeutico ci si ferma, per poi ripartire in maniera differente e non si é più gli stessi di prima, perché avviene una evoluzione interiore.

Ai tempi del coronavirus ogni consuetudine e ogni azione sembrano dipendere da un tocco digitale per rimanere in vita. Da un punto di vista antropologico stiamo assistendo forse alla nascita di un nuovo modello di uomo, diverso dall'Homo Sapiens. Le trasformazioni che stiamo vivendo, a livello psicologico e sociale, sono profonde e ci dobbiamo chiedere verso quale direzione ci stanno portando. "Siamo consapevoli delle mutazioni che stiamo vivendo, conosciamo i pro e i contro della vita davanti allo schermo?".

I cambiamenti in atto riguardano la distanza interpersonale e la gestione del tempo. Il fattore tempo capovolge ogni ordine al quale da sempre siamo stati abituati. Infatti, esso si può classificare in:

- tempo di mantenimento (benessere fisico, mangiare e dormire)

- tempo lavorativo (ore nel luogo di lavoro)

- tempo libero (quello che rimane da usare a proprio piacere).

In questo periodo la percezione probabilmente che si prova è "Tempo da riempire" ma l'opportunità sta nell' "organizzare le azioni giuste" per rendere efficace/efficiente il proprio tempo. Gli schemi cognitivi sono smarriti su tutti i livelli (casa, lavoro, sport, vita sociale...).

La cosa affascinante è proprio l'esplorazione misteriosa della CORPOREITA' che si pone come obiettivo di base quello di riconnettere le parti dell'esistere. E' utile chiedersi: "In riferimento a ciò che dici, com'è nel tuo corpo tutto questo?".

Non dobbiamo scordarci che un CORPO FERMO ne sente gli effetti anche sul piano mentale. "Ogni esperienza vissuta si struttura nel corpo del soggetto così come si struttura nella sua mente" (A.Lowen).

L'area che mi sta profondamente a cuore e forse la più coinvolta in termini di cambiamento sociale, è la SCUOLA.
Enucleando i punti essenziali della mia attività come libera professionista, tra svariati casi da seguire all'interno del mio studio e le mie prestazioni negli istituti scolastici, sia come psicologa che formatrice, fanno sì che riaccendere i riflettori sul ruolo degli insegnanti nel promuovere l'educazione inclusiva, o che sappia migliorare la qualità della didattica per tutti gli alunni, non è affatto facile e a "distanza" ulteriormente.

Per me è stata fonte di dispiacere dover interrompere inaspettatamente lo SPORTELLO DI ASCOLTO cominciato ad ottobre 2019. Cresceva l'empatia, la fiducia tra me e i genitori, tra me e i bambini/ragazzi, tra me e gli insegnanti quasi a formare un grande puzzle che pian piano assumeva la sua forma. E' a tutti questi attori che rivolgo il mio scritto.

Ripenso a chi già deve fare i conti col proprio disagio e poi fronteggiare al covid-19 e a tutti i problemi che ne scaturiscono. Infatti, laddove la sofferenza psichica è già presente, esacerbarlo diventa più facile in condizione d'isolamento, come quelle imposte da quarantena. C'è poi il dolore di chi, fulmineamente, si vede privato del lavoro, costretto in spazi domestici limitati, senza via di uscita. Ed ancora la situazione inconsueta di chi si vede a lavorare 8 ore in modalità smartworking in casa, privato dei comfort dell'ufficio, convivendo coi conflitti già esistenti, col coniuge e/o col figlio e riposizionare, ora, ognuno il proprio ruolo coabitando tutti insieme e magari con le stesse esigenze come quelle dell'utilizzo contemporaneo del computer (il genitore per uso lavorativo, il figlio per uso scolastico).

Per riuscire a stare bene a casa, è necessario decomprimere i fattori di stress psicologico e soprattutto organizzarsi col costrutto "gestione tempo".

L'ambiente scolastico in cui il bambino trascorre gran parte del tempo, è un processo virtuoso per la sua crescita affettivo-emotiva. La scuola focalizzata come "spazio fisico" diviene improvvisamente "distanza imposta", un insieme di tecnologie dell’apprendere da ritemprare nella camera della propria casa.
Quelle stesse tecnologie che fino a pochi giorni fa si cercava di tenere a debita distanza e spesso se ne parlava in termini negativi organizzando convegni e seminari ad ogni livello. Oggi diviene una improrogabile necessità, sia per la scuola stessa, sia per le famiglie fonte di unico strumento di compagnia relazionale per bambini e ragazzi.

Quali conseguenze disagevoli sta riscontrando la scuola dopo la chiusura a causa della diffusione del Coronavirus? Ogni trasformazione sociale passa attraverso un cambiamento individuale, e ogni cambiamento individuale è un atto sociale. Abbiamo ancora un'impostazione scolastica che pone al centro della propria didattica la parte di programma disciplinare, mentre l'attenzione agli aspetti emotivi dello studente è uno dei punti chiave della didattica inclusiva. Fondamentalmente la sfera
emotiva è il grado più elevato di capacità e competenza meta-cognitiva che ogni persona deve gestire nella propria quotidianità.
A causa della variabile sociale covid-19, lo studente vive l'interazione di più fattori sia individuali che ambientali e si esprime in una grande varietà di situazioni problematiche che espongono lo studente al rischio di disaffezione alla scuola.

Tra le possibili forme del disagio, a mio avviso, in questo periodo straordinario troviamo:

- Difficoltà di apprendimento / flessioni del rendimento: i soggetti in questione manifestano spesso una discrepanza tra il potenziale cognitivo stimato e le modalità di funzionamento a livello di apprendimento scolastico;

- Difficoltà relazionali / emozionali: si evidenziano attraverso reazioni emotive eccessive (sia in positivo che in negativo), ansia;

- Apatia: si esprime tramite immobilità o riduzione dell'attività, mancanza di curiosità e di interessi, tendenza ad isolarsi, stanchezza generalizzata. Questi aspetti vanno a influenzarsi reciprocamente e si intersecano alle variabili di partenza andando a determinare una situazione di circolarità che acuisce il vissuto di disagio del bambino/ragazzo.

Come vivono i bambini questo cambiamento? Il cervello di ogni bambino si "calibra" per affrontare le sfide del suo particolare ambiente. A loro è stato chiesto di limitare i propri bisogni come quello di giocare all'aperto, di non praticare sport (fino a ieri concesso), di seguire una didattica a distanza, con ritmi e mole di compiti non sempre sostenibili, tra mille ostacoli non ultimi quelli digitali.

Chi sta soffrendo di più per tutto questo sono i bambini. Non possono uscire, non possono andare a scuola, non possono vedere i nonni, non possono vedere gli amici, non possono praticare sport. E' probabile che siamo di fronte al più maestoso e celere processo di innovazione che il sistema scolastico deve affrontare, mettendo a confronto in questo "incontro relazionale virtuale" da una parte i così detti nativi digitali (studenti) e dall'altra i docenti.

Un esempio interessante è quello della "Flipped classroom” o classe capovolta in cui lo studente apprende in maniera autonoma e sperimenta così una didattica personalizzata che valorizza l’attenzione al singolo (anni fa feci formazione ai docenti su questo tema). Si insegna non solo con il libro in mano, ma con il proprio corpo e la propria anima. Questo gli insegnanti lo sanno bene. Ma al tempo del Coronavirus, a loro è stata consegnata una grande sfida: tentare di emozionare, di coinvolgere, di rimanere “connessi” tramite uno schermo.

Questo interscambio di immagini è determinato da fattori di vicinanza o di lontananza spaziale ed emozionale. Vivere "a contatto di gomito" o "sotto l'influsso di.." significa infatti assumere certi tratti. Per il bambino muovere il proprio corpo significa pro-tendersi, tramite esso, verso le cose, significa lasciarlo rispondere alla loro sollecitazione che si esercita senza alcuna rappresentazione. Perché possa muovere il suo corpo verso un oggetto, è necessario che l'oggetto esista come sollecitazione o come risposta a un bisogno del suo corpo, e che quindi questi appartenga al vissuto soggettivo che consente l'esperienza del proprio corpo nel mondo.

L'abitudine è un sapere che si affida solo allo spazio corporeo, dilatando e facilitando le sue possibilità di abitare il mondo. I movimenti del corpo non sono dettati dal pensiero, ma dalla velocità che vuole esprimere. Esprimendole il corpo diventa mediatore di un mondo.

Il nostro corpo non è solo uno spazio espressivo come del resto tutti i corpi, ma è ciò che rivela attraverso i sensi che, proiettati all'esterno in un tempo e in un luogo, si mettono a esistere come cose. Tuttavia a decidere il suo grado di vitalità non sono i sensi, ma il suo interesse per il mondo. Noi che abitiamo un corpo, possiamo avere il mondo solo se facciamo del nostro corpo il veicolo nel mondo. Lo spazio corporeo porta con sè la traccia di sentimenti personali, di bisogni sociali e di elementi emotivi. Distinguiamo due percezioni spaziali: dinamica, dà l'immagine del mondo su un dato percorso; statica, che permette da fermo di costruire intorno a sè dei cerchi successivi. L'azione è la caratteristica predominante dello spazio corporeo, ma affinché sia efficace oltre alla percezione dello spazio attuale, è necessaria la percezione dello spazio virtuale, a cui la persona indirizza i suoi gesti perché, possano avere un senso ed una direzione.

L'azione inoltre, è sempre preceduta dalla scelta di avvicinarsi o allontanarsi dagli oggetti. Dalla posizione che inevitabilmente il mio corpo occupa, una metà degli oggetti è vicina, l'altra lontana. Quindi prende il nome di spazio esistenziale attraversato da desiderio e rinuncia, da un tempo che mi separa o da un tempo che mi avvicina alle cose.

E' il boom delle piattaforme on-line per attivare forme di didattica a distanza, si ricercano quelle più stupefacenti, innovative ed è cosi che centinaia di istituti scolastici si stanno organizzando, divenendo, a mio avviso, una sorta di competizione nel primeggiare tra una scuola e l'altra la piattaforma più all'avanguardia, in questo tempo di forte richiesta della tecnologia. A questo punto mi chiedo: "Nel qui ed ora dunque qual é il bisogno primario della nostra scuola?". 1. Un primo aspetto è la strabiliante piattaforma; 2. Il secondo è l'aspetto emotivo cioè "come" si sentono gli studenti "cosa" provano?.
Di conseguenza "In quale direzione si stanno muovendo gli insegnanti?" . Probabilmente alcuni hanno maggiore empatia con la tecnologia e perciò amano sperimentare nuove metodologie di lavoro, altri meno e probabilmente vivono maggiori difficoltà.

A prescindere da ciò, ponendo sulla bilancia i due aspetti, io credo, che la loro attenzione si concentri troppo sul primo, piuttosto che sulle emozioni che sentono i bambini/ragazzi in questi giorni (smarrimento, paura, ansia, tristezza, inconsapevolezza, gioia, interesse, euforia ecc..).

Secondo i presupposti ROGERSIANI è fondamentale ora mettere in atto l'ascolto attivo affinché bambini o adolescenti si sentano accolti. Ed è qui che si cala il ruolo dell'"insegnante/guida" per costruire un'azione di fiducia e di autenticità che come approccio educativo si appresta a fare un lavoro di problem solving emotivo: coincide con il prendere contatto con le emozioni e i comportamenti che sono fonte di disagio, per poi valutare in un secondo momento la costruzione creativa di possibili alternative.

In questo modo bambini/adolescenti trovano nell'insegnante la risposta alla loro richiesta di direzionalità. Infatti, attraverso la direzionalità intendiamo ottenere obiettivi decisionali: "Non stai andando molto bene a scuola, che cosa possiamo provare a fare assieme?; Che obiettivo ci possiamo dare?" Altra domanda che l'insegnante può porre è: "Quali sono state le tentate soluzioni al problema?" o "Questo bambino/adolescente quali abilità di coping sviluppa cioè capacità di affrontare una difficoltà?".

Il mio auspicio è, che ogni insegnante sappia essere assertivo al punto da saper parlare al cuore di tutti, affinché la somma di tanti "io" si trasformi in "noi" e nessuno studente sia lasciato da parte.

"L'educazione è un'invenzione umana che conduce colui che apprende al di là del puro apprendimento", poiché imparare non è "immagazzinare qualcosa, ma ricostruire questo qualcosa in modo differente" (Bruner).

La rete genitoriale ora più che mai occorra che faccia sentire il sostegno attraverso 4 suggerimenti:

a. Ridefinire le attribuzioni dei comportamenti dei figli;

b. Riconoscere che il loro comportamento, cioè della famiglia, influenza quello del figlio;

c. Rendere i genitori consapevoli che l'incoerenza e l'ambivalenza possono essere dannose nel processo educativo,

d. L'apprendimento avviene prevalentemente attraverso il modellamento.

Resta inteso che, qualora i genitori da soli, non dovessero riuscire a sostenere questo carico, possano chiedere aiuto allo psicologo. Soffermandoci sull'età adolescenziale viene spontaneo chiederci: "Che cosa si intende con essere in contatto con l'altro?". Il primo aspetto che lega l'adolescente al suo cellulare è la possibilità di essere sempre in contatto con gli altri. E' un'esigenza particolarmente vitale per lui nel sapere che c'è qualcuno dall'altra parte dello schermo, è per l'adolescente un bisogno profondo, sapere che c'è qualcuno a cui poter inviare messaggi a qualsiasi ora, sentire che qualcuno risponde e si è cercati, appartenere ad un gruppo, sono esperienze importanti per il Sè in formazione.

Ci troviamo in questo periodo dinanzi a un nuovo tipo di relazioni "RELAZIONI SENZA CORPO" che se da una parte, permettono di scoprire e di aprirsi all'altro senza l'imbarazzo del corpo, le relazioni vengono considerate dai ragazzi come qualcosa di autentico, di vero e di affettivo; dall'altra parte, con le relazioni senza corpo si omette il corpo lo "spazio fisico" e si tende a modificare certi atteggiamenti e quindi accentuare certi aspetti del modello postulare del proprio corpo, secondo una Gestaltung: una costruzione che si modifica a seconda delle modificazioni che subisce la nostra vita di relazione. Siamo soliti pensare alla misura delle interazioni attraverso la "distanza fisica" nell'incontro faccia-a-faccia, invece l'incontro sui social network può essere regolato nella sua intensità con una vasta gamma di azioni. Sherry Turkle, sottolinea la misura in cui le interazioni online permettono di tenere gli altri non troppo vicino, non troppo lontano, alla "giusta distanza".

La reputazione online è un concetto nuovo che spesso viene ancora sottovalutato dall'adolescente, occorre maggiore consapevolezza nel momento in cui si condividono contenuti che in fondo riguardano la persona. Spesso l'illusione data dalla virtualità delle nostre azioni online ci spinge a condividere pezzi della nostra vita con estrema leggerezza, senza pensare all'influenza che possono avere sulla nostra reputazione attuale e futura. In seguito al periodo in standby dovuto all'esplosione del covid-19 e decreti ministeriali mi sono fermata con il mio lavoro a scuola (come già detto). Solo da qualche giorno ho ripreso lo sportello di ascolto in modalità virtuale (colloqui in videochiamata). Alcuni sono stati interessanti per le modalità di problem solving, da parte di tutti gli attori coinvolti nel sistema scolastico. Vediamoli per categorie e riporto qui di seguito in forma anonima, abbinando dei codici miei interni per distinguerle.

Ecco alcune risposte previa autorizzazione.

MAMMA n° 1 - Buongiorno dott.ssa Gagliano felice della ripresa dello sportello psicologico che devo ammettere mi è mancato. La situazione a casa è stata turbolenta solo ora sono leggermente più tranquilla. A casa stiamo vivendo la quarantena nel vero senso della parola, in quanto mio marito sul luogo di lavoro, è stato informato che un suo collega era risultato positivo al coronavirus, di conseguenza mio marito è stato in quarantena qui a casa per 15 giorni. Ovviamente abbiamo vissuto questo periodo con l'ansia e la paura, così su consigli del medico di base, abbiamo cercato di dividere la casa in due zone differenti. La camera dove è stato sempre lui e nella restante parte dell'abitazione: cucina, cameretta dei bambini e purtroppo il bagno in comune. Ogni qualvolta usufruivamo del bagno si lavava e si sterilizzava tutto, al fine di ISOLARE mio marito nel caso in cui ci fosse stato qualche problema riguardo alla plausibilità del contagio. E' giunta l'ora che posso asserire di aver cessato la quarantena, mi sento più sollevata, ma non nego che in quei giorni sono stata molto in ANSIA e CONCENTRATA allo stesso tempo, poiché temevo potesse capitare qualsiasi cosa, il mio pensiero primario era tutelare i bambini. Mentalmente ho dovuto fingere che mio marito non ci fosse nell'appartamento non potendo contare sul suo aiuto nella gestione dello stesso. La divisione è avvenuta tramite lo stendino dei panni. I nostri figli sapevano che oltre quello stendino non potevano affacciarsi pur sapendo che il padre era presente in casa 24 h.su24. Tutti i giorni gli auguravano: il buongiorno al mattino, buon appetito a pranzo. Talvolta hanno portato i vassoi con la pietanza lasciandolo sopra lo stendino e il papà da solo lo prendeva e lo portava nella camera dove risiedeva. Ovviamente appena si terminava di mangiare io ero pronta a pulire e disinfettare tutto. I bambini sono stati straordinari, a partire dal piccolo. Hanno compreso alla lettera quel che stava accadendo e non hanno chiesto in nessun modo di andare dal padre, anzi dicevano che desideravano abbracciarlo o cercavano la sua presenza a tavola durante i pasti, ma sono stati diligenti a tal punto da meravigliarmi io stessa. Tra l'altro sapevano di dover rimanere nello spazio a me e loro designato e cioè entro e non oltre lo stendino (mezzo di divisione). Io mi stupisco sempre di più della capacità di apprendimento dei bambini ed è il caso davvero D'IMPARARE ANCHE DAI MIEI FIGLI. Per quanto concerne il resto, forse sono stata un pò costretta ad annullare quelle situazioni scomode che vi erano prima; ovvero, situazioni in cui mi irritavo per qualsiasi loro capriccio. Ho cercato in tutti i modi di essere il più tranquilla possibile e di far stare tranquilli i miei figli. Stranamente non ci sono fattori stressanti. E' pur vero che è stata dura vivere con mio marito isolato nella camera, infatti, sentivo dentro di me, un FRULLATO DI EMOZIONI, UN CONCENTRATO DI PAURE E ALTRE SENSAZIONI DIFFERENTI ALLO STESSO TEMPO. Si può affermare che è proseguito tutto per il verso giusto, mio marito non ha avuto sintomi legati al coronavirus e fino ad oggi noi e altri componenti della famiglia stiamo tutti in buona salute. Da questa esperienza ne esco sicuramente rafforzata e resto fortemente colpita dall'atteggiamento dei bambini, hanno saputo condire il momento burrascoso con estrema responsabilità, nonostante la tenera età, ed adorabilità. Anzi mi sono persino sentita supportata dalla loro positività. E' anche vero che li ho coinvolti, ma sono stati bravi, hanno persino giocato per conto loro, hanno guardato il cartone preferito alla tv, ed abbiamo variato con svariate attività tra le quali qualche lavoretto per la festa del papà, imparare le poesie assegnate dalle maestre. Finalmente abbiamo reinserito mio marito nella quotidianità, non riesco ancora a crederci ma ciò che si sente dire costantemente sui mass-media è accaduto a me, è accaduto a noi. L'aspetto più gratificante è poter dire NOI CE L'ABBIAMO FATTA. Spero che la mia testimonianza possa essere di AIUTO per i tanti che si sentono smarriti, impauriti e ansiosi. Non bisogna assolutamente abbattersi.

MAMMA n° 2 - La trasformazione che la scuola ha subito da presenza a virtuale, mi sento di dire che nel corso dei primi giorni mia figlia seguiva con piacere le storie, le letture, i disegni e le poesie della maestra. Attualmente è visibilmente stanca, mi dice spesso: "Mamma sono triste". La mattina appena si sveglia mi chiede: "La malattia è cessata si può uscire?". E' doloroso per me non poter fare niente per lei. Per di più c'è anche la preoccupazione per il lavoro visto che il paese si è fermato da un mese. Ma io e mio marito per nostra figlia dobbiamo mostrarci forti. Credo, comunque, che questo periodo vissuto in questa modalità, sarà per molti di noi indice di insegnamento. Ci farà apprezzare ulteriormente la nostra "semplice vita". Occorre puntare in alto, ma continuando a rivalutare tutto quel ci è stato già donato dalla vita.

MAMMA n° 3 - La sensazione di stanchezza purtroppo è una cosa riscontrata in tutti i bambini...che si sta trasformando in apatia. Anche Francesca mi dice: "Mamma era bello uscire a fare le passeggiate...". Non so più come coinvolgerla anche perché a volte anche noi genitori siamo stanchi di questa situazione. Sono felice della ripresa dello sportello da lei condotto dottoressa, questo mi risolleva il morale.

MAMMA n° 4 - Tenere i figli rinchiusi in casa e non per nostra volontà è faticoso, ogni giorno al risveglio: "Mamma è andato via il coronavirus? Posso tornare all'asilo dai miei amichetti e dalle mie maestre?", continuando mi chiede: "Mamma riflettevo che se ha una corona non è cattivo, la corona la portano i Re, le principesse, i principi, perché tutti dicono che fa male e dobbiamo stare in casa?" Ed io devo cercare di farglielo capire...Cerco di sfogarmi in cucina perché aiuta, ma fino ad un certo punto, poi sento l'esigenza di parlare con chi, come lei dottoressa, sa dire ogni parola giusta al momento giusto. Grazie.

MAMMA E PAPA' n° 5 - Il bambino dinanzi alla finestra con un giocattolo che simula il registratore di cassa. Il padre va sul balcone si affaccia alla finestra e chiede il caffè alla moglie pronta nel fare il caffé alla macchinetta (scena come se fosse all'interno di un bar). Il papà sorridente si appresta a bere il caffè due chiacchiere con la moglie e il figlio e subito dopo si appresta a pagare al bambino con la moneta da un euro e questi emette scontrino. In questo modo il bambino si diverte e complimenti ai genitori che hanno saputo re-inventarsi in un momento di crisi utilizzando la sfera creativa. Complimenti!

INSEGNANTE n° A - I bambini coi nostri contatti quotidiani trovano incoraggiamento nell'applicarsi in attività grafiche, ludiche e canore. Stando fuori dal contesto scolastico hanno bisogno di maggior stimolo per riportare a casa ciò che facciamo a scuola. Noi supportiamo le famiglie perché passino del tempo in "compagnia". Distanti....ma vicini.

INSEGNANTE n° B - Dottoressa, personalmente non ho difficoltà nel continuare a operare utilizzando gli strumenti multimediali, con i bambini e genitori ci sentiamo spesso con messaggi e videochiamate. Organizziamo lezione utilizzando la didattica a distanza. I genitori ci inviano i loro elaborati e foto. Chiedono consigli su attività pratiche da svolgere. Cerchiamo in tutti i modi di non lasciarli soli. Però mi manca proprio il contatto fisico, Anch'io ho bisogno delle loro coccole. Aggiungo che guardando i video dei bambini in alcune attività spontanee, mi sembra di guardarmi allo specchio, SONO IO. Lo stesso modo di parlare di gesticolare e anche quando leggono i libri lo fanno utilizzando la stessa strategia: dapprima leggo io, successivamente mostro il libro e lo faccio mostrandolo da sinistra verso destra. Mi sono accorta che gesticolo molto.

ADOLESCENTE - Di questa quarantena mi mancano i miei cavalli, loro erano parte integrante della mia giornata, mi facevano sempre sorridere. Mi manca stare in sella al mio cavallo e poter toccare il cielo con un dito; mi manca anche la mia piccola puledra di un anno che mi rende felice. Mi manca anche molto fare le gare... In più il 23 marzo è morta la mia gatta di 16 anni facente parte della mia famiglia ancor prima della mia nascita, mi manca davvero tantissimo. Tutto il resto come passeggiare sul corso della città, andare al centro commerciale, lo shopping non mi mancano. Non sono una persona alla quale piace uscire in giro, infatti, manco dal centro dalla scorsa estate e non ne sento la necessità. Sono un'adolescente molto diversa dalla massa, mi piace la vita di campagna in mezzo agli animali. Molte persone a sentire queste cose mi credono pazza, ma ripeto le uniche cose che mi mancano sono il cavallo e la puledra. Mi ritengo fortunata, perché ho la casa con un gigante giardino e dietro casa mia c'è una distesa verde di campagna dove sola o con papà vado a camminare, pertanto da questo punto di vista è come se non fossi in quarantena.

BAMBINO - Soffro la mancanza dei miei amichetti ma quando la vita era "normale" soffrivo di più... Mio padre lavora fuori e il tempo che poteva dedicarmi era contato, ne soffrivo molto. Da quando papà è rientrato a casa per questa quarantena, ogni giorno mi ritrovo a giocare con papà; è bellissimo perché il virus mi ha riportato mio padre e io lo ringrazio, quindi, sono felice.

Ogni cambiamento, ogni percorso di crescita psicologica e spirituale esige un prezzo da pagare e la rinuncia a qualcosa che non sarà più come prima. Ogni reale cambiamento esige la rinuncia alla sicurezza derivante da abitudini e modi di vivere consolidati e protettivi. Il cambiamento è spaesamento, è lasciarsi alle spalle improponibili certezze per avventurarsi con coraggio, talora anche in presenza di uno stato di profondo malessere, alla volta di un futuro aleatorio, fuggevole, possibilista e sconosciuto. La relazione di aiuto mette la persona sofferente di fronte alla prospettiva di indagare il problema che crea impasse attraverso l'esplorazione creativa di ulteriori possibilità.

Da questa esperienza forte che ci vede coinvolti tutti assieme, ritengo inevitabile che ogni persona non sperimenti dentro di Sè un "cambiamento".

Mi auguro che quando tutto sarà cessato, ognuno doni al mondo ciò che ha imparato e che vi entri più vero e responsabile, apprezzando le cose semplici. Auspico che sperimenti soprattutto il tempo per Sè come lo stiamo vivendo ora perché senza il tempo lento, semplice e dilatato nessuna persona al mondo può ri-scoprirsi ed essere consapevole delle proprie risorse. Desidero che si dia importanza alla relazione interpersonale, al fine di donarsi all'altro in maniera vera e profonda.

Concludo col dire: "Facciamo in modo che le nostre case diventino tane curate, amate e non luoghi di passaggio".

Vi lascio con delle LINEE GUIDA per migliorare il vostro benessere:
E' nei momenti di fragilità, nella difficoltà che hai trovato i tuoi PUNTI DI FORZA. Accogli nel tuo corpo la dignità della tua presenza. Immagina la parte migliore di te stesso che intendi condividere e donare.
1. Scrivi una considerazione predittiva a lieto fine in merito a una vicenda vissuta con difficoltà. Disegna il cambiamento profetizzato.
2. La ricerca di nuove prospettive di senso "So che non posso cambiare il corso degli eventi, ma cambio il mio modo di valutarli e attribuire loro importanza".
3. Le procedure di ristrutturazione sensoriale attraverso le quali cambi il tuo modo di rappresentarti le situazioni/problema a livello sensoriale, visivo e corporeo.
4. Impara a percepire l'energia delle tue emozioni e la loro influenza sul tuo corpo.

Guarda questo breve video per maggiori dettagli e se hai domande CONTATTAMI!

 

 

IO TI HO FORNITO DELLE PREZIOSE INDICAZIONI, ADESSO TOCCA A TE E A "COME" SCEGLI DI NUTRIRTI. TALE MODO DI PROCEDURE TI AIUTERA' A SCEGLIERE LA MODALITA' PIU' APPROPRIATA DI REAGIRE, DI MENTALIZZARE E VIVERE NEL CORPO EMOZIONI CONNESSE CON IL Sè SPIRITUALE!
Resto a disposizione per eventuali aiuti attraverso la videochiamata 3934482694 tu intanto compila il form del portale, il primo colloquio on-line è gratuito.

 

Articolo del:


di Dott.ssa Aurelia Gagliano

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