SPREAD BTP-BUND: perché è peggio essere soli che male accompagnati...


Come investire in considerazione dell'andamento di mercato dei titoli del debito pubblico italiano
SPREAD BTP-BUND: perché è peggio essere soli che male accompagnati...

Lo spread è diventato un termine di uso oramai abbastanza comune, ma per coloro che ancora non lo sapessero, esso non è nient’altro che la differenza tra il rendimento di un titolo di Stato tedesco (con scadenza a 10 anni) e il rendimento di un titolo di Stato italiano (di pari scadenza).

Per capirci, oggi, il titolo di stato tedesco a 10 anni rende -0,17% su base annua (ebbene sì… dovete pagare la Germania perché si prenda i vostri soldi per 10 anni) mentre quello italiano rende il 2,68% su base annua: di conseguenza lo spread è pari a 2,68% - (- 0,17%) = 2,85% o, come più spesso riportato dai media, 285 (punti base).

Poiché il rendimento pagato da un titolo di Stato è, in qualche modo, una misura dell’affidabilità di un Paese (intesa come capacità di rimborsare puntualmente ed integralmente i suoi debiti) ne consegue che più è alto il tasso d’interesse pagato dallo Stato, minore è l’affidabilità che gli viene riconosciuta (se presto a un debitore molto rischioso voglio essere ricompensato per il rischio che sto prendendo).

E’ evidente, quindi, che oggi, sui mercati finanziari, la Germania è ritenuta un debitore più affidabile dell’Italia. L’andamento dello spread nel tempo ci dice quanto sia pronunciata (o meno) questa differenza di affidabilità.

Fatta questa premessa metodologica, è interessante notare l’andamento dello spread dei titoli di alcuni Paesi europei nei confronti della Germania nel periodo che va dal 2012 ad oggi. Perché proprio il 2012? Perché rappresenta l’anno del culmine della crisi dei debiti sovrani europei e delle speculazioni sulla possibile fine dell’Euro. Nel luglio di quell’anno il presidente della BCE pronunciò il famoso discorso del “Whatever it takes…” ossia “Nei limiti del suo mandato la Bce è pronta a fare qualsiasi cosa sia necessario a preservare l'euro. E credetemi: sarà sufficiente”. Da quel discorso seguirà poi l’implementazione di diverse operazioni della BCE (tra cui anche l’acquisto sistematico di titoli degli stati dell’Unione Europea noto come QE).

fonte:  www.tradingview.com

Come si può vedere dal grafico, l’effetto di tali operazioni è stato quello di ridurre per tutti gli stati europei il differenziale di rendimento (lo spread) rispetto ai titoli tedeschi. L’andamento è stato, almeno fino ad aprile 2018, lo stesso per l’Italia (v. linea verde in cui è passati da 500 punti base a 122) per la Spagna (v. linea gialla in cui si è passati da 600 punti base a 70) e per il Portogallo (v. linea azzurra da 1000 punti base a 100).

Tale dinamica è, invece, cambiata da aprile 2018 ad oggi: mentre Portogallo e Spagna si trovano sugli stessi livelli di spread dell’anno scorso, lo spread italiano è più che raddoppiato e si sta avvicinando alla soglia dei 300 punti.

Viene da chiedersi se trovarsi da soli in questa situazione metta l’Italia in una posizione di svantaggio alla luce delle seguenti considerazioni:

•    gli interventi del 2012 da parte della BCE erano giustificati da una sostanziale volontà di tutelare l’euro e si dispiegavano a sostegno di numerosi paesi dell’Unione (e non solo dell’Italia);

•    uno dei più grandi sostenitori dell’opportunità di questi interventi è stato Mario Draghi il cui mandato come presidente delle BCE è in scadenza quest’anno. Un prossimo presidente meno a supporto di questo tipo di politiche (come ad es. uno dei candidati in pectore il presidente della banca centrale tedesca Weidmann) renderebbe certamente più complicato riportarle in essere nella medesima misura quantitativa e temporale;

•    essere l’unica nazione dell’Unione che ha una situazione di tensione dello spread potrebbe far concentrare la speculazione degli operatori finanziari sul debito pubblico dell’Italia.

Per tali motivi è quanto mai opportuno che ciascun investitore valuti con consapevolezza i seguenti elementi:

•    la propria esposizione complessiva ai titoli del debito pubblico italiano;

•    la propria capacità di sopportare eventuali situazioni di stress di portafoglio che potrebbero verificarsi a seguito di un ulteriore innalzamento dello spread. A titolo d’esempio un aumento dell’1% nel rendimento del BTP a 10 anni comporta una riduzione del valore in termini di quotazioni di circa l’8%.

E dopo aver valutato prenda le sue decisioni.

 

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di Dott. Luca Di Marco

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