Tutela rapporti con le banche - Parte seconda
Ecco le azioni a tutela in caso di possibili `conflitti` con la propria banca
Riprendiamo oggi i contenuti della parte prima, pubblicati il 26 maggio 2016, proseguendo sulle tipologie più frequenti dei possibili "conflitti" con la propria banca ed anche su considerazioni di carattere generale.
Truffa contrattuale
In materia bancaria gli istituti di credito commettono truffa contrattuale, qualificata come reato a tutti gli effetti, quando rilasciano una mendace informazione sulla rischiosità delle operazioni concluse da parte dei funzionari di un istituto di credito in conclamata violazione del generale principio di buona fede negoziale, oltre che degli specifichi obblighi previsti dalla legge sulle Società d’intermediazione mobiliare.
Fideiussione di eccessiva onerosità
Per l’effetto, ai sensi dell’Art.1941 Cod. Civ. la fideiussione che eccede i limiti dell’obbligazione principale, o che è prestata a condizione più onerose, è valida nei limiti dell’obbligazione principale. Tuttavia spesso accade che gli istituti di credito, in violazione a quest’ultimo principio, stipulino fideiussioni con la previsione di un capitale in garanzia di gran lunga più elevato del valore del capitale dell’obbligazione principale. Conseguentemente, il fideiussore viene a trovarsi ingiustamente in una evidenze situazione di eccessiva onerosità e difficoltà dalla quale diventa fondamentale potersi adeguatamente difendere dal punto di vista legale.
Rapporto impari; difendiamoci.
Per molto tempo, il potere economico esercitato dalle banche, unito alla scarsa conoscenza in merito da parte di molti, ha permesso loro di nascondere queste pratiche scorrette ai clienti. Moltissimi rapporti di credito sono risultati essere assoggettati a somme apparentemente giustificate, ma che di fatto non lo erano. Così nel tempo molti si sono ritrovati con conti correnti svuotati delle proprie somme o, addirittura, subire azioni di recupero del credito che mancassero di un reale fondamento. Nonostante l’evoluzione del sistema bancario, la banca è sempre vista dal cliente, nel migliore dei casi, come un soggetto che cura i nostri interessi, nel peggiore dei casi un approfittatore e, comunque la si consideri, un soggetto indispensabile per poter accedere al mondo del credito e dell’investimento e, quindi, qualcuno con cui avere a che fare anche se non ne avresti voglia. Il rapporto con la propria banca è spesso di natura conflittuale. Nel contratto stipulato tra le parti, la banca offre i propri servizi - ed in particolare il proprio credito - a certe condizioni, prestabilite, che nella maggior parte dei casi devono esser accettate dall'azienda (e/o dal privato cittadino) per poter ottenere il credito necessario. I termini del rapporto sono quindi dettati dalla banca, l’azienda si adegua di conseguenza, essendo spesso in uno stato di necessità, nella posizione subalterna di doverne subire l’operato. Questa posizione viene ulteriormente sfruttata nella continuazione del rapporto perché la banca ha la possibilità, in via unilaterale, di modificare le condizioni di partenza, lasciando alla controparte la possibilità di non accogliere la variazione attraverso l’esercizio di un teorico diritto di recesso che prevederebbe la chiusura dei rapporti, con la necessità di rientrare in tempi brevissimi del credito ricevuto: soluzione, in pratica, impossibile da applicare e che si traduce nel subire la variazione e proseguire il rapporto con un progressivo deterioramento delle condizioni di lavoro. L’ impresa si trova pertanto a rapportarsi con un sistema finanziario che è nato e si è evoluto per vendere servizi, denaro, prodotti, cioè fare il proprio business.
Il cliente che si deve rapportare con la controparte bancaria, deve pertanto affrontare almeno tre grandi problemi o, meglio, caratteristiche proprie della banca, con le inevitabili conseguenze che ne derivano: potere contrattuale, asimmetria informativa, conflitto di interessi.
Potere contrattuale
L’istituto di credito sfrutta il proprio ruolo per stabilire e modificare nel tempo le condizioni del rapporto banca-impresa: la banca detta le regole del rapporto, la banca può modificare le condizioni del rapporto in via unilaterale, la banca può applicare commissioni, spese e tassi di interessi, anche per errore: è molto difficile rientrare successivamente dei maggiori addebiti prodotti.
Asimmetria informativa
La banca spesso non è chiara e trasparente, non trasmette o nasconde al proprio cliente informazioni importanti ai fini delle scelte di finanziamento o investimento: il cliente non è in grado di sapere quello che conosce la banca e quindi non è in grado di verificarne il comportamento e di controllarla, il cliente percepisce le informazioni sbagliate o incomplete, la banca tende a non essere pienamente trasparente, l’impresa ha difficoltà a confrontare le banche tra loro a causa della non omogeneità dei dati.
Conflitto di interessi
La banca dispone di propri prodotti e servizi, da piazzare sul mercato, ed in funzione di questi realizza il proprio budget:
la banca fa parte del sistema distributivo e non di un sistema consulenziale
Partendo da questo presupposto la banca tende inevitabilmente a proporre i propri pacchetti, cioè i prodotti e servizi che le garantiscono un margine di intermediazione superiore, nel tempo una rendita per lei ma non è detto lo sia anche per il proprio cliente: la banca agisce in quanto operatore di mercato e di parte e quindi in pieno conflitto di interessi.
Conseguenze per il Cliente
Le problematiche espresse (potere contrattuale, asimmetria informativa, conflitto di interessi), si moltiplicano poiché l’impresa ha la fisiologica necessità di rapportarsi con una pluralità di istituti di credito (il privato cittadino presenta esigenze minori), sia perché difficilmente una banca copre tutto il fabbisogno di credito dell’azienda, sia perché difficilmente si accolla da sola tutto il rischio cliente, per il principio di suddivisione del rischio. Il comportamento tenuto dalle banche si ripercuote quindi inevitabilmente sul cliente che deve registrare: gestione poco efficiente, danno economico, risorse umane dedicate alla comprensione ed alla soluzione dei problemi bancari, incapacità di percepire la vera forza contrattuale dell’impresa (o comunque del cliente), assunzioni di decisioni fondate su informazioni parziali e potenzialmente fuorvianti.
E’ necessario pertanto verificare l’operato della propria banca, eseguire quindi un controllo continuo e costante, tenere sotto controllo gli istituti di credito quotidianamente e periodicamente.
Contatteci per chiarimenti e approfondimenti. info@robertostella.it - www.robertostella.it
Truffa contrattuale
In materia bancaria gli istituti di credito commettono truffa contrattuale, qualificata come reato a tutti gli effetti, quando rilasciano una mendace informazione sulla rischiosità delle operazioni concluse da parte dei funzionari di un istituto di credito in conclamata violazione del generale principio di buona fede negoziale, oltre che degli specifichi obblighi previsti dalla legge sulle Società d’intermediazione mobiliare.
Fideiussione di eccessiva onerosità
Per l’effetto, ai sensi dell’Art.1941 Cod. Civ. la fideiussione che eccede i limiti dell’obbligazione principale, o che è prestata a condizione più onerose, è valida nei limiti dell’obbligazione principale. Tuttavia spesso accade che gli istituti di credito, in violazione a quest’ultimo principio, stipulino fideiussioni con la previsione di un capitale in garanzia di gran lunga più elevato del valore del capitale dell’obbligazione principale. Conseguentemente, il fideiussore viene a trovarsi ingiustamente in una evidenze situazione di eccessiva onerosità e difficoltà dalla quale diventa fondamentale potersi adeguatamente difendere dal punto di vista legale.
Rapporto impari; difendiamoci.
Per molto tempo, il potere economico esercitato dalle banche, unito alla scarsa conoscenza in merito da parte di molti, ha permesso loro di nascondere queste pratiche scorrette ai clienti. Moltissimi rapporti di credito sono risultati essere assoggettati a somme apparentemente giustificate, ma che di fatto non lo erano. Così nel tempo molti si sono ritrovati con conti correnti svuotati delle proprie somme o, addirittura, subire azioni di recupero del credito che mancassero di un reale fondamento. Nonostante l’evoluzione del sistema bancario, la banca è sempre vista dal cliente, nel migliore dei casi, come un soggetto che cura i nostri interessi, nel peggiore dei casi un approfittatore e, comunque la si consideri, un soggetto indispensabile per poter accedere al mondo del credito e dell’investimento e, quindi, qualcuno con cui avere a che fare anche se non ne avresti voglia. Il rapporto con la propria banca è spesso di natura conflittuale. Nel contratto stipulato tra le parti, la banca offre i propri servizi - ed in particolare il proprio credito - a certe condizioni, prestabilite, che nella maggior parte dei casi devono esser accettate dall'azienda (e/o dal privato cittadino) per poter ottenere il credito necessario. I termini del rapporto sono quindi dettati dalla banca, l’azienda si adegua di conseguenza, essendo spesso in uno stato di necessità, nella posizione subalterna di doverne subire l’operato. Questa posizione viene ulteriormente sfruttata nella continuazione del rapporto perché la banca ha la possibilità, in via unilaterale, di modificare le condizioni di partenza, lasciando alla controparte la possibilità di non accogliere la variazione attraverso l’esercizio di un teorico diritto di recesso che prevederebbe la chiusura dei rapporti, con la necessità di rientrare in tempi brevissimi del credito ricevuto: soluzione, in pratica, impossibile da applicare e che si traduce nel subire la variazione e proseguire il rapporto con un progressivo deterioramento delle condizioni di lavoro. L’ impresa si trova pertanto a rapportarsi con un sistema finanziario che è nato e si è evoluto per vendere servizi, denaro, prodotti, cioè fare il proprio business.
Il cliente che si deve rapportare con la controparte bancaria, deve pertanto affrontare almeno tre grandi problemi o, meglio, caratteristiche proprie della banca, con le inevitabili conseguenze che ne derivano: potere contrattuale, asimmetria informativa, conflitto di interessi.
Potere contrattuale
L’istituto di credito sfrutta il proprio ruolo per stabilire e modificare nel tempo le condizioni del rapporto banca-impresa: la banca detta le regole del rapporto, la banca può modificare le condizioni del rapporto in via unilaterale, la banca può applicare commissioni, spese e tassi di interessi, anche per errore: è molto difficile rientrare successivamente dei maggiori addebiti prodotti.
Asimmetria informativa
La banca spesso non è chiara e trasparente, non trasmette o nasconde al proprio cliente informazioni importanti ai fini delle scelte di finanziamento o investimento: il cliente non è in grado di sapere quello che conosce la banca e quindi non è in grado di verificarne il comportamento e di controllarla, il cliente percepisce le informazioni sbagliate o incomplete, la banca tende a non essere pienamente trasparente, l’impresa ha difficoltà a confrontare le banche tra loro a causa della non omogeneità dei dati.
Conflitto di interessi
La banca dispone di propri prodotti e servizi, da piazzare sul mercato, ed in funzione di questi realizza il proprio budget:
la banca fa parte del sistema distributivo e non di un sistema consulenziale
Partendo da questo presupposto la banca tende inevitabilmente a proporre i propri pacchetti, cioè i prodotti e servizi che le garantiscono un margine di intermediazione superiore, nel tempo una rendita per lei ma non è detto lo sia anche per il proprio cliente: la banca agisce in quanto operatore di mercato e di parte e quindi in pieno conflitto di interessi.
Conseguenze per il Cliente
Le problematiche espresse (potere contrattuale, asimmetria informativa, conflitto di interessi), si moltiplicano poiché l’impresa ha la fisiologica necessità di rapportarsi con una pluralità di istituti di credito (il privato cittadino presenta esigenze minori), sia perché difficilmente una banca copre tutto il fabbisogno di credito dell’azienda, sia perché difficilmente si accolla da sola tutto il rischio cliente, per il principio di suddivisione del rischio. Il comportamento tenuto dalle banche si ripercuote quindi inevitabilmente sul cliente che deve registrare: gestione poco efficiente, danno economico, risorse umane dedicate alla comprensione ed alla soluzione dei problemi bancari, incapacità di percepire la vera forza contrattuale dell’impresa (o comunque del cliente), assunzioni di decisioni fondate su informazioni parziali e potenzialmente fuorvianti.
E’ necessario pertanto verificare l’operato della propria banca, eseguire quindi un controllo continuo e costante, tenere sotto controllo gli istituti di credito quotidianamente e periodicamente.
Contatteci per chiarimenti e approfondimenti. info@robertostella.it - www.robertostella.it
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