Storiella del bimbo curioso della vita che domanda al genitore: “Cosa sono le azioni?”
Il genitore, considerando la tenerissima età del figlio, circa tre anni, inizia consegnando al figlio una semplice definizione di “azione”: ogni atto che ti fa compiere qualcosa, camminare o colorare o leggere ..
Ma il figlio non convinto di tale spiegazione, chiede ancora “Alloa peché al ‘telegionnale’ ho sentito di azioni che sono andate su di valoe e ‘alte’ giù?”
Il genitore sorpreso e resosi conto di aver dato al figlio l’erronea definizione di “azione”, sorridendo, risponde: “Figlio mio, non avevo compreso che mi chiedevi qualcosa di così tecnico dell’atto di compiere qualcosa o azione. Ebbene, azioni, in tal senso, sono atti o titoli che come giustamente hai sentito al telegiornale vanno su e giù nel senso che acquistano valore se vanno su e perdono valore andando giù”. In questo ambito, per valore, si può intendere il valore di azioni o di titoli azionari, che si riferiscono ad una determinata azienda presente nel mercato di un determinato settore merceologico. Ad esempio, cercando di semplificare, può essere un’azienda nel settore dello sport che produce, tra gli altri prodotti, scarpe adatte a diversi tipi di camminata o corsa, o un’azienda nel settore editoriale che vende libri da leggere o da colorare ...
Ecco, che la storiella appena narrata tratta da una conversazione reale dimostra, intanto, quanto l’ascolto e le domande siano importanti per comprendere ed imparare. E non solo per i bambini i quali solitamente sono più reattivi e ascoltano, chiedono molto più degli adulti. È una questione di maggior tempo o di minor cose da pensare dei bambini rispetto agli adulti? Senz’altro no. Non è questa la motivazione corretta o, almeno, non solo.
Certo, il tempo è un fattore importante ma riguardo al peso delle cose da pensare, da fare, mi spiace apparire schietta o, forse, per alcuni accusante, assolutamente non c’entra soltanto l’ascolto o il chiedere per conoscere, comprendere ed imparare. Anzi, voglio dire che - portare la spiegazione delle innumerevoli cose da fare e da pensare - per non fare qualcosa e soltanto rispondere con un “no secco”, suona più come un palliativo per nascondere la propria inerzia o la propria disorganizzazione del tempo e, chissà se non anche la paura di scoprire non essere così a posto come si vuole fare credere ai vicini, agli amici e persino ai parenti tra i quali spesso le conflittualità e le invidie sono elevate? Esageratamente numerose. Le cronache ne parlano assiduamente, purtroppo.
Nessuna accusa. Nessun tentativo di offendere o deridere chi legge e involontariamente ivi si riconosce. Sicuramente un riconoscimento involontario non conoscendo a priori chi leggerà questo articolo. Continuando a leggere verrà confermato che non esiste alcun intento di critica negativa, è soltanto un articolo scritto per portarci a riflettere sui nostri comportamenti quotidiani. Più che derisione semmai vuole essere l’urlo della verità da troppo tempo rimasta denudata in fondo al pozzo. Come il quadro di Jean Léon-Gérôme del 1896, ricorda:

“Secondo una leggenda, un giorno Verità e Menzogna si incontrarono nei dintorni di un pozzo e, visto che la giornata era bella, decisero di fare un bagno insieme. Denudatosi si immersero nell'acqua fresca del pozzo; d'improvviso Menzogna uscì dall'acqua e, indossati le vesti di Verità, fuggì via. Furiosa, Verità uscì nuda dall’acqua, ma li mondo inorridì al cospetto di ciò che ritenne impudico e reagì con rabbia e disprezzo. Umiliata, questa, si nascose nel pozzo e da allora Menzogna va per il mondo vestendo i panni di Verità. Il mondo vuole questo: meglio una menzogna ben vestita che una nuda verità”. Eh, già benvenuti in società.
È ora che esca fuori, invece.
È ora che si parli, si racconti ogni esperienza finora lasciata senza volume su indicazione del sistema collettivo.
Nella Società in cui viviamo oggi ormai tutti (o almeno per quanto concerne la vita nei paesi commercialmente e industrialmente sviluppati che sono fortunatamente la maggioranza) abbiamo ogni comfort tecnologico che permette la semplificazione quotidiana e la possibilità di vivere agevolmente qualsiasi umile situazione perché, ormai, sono pochi i casi di vera e assoluta carenza di mezzi. Situazioni di carenza spesso soltanto continuamente usate dai media per puro fine di attrazione, quindi, di business o di concentrazione al risultato.
Attrazioni che attraggono solitamente i più sensibili a certe immagini, coloro che maggiormente restano scioccati da certe immagini ancora troppo opportunamente utilizzate, dunque, persone più facilmente suggestionabili alle campagne di raccolte fondi per le più svariate motivazioni e, sovente, poi rivelarsi truffe. L’online qui ha terreno fertile. Ma, attenzione, anche fuori dagli schermi si possono incontrare casi all’apparenza realmente umili e bisognosi dietro ai quali si nascondono racket illegali di vario genere. Non sta a me qui scrivere in merito. Probabilmente neppure sarei preparata. Ma basta soltanto un po’ di attenzione, di onesta apertura mentale nonché di pura osservazione dell’ambiente che ci circonda o di sensibilità all’ascolto vero anche di sincera passione per la strada che si è deciso di intraprendere verso la creatività necessaria a trovare le buone soluzioni che possono aiutare, e indifferentemente da luoghi periferici o centrali più o meno agiati o disagiati in cui ci si trova, per asseverare il quanto.
Ormai non c’è quasi più differenza. Le situazioni di illegalità dilagano ovunque.
E credo che questo lo possano ben confermare tutti coloro che, ogni giorno, lavorano per la difesa, la sicurezza e la protezione di tutti noi e che approfitto per ringraziare. Questi ultimi protagonisti menzionati, sebbene sottintesi non direttamente nominati, vedono e affrontano parecchie situazioni sociali quotidiane marce che avvengono a danno nostro. A danno della collettività.
Pertanto, inutile negare. Inutile nascondersi dietro affermazioni puerili del "non ho tempo".
Il tempo certo, e lo ripeto, è un fattore importante. E, ricordarsi, che tutti abbiamo, prima ancora dei gingilli tecnologici magari persino di ultima generazione, sostanzialmente lo stesso tempo. Quegli stessi gingilli segnano il tempo. Ti controllano l’uso che ne fai, il tempo di utilizzo, e ti inviano sullo schermo le notifiche (o dove hai tu scelto di ricevere le notifiche) di aumento o di diminuzione del tempo trascorso su di essi. Certo non conoscono le caratteristiche del preciso utilizzo di quel tempo, non sanno se quel tempo notificato è un tempo ben applicato al quotidiano o è solamente tempo di “cazzeggio” scusate l’uso del termine, un adattamento strutturale oggi più immediato ad esprimere il far niente rispetto al suo sinonimo di frivolezza o banalità ...
La precisa caratteristica di quella notifica lo sa solo il titolare del gingillo tecnologico. Si noti bene, non condanno il gingillo (smartphone, computer, tablet) che, anzi, per fortuna esiste in quanto utilissimo e necessario, qualunque esso sia, per svolgere al meglio, con passione, la propria professione o gestire al meglio i propri affari, la propria contabilità e relativa gestione dei propri risparmi ed investimenti ovvero del valore da dare ai propri soldi. Ricordare, in merito, la corretta definizione di spesa:
Spesa = Entrate - Risparmio e Investimento.
Non, invece, risparmio e investimento uguale a entrate - spese, uguaglianza assolutamente errata, certo comoda ma senza possibilità di migliorare la propria vita quotidiana!
E, altresì, non si condanna nessuno qui.
Ognuno è libero di usare come meglio crede lo strumento tecnologico in questione.
Le conseguenze di un uso scorretto o perditempo però non mi vengano poi dette ed imputate ad altri, non regge.
Dunque, per fortuna, contrariamente a quanto ultimamente pare, esiste la libertà.
Siamo liberi di scegliere.
E siamo liberi di scegliere persino i danni che ci provochiamo negando ...
Tornando al tema del tempo è inequivocabile che come esiste la libertà, anche il tempo c’è, esiste, e in abbondanza persino.
Il tempo con le sue 24 ore contiene per tutti noi senza alcuna distinzione o, come oggi è termine tanto di moda, senza alcuna disuguaglianza, 86.400 secondi. Sostanzialmente, dunque, 1 semplice minuto, insieme ai suoi 60 secondi, in 1 ora rappresenta 3.600 secondi e, dunque, in mezz’ora 1.800 secondi: tutti noi abbiamo pertanto sufficiente e abbondante tempo per lavoro, riposo, famiglia e tempo libero alias divertimenti e hobby.
Da queste matematiche considerazioni, deriva pertanto la constatazione che sono soltanto delle scuse quelle tanto ascoltate affermazioni del “non ho tempo”, anzi, rappresentano la verità tenuta nascosta dal “non ho voglia” non, invece, esplicitamente detto.
Per contro, a fronte di quel “non ho voglia” occultato, lamenti, scontenti e sofferenze non vengono messi in sordina ma diventano sempre più gli attori principali del quotidiano conversare. Vorrei definirla la “Moda del controsenso” quasi un paradosso quotidiano!
Abbiamo tutto e contemporaneamente abbiamo niente ma concentrati sui risultati non vediamo quanto perdiamo, concentrati come siamo sugli aspetti sbagliati, invece, di prendere in considerazione il processo su cui indirizzarsi per raggiungere i nostri obiettivi e, quindi, ottenere quei risultati così tanto disorientanti.
Si vuole apparire al pari se non anche al di sopra, agli occhi del prossimo che sia un vicino, un amico o un parente ma, contemporaneamente, all’occasione spariscono quelle belle posizioni tanto evidenziate per mera apparenza comoda raccontata esclusivamente per mostrarsi, allorchè si incontrano, invece, e non ci si impegna a riconoscerle, potenziali possibilità che sarebbero da comprendere concretamente per affrontare le diverse problematiche tenute nascoste nell’armadio: il famoso scheletro nell’armadio che non fa clamore all’esterno, di chi vuole “apparire” grande, poi, in verità così grande non è ...
Ricordare che apparire non necessariamente significa “Essere”.
Siamo inequivocabilmente tutti esseri viventi. Esseri viventi umani. Esseri umani in cerca di connessione, di relazioni, di sicurezza e garanzie. Abbiamo tutti problemi e gioie.
Ricordare che i problemi hanno sempre la soluzione o non sarebbero tali.
Se non c’e soluzione non è corretto parlare di problema semmai si tratta di situazioni.
Situazioni create, volute o derivate da cosa se non da errori umani di comportamento?
Da condizioni costruite, anche involontariamente, da noi?
Perché?
Il “Perché” la domanda delle domande - la Principessa delle Domande - conosciuta sin da piccoli.
Perché allora questo argomento in una Vetrina Professionale?
Chi è un Professionista?
Cosa cerca un professionista?
Cosa cerchi Tu, umano, lavoratore comunque sii?
Queste ultime domande desidero di cuore siano la spinta gentile, utilizzando l’espressione di Richard H. Thaler e Cass R. Sunstein nel loro libro “The Nudge”, appunto, “Spinta gentile”, per poter finalmente incontrarci di persona e realizzare il miglioramento che tutti noi stiamo cercando. Ricerca che seppure siamo inseriti in un contesto così straordinariamente agitato, difficile, impegnativo non è impossibile da realizzare ma volendo e impegnandoci è possibile.
La volontà e l’impegno non sono concetti assolutamente nuovi, del periodo che stiamo vivendo e i nostri genitori, anzi, i nostri nonni e bisnonni i quali probabilmente per la maggior parte di noi, ci stanno guardando dall’Alto e cercando, chissà, di guidare il nostro buon istinto a competere, competere con noi stessi, per vivere completamente il nostro tempo e imparare continuamente, conoscendo e accettando di conoscere ogni nuova possibilità di migliorare. Agendo per.
Ricordare che migliorare implica cambiare.
Cambiare è quell’azione necessaria per essere veramente a posto e poter pertanto apparire in modo onesto e sincero alla collettività.
La collettività costituita da tutti noi.