Urbanistica e criminalità


L’essere umano, da sempre, vive in un ambiente che, in modo più o meno intenso, percepisce come ostile
Urbanistica e criminalità
Lo spazio in cui proietta le sue paure, e da cui spesso le assorbe, è composto da ciascun elemento che lo circonda: la sua casa, il suo quartiere, gli ambienti dove lavora, compie acquisti o socializza. Dal momento che "sentirsi sicuro" in tale ambiente è essenziale per il benessere fisico e psicologico dell’individuo, la "percezione" dell’affidabilità di tale contesto è strettamente collegato e influenzato dai suoi contenuti oggettivi, siano essi positivi o negativi.
Le moderne elaborazioni architettoniche, e le attuali iniziative di pianificazione urbanistica esprimono un forte senso di insicurezza. I cancelli, le videocamere, i segnalatori sonori o luminosi creano veri e propri bunker destinati a separare tutto ciò che è "altro" ed escludere gli estranei, sbarrando loro l’accesso, e rappresentano ormai uno dei tratti più visibili delle città contemporanee
La conseguenza urbana più evidente della paura, quindi, è nella creazione di spazi di interdizione, luoghi in cui immigrati, zingari o soggetti percepiti come "diversi" e "distanti" o comunque come disturbatori, vengono separati dalle maggioranze
L’esclusione diventa l’unico rimedio alla paura, a prescindere dalla reale entità dei rischi e dei pericoli, e laddove non è possibile circoscriverla fisicamente si ricorre a sistemi tecnologici di sorveglianza e controllo.

L’insicurezza viene così a porsi quale fulcro nell’elaborazione dei piani urbanistici e dei dispositivi fisici da parte dell’architettura. Dispositivi che si pongono rispetto alle minacce come deterrenti e/o strumenti di difesa e, al tempo stesso, sulla percezione di ambienti più controllati e sicuri.

Assume importanza, quindi, individuare le metodologie, i processi e le tecnologie che possano influenzare la pianificazione urbanistica allo scopo di ridurre la probabilità che differenti tipologie di crimine si producano contribuendo ad influenzare gli atteggiamenti, le intenzioni, le sensazioni e le scelte sia di possibili criminali che di possibili vittime.
Tali necessità di difesa sono da sempre state alla base delle strategie di insediamento dell’uomo, conformandone non solo le caratteristiche fisiche dell’insediamento, ma anche le abitudini, le regole e le procedure del vivere insieme.
Oggi è indubbio che il rispetto di alcuni criteri di buona progettazione potrebbe aiutare nel disincentivare alcune categorie di malintenzionati dal commettere alcune tipologie di reato in ambiti con determinate caratteristiche.

Influenzando la percezione di sicurezza e la sicurezza effettiva, si rafforza l’identificazione con i luoghi e il senso di appartenenza da parte degli abitanti, e l’effetto sarà che questi tenderanno a rispettare, controllare e difendere i luoghi che sentono propri. Si ottiene sicurezza attraverso la vitalità dei luoghi, in quanto la frequentazione degli spazi pubblici produce sorveglianza naturale continua. Il mix di funzioni e la diversità delle attività coinvolgono utenti diversi ad ore diverse, producendo cosi’ una sorveglianza naturale continua. La chiarezza nell’organizzazione degli spazi e la visibilità dei luoghi incidono fortemente sulla sicurezza e sulla percezione di sicurezza. Per migliorare la sicurezza bisogna evitare gli spazi "morti" (senza vitalità), nascosti o indefiniti, perché gli atti di vandalismo e di criminalità tendono a concentrarsi in questi luoghi. Per migliorare la sicurezza, è necessario sostenere i meccanismi di sorveglianza naturale anche attraverso la sorveglianza organizzata, realizzata dagli organismi preposti a questo scopo. La sorveglianza elettronica, quale unico mezzo di controllo, andrà usata solo nei casi in cui altre forme di sorveglianza naturale o organizzata non sono possibili.

Pare di poter affermare che il tema, per effetto della insicurezza sempre più diffusa tra la cittadinanza, sarà sempre più all’attenzione dei media e forse (si potrebbe dire finalmente) la tutela del bene pubblico "sicurezza" non sarà più delegato soltanto alle Forze di Polizia, ma potrebbe divenire l’oggetto di uno sforzo sinergico dei vari attori che influenzano la qualità dell’ambiente in cui si vive (Forze di Polizia, Amministratori locali, Progettisti) così da integrare realmente gli obiettivi della "Sicurezza Partecipata" di cui sempre più ampiamente si discute anche a livello sovranazionale.
Avv. Giancarlo P. Pezzuti

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di Giancarlo P. Pezzuti

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