Vantaggi e svantaggi dello Smart Working: il punto di vista del Coach


Quando il lavoro flessibile è utile per sviluppare le capacità dell’individuo a favore dell'azienda
Vantaggi e svantaggi dello Smart Working: il punto di vista del Coach

A un anno e mezzo dall’entrata in vigore in Italia della normativa sul Lavoro Agile, un Cliente proprietario di un’azienda, mi ha chiesto un personale parere sullo Smart Working.


Sicuramente ciò che attrae maggiormente gli imprenditori è il grande risparmio: a fronte di un investimento in tecnologie digitali per consentire di operare da remoto, si prevedono enormi risparmi derivanti dalla riduzione degli spazi di lavoro e relative spese. Il pericolo che avvertono, invece, è la mancanza di controllo esercitato verso le proprie risorse.
Allo stesso modo il lavoratore, pensiamo in particolare alle mamme, vede nello Smart Working un’opportunità per gestire meglio la propria vita – non a caso il lavoro agile è nato proprio per il work-life balance – ed anche per risparmiare tempo e costi in spostamenti. Tuttavia, l’individuo che opera in un’azienda dove si è investito in lavoro flessibile, resta spesso smarrito dall’assenza di una propria postazione lavorativa.

Gli ambienti di queste aziende, nonostante siano all’occhio molto piacevoli perché spesso realizzati con la collaborazione di grandi designer, assomigliano più a campus universitari che a luoghi dove ognuno può personalizzare uno spazio in modo da lavorare secondo le proprie abitudini. Questo aspetto, specialmente nelle figure più mature, può generare insicurezza e disorientamento.


Al di là di queste generalizzazioni, probabilmente già note, cercherò ora di affrontare il tema Smart Working dal punto di vista del coach, ovvero di una figura che insegna ai leader a far emergere il potenziale delle persone a favore di maggior efficacia ed efficienza da parte loro.
Personalmente ritengo lo Smart Working una grande opportunità laddove il ruolo del lavoratore richieda molta inventiva e molta indipendenza.  Non a caso, sebbene in questi ultimi anni, probabilmente a causa dello sviluppo delle tecnologie abilitanti, se ne parli in continuazione, il lavoro flessibile è sempre esistito in determinate realtà. Nelle agenzie di pubblicità, ad esempio, le risorse creative non hanno mai avuto imposizioni di orari e per loro sono sempre stati creati ambienti atti a potenziarne l’estro.


Il lavoro agile è perfetto poi, quasi indispensabile, per chi opera per obiettivi di fatturato, come le forze commerciali, nel loro caso è necessario stare fuori dal luogo di lavoro per dedicare più tempo ai clienti ed alle relazioni con loro.


Bisogna, invece, prestare attenzione al lavoro flessibile quando si opera attraverso team di lavoro. Come nelle squadre sportive, tali realtà diventano efficaci e produttive se c’è condivisione di obiettivi e integrazione di competenze. La sinergia del gruppo è la grande potenzialità che deve poter emergere e, di conseguenza, la frequentazione tra le risorse di un team diventa fondamentale per conoscersi, per accogliere eventuali differenze e similitudini e per operare con continuità. In tal caso lo Smart Working funziona solo se c’è un Team Leader capace in primis delegare compiti, in secundis di creare momenti di lavoro comune all’interno dei quali misurarsi con le proprie risorse, motivarle e creare sinergia. Non sono sufficienti solo le Policy aziendali, per governare in maniera più restrittiva rispetto ad un’agenzia creativa, la flessibilità di orario e luogo di lavoro, ma occorre rivedere soprattutto lo stile di Leadership.


Un ultimo argomento riguarda l’età o gli anni di esperienza delle persone, qualsiasi ruolo abbiano in azienda. Non sono convinta che il lavoro flessibile sia adatto a chi si affaccia nel mondo del lavoro. I giovani senza esperienza, non solo hanno bisogno di essere seguiti e formati – ed in parte controllati – ma devono vivere molto all'interno dell’azienda, per coglierne lo spirito, per confrontarsi con superiori e pari livelli, per avere dei feedback e, soprattutto, per sviluppare quel senso di appartenenza ad essa che serve come spinta a lavorare con maggior passione. Solo quando il neo lavoratore avrà assorbito gli elementi distintivi dell’azienda per la quale lavora potrà operare in un’ottica di lavoro flessibile.


Concludendo, lo Smart Working per essere realmente efficace, a mio avviso va affrontato dall'imprenditore o dall'azienda come grande cambiamento culturale prima che tecnologico ed organizzativo. Occorrono, infatti, profonda conoscenza delle caratteristiche e delle potenzialità delle risorse, propensione alla delega, capacità di responsabilizzare le persone sui risultati e di potenziarne il talento per far in modo che l’innovazione venga accolta e sfruttata a favore di una miglior produttività aziendale.

 

Articolo del:


di Antonella Colacicco - Business Coach

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