Vivere nell’ansia


Tra normalità e disagio: la doppia faccia dell’ansia
Vivere nell’ansia
Entrato nel linguaggio d'uso quotidiano, il termine ansia viene impiegato per descrivere uno stato emotivo ormai comune alla maggior parte delle persone. Chi non ha avvertito almeno una volta nell'ultima settimana o nell'ultimo mese quella sensazione di preoccupazione, insicurezza e agitazione di fronte a una situazione vissuta come più o meno difficile o problematica? Tuttavia, quei brevi e limitati momenti di ansia che ben conosciamo e che sopraggiungono rispetto a particolari e specifiche situazioni della nostra vita non sono minimamente equiparabili ai vissuti che vengono sperimentati da coloro che di ansia, e di disturbi d'ansia, soffrono.

L'ansia, come stato emozionale di allerta, costituisce una risposta adattiva del nostro organismo nella misura in cui ci permette di prestare attenzione alle caratteristiche di una situazione e di scegliere la miglior risposta di fronte a un possibile pericolo. Quando cioè, di fronte a una situazione problematica, permette di catalizzare l'attenzione e le energie in una direzione precisa: affrontare la minaccia e ripristinare uno stato di "normalità". Tuttavia, il periocolo non è sempre reale. Talvolta può essere percepito in modo esagerato e sproporzionato. Altre volte può essere solo immaginato. Allora, da reazione emotiva funzionale e di breve durata, può diventare pervasiva, intensa e duratura. Diventa, in altre parole, disfunzionale e delibitante, insinuandosi nelle varie attività quotidiane.

E' la condizione di chi vive in uno stato di attivazione molto alto, sempre all'erta, prevedendo gli infiniti esiti negativi anche in situazioni che per loro caratteristiche potrebbero essere viste come neutre. Sentimenti cronici di agitazione e di preoccupazione, accompagnati da pensieri negativi di scenari catastrofici rendono spesso difficile svolgere adeguatamente le proprie attività lavorative e concentrarsi sui propri obiettivi, ostacolano la possibilità di sperimentare sentimenti di piacere per le cose della vita e impediscono di rilassarsi nei momenti liberi.

Tale condizione ha enormi costi per la persona, molti dei quali non raggiungono il livello di consapevolezza ma operano in piani più o meno profondi portando a varie forme di disagio psicologico e fisico, con esperienze di tachicardia o di agitazione di stomaco, spossatezza e disturbi gastrointestinali ed a evitare tutte quelle situazioni che, il più delle volte, vengono erroneamente interpretate come la causa diretta del disagio.

Frequenti e persistenti sentimenti di ansia si accompagnano spesso ad una spiacevole sensazione di non riconoscimento, di mancata comprensione da parte dei propri cari che non hanno gli strumenti per aiutare, e spesso nemmeno per capire, il continuo stato d'animo di chi soffre di ansia. L'esterno, già facilmente interpretabile come pericoloso, diventa anche ostile, generatore di sentimenti di impotenza, di incapacità e di solitudine.
Il rischio di isolamento sociale diventa allora una possibilità, nel momento in cui costituisce una fatua e pericolosa soluzione che tuttavia alimenta, in un'evitabile circolo vizioso, le emozioni di paura e i comportamenti di evitamento.

La figura dello psicologo può essere un prezioso aiuto per chi soffre di disturbi d'ansia, mettendo a disposizione un ascolto attento all'interno di una relazione di comprensione, un'opportunità per conoscersi meglio, un'occasione per accettare e integrare parti di sé che più di altre creano disagio, nonché per sperimentare scenari alternativi che possano determinare un miglior adattamento al proprio ambiente.

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di Dott.ssa Lucia Ponti

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