Kids’Workshop, sostenere l’autostima e prevenire il disagio

Il Kids’Workshop è un laboratorio esperienziale rivolto a tutti i bambini dai 3 anni ai 12 anni e vuole sostenere e sviluppare l’autostima, la fiducia, l’empatia, la libera espressione dei propri sentimenti in modo chiaro e diretto, l’integrazione col contesto attraverso il divertimento e l’esperienza creativa.
Detto anche “Laboratorio delle Meraviglie”, è possibile adattarlo anche ad altre fasce di età, quali l’adolescenza o l’età adulta. L’efficacia è stata ampiamente comprovata e ha carattere di trasversalità tra le diverse culture.
Indice:
Cosa è il Kids’Workshop?
Il Kids’Workshop è un laboratorio esperienziale che aiuta i bambini a sentirsi bene con se stessi e con gli altri, ad apprezzare le differenze in sé, negli altri e nelle altre culture. Attraverso attività giocose ed educative, si cerca di stimolare le qualità interiori riflessive dei bambini: questi, in un ambiente di fiducia e calda accoglienza, possono essere coinvolti in giochi, role plays, disegni, favole e racconti, musica, movimento e puppets.
L’esperienza di gioco, unica nel suo genere, è rivolta a tutti i bambini e bambine e l’idea di base è che possano sentirsi forti e sicuri e che si possano proteggere.
Più che insegnare nuove capacità, si mira a sostenere le qualità innate che già posseggono: empatia, accettazione positiva incondizionata, congruenza. I bambini vengono aiutati a dire ciò che pensano, a riconoscere i propri sentimenti e ad esprimerli in modo chiaro e diretto, e questo li facilitata nell’affrontare molte situazioni problematiche.
Durante il laboratorio i bambini possono essere aiutati a capire cosa succede intorno a sé - come ad esempio nelle situazioni di separazione dei genitori, scarsità di comunicazione dei genitori, trasferimenti da una città all’altra, relazioni con insegnanti o compagni – e possono essere aiutati anche a trovare soluzioni creative.
Il Kids’Workshop non è una terapia, ma sostiene nella crescita personale, nel benessere, nella prevenzione di situazioni di disagio, quali l’iperattività, l’aggressività, il fenomeno del bullismo, la difficoltà di concentrazione, la difficoltà ad accettare le regole del vivere sociale.
A chi si rivolge?
Il laboratorio è rivolto a bambini dai 3 anni ai 12 anni e viene strutturato per fasce omogenee di età. Dato il carattere di trasversalità che riveste il Kids’Workshop tra le diverse culture, questo si può realizzare in vari contesti: dalle scuole pubbliche o private, alle associazioni e centri estivi, dalle parrocchie, ai centri rifugiati e quelli rom.
E’ anche possibile proporlo ad altre fasce di età, quali l’adolescenza o l’età adulta, adattando opportunamente le attività.
I ragazzi possono, infatti, trarre giovamento dall’essere incoraggiati a dire schiettamente cosa pensano e cosa sentono, a credere negli altri, ad accettarli a prescindere dalle differenze, e a capire se stessi e gli altri.
Gli adulti sono incoraggiati a ricontattare il proprio bambino interno e rinforzare la propria autostima. Il laboratorio può anche offrire stimoli a genitori, insegnanti o educatori a rapportarsi con bambini e ragazzi in modo più autentico.
Come si svolge?
Il laboratorio consiste in una serie di attività che richiedono una fiducia reciproca crescente. Esercizi di base si integrano ad esercizi complementari che vengono inseriti in base alle situazioni e alle necessità del gruppo.
La durata base minima è di 10 ore, suddivise in incontri di due ore ciascuno, anche se la modalità organizzativa è flessibile in base alle diverse esigenze.
Le origini filosofiche
Il laboratorio è stato elaborato da Barbara Williams, psicologa psicoterapeuta statunitense, negli anni ’70 e si fonda su solide basi filosofiche.
Barbara Williams si rende conto di aver toccato qualcosa di molto profondo nei bambini, che reagiscono in modo unanime con gioia, entusiasmo, interesse e danno una risposta fondamentalmente positiva e a lungo termine, come hanno testimoniato nel tempo genitori e insegnanti.
Il Kids’Workshop è frutto della sintesi di diverse teorie ed esperienze, quelle di Carl Rogers, di Virginia Satir, di Virginia Axline, e delle esperienze con i nativi d’America. Tutte sono accomunate dall’idea di considerare l’essere umano degno di fiducia e, se facilitato, capace di autoregolarsi, come è nella sua natura.
Carl Rogers, psicologo statunitense interno alla corrente umanistica della psicologia, è stato fondatore della terapia centrata sul cliente e noto in tutto il mondo per i suoi studi sul counseling.
Il suo pensiero vede nello sviluppo delle “qualità centrate sulla persona” – empatia, accettazione positiva incondizionata, congruenza, capacità di riconoscere queste qualità – la possibilità, nella maggior parte dei casi, di migliorare l’immagine che si ha di se stessi e la crescita di una persona in modo pieno.
I principi della terapia centrata sul cliente sono stati applicati da Virginia Axline alle esigenze dei bambini, adattandoli all’età e servendosi del gioco come mezzo di comunicazione per loro più efficace e strumento attraverso cui proteggere e promuovere le innate capacità.
Il contributo di Virginia Satir è stato, invece, quello di aver sottolineato quanto sia importante per la propria salute esprimere in modo chiaro e diretto i propri sentimenti e mantenere il contatto con questi per potersi sentire in armonia con se stessi.
Nel workshop, infine, trovano la loro espressione le convinzioni profonde dei nativi d’America, che permeano le loro storie, danze e musiche utilizzate coi bambini: dalla fiducia nella possibilità dell’individuo di essere sempre capace di crescere e di cambiare, all’idea che in questo mondo siamo tutti interconnessi, dalla consapevolezza dell’ambiente, all’importanza di sentirsi più vicini alla natura e del prendersene cura.
Un esercizio centrale: i messaggi diretti e i messaggi doppi
Attraverso l’uso dei puppets e in modalità giocosa, il facilitatore racconta la differenza tra messaggi diretti e messaggi doppi, cioè tra messaggi in cui vi è o meno coerenza tra ciò che si dice riguardo i propri sentimenti e ciò che si trasmette con il linguaggio del corpo, e fa degli esempi adeguando il linguaggio all’età dei bambini. Questi, a turno, si scambiano i due tipi di messaggio con l’aiuto dei morbidi pupazzi a guanto.
Barbara Williams sottolinea come la comunicazione diretta sia strettamente correlata ad un’alta autostima, alla congruenza e all’accettazione delle differenze individuali; insegnare ai bambini a conservare integra la loro competenza comunicativa mediante l’uso di messaggi diretti è un’efficace tecnica preventiva.
I bambini che vengono incoraggiati a dire quello che pensano, a riconoscere i loro sentimenti e ad esprimerli onestamente saranno maggiormente preparati ad affrontare situazioni difficili che potranno incontrare nel loro processo di sviluppo; potranno, inoltre, sviluppare quell’alto livello di autostima che è necessario per far fronte alle difficili situazioni della vita.
Questi messaggi vanno tutelati e questo è ribadito più volte durante il laboratorio.
Cosa dicono i bambini del Kids’Workshop
“Non mi era mai venuto in mente che a volte non voglio fare sentire agli altri ciò che provo (in riferimento al gioco delle maschere). Il gioco dei messaggi diretti, invece, mi ha aiutato a capire cosa succede fuori, senza mamma e papà, so cosa sta succedendo fuori. Penso che il laboratorio possa aiutare i bambini che hanno problemi in famiglia, si può imparare l’allegria” (Claudia, 8 anni).
“Di questa esperienza sono stati utili i messaggi diretti e doppi, perché impari qualche esempio, non ne avevo mai sentito parlare. Il laboratorio può insegnare ai bambini i messaggi diretti e doppi e farti sentire libera di disegnare” (Giulia, 8 anni).
“I messaggi doppi e diretti e i morbidi pom pom mi hanno aiutata a divertirmi. Ho imparato col gioco delle maschere che ti nascondi da persone che non conosci, così mi sento sicura da persone non buone” (Giada, 6 anni).
"Un giorno ho partecipato ad un gruppo del Kids...un laboratorio in cui gli adulti potevano finalmente capire come trattare i bambini e farli felici. Ho disegnato, ho ballato, mi hanno raccontato una storia e abbiamo fatto tutti insieme una pallina con gli occhi CHE QUANDO L'ACCAREZZI TI FA STAR BENE. Mi sono divertito proprio tanto e mi è dispiaciuto tornare a casa" (Dario, 10 anni).
Il workshop è tenuto esclusivamente da persone che hanno una formazione nell’Approccio Centrato sulla Persona e sono formate e autorizzate dall’Istituto dell’Approccio Centrato sulla Persona (Iacp) che ha l’esclusiva sul metodo.
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