WELFARE AZIENDALE: ovvero come ottimizzare costi e fiscalità per imprese e lavoratori


Il D.Lgs252/2005 favorisce la fiscalità di aziende e dipendenti
WELFARE AZIENDALE: ovvero come ottimizzare costi e fiscalità per imprese e lavoratori

Sono ormai 13 anni che con l’emanazione del D.Lgs 252/2005 sui Fondi Pensione lo Stato ha inteso favorire quelle aziende e quei lavoratori che intendano avvalersi dei benefici ivi previsti ma è negli ultimi due anni che il fenomeno del Welfare Aziendale ha conosciuto un vero e proprio boom. Il perché è presto detto: le spese dell’azienda destinate a finalità di istruzione, ricreazione, assistenza sociale e sanitaria non concorrono alla formazione della base imponibile del dipendente; in particolare, lo strumento del fondo pensione, oltre alla normale contribuzione a fini pensionistici, può accogliere, a titolo di contribuzione da parte del datore di lavoro, anche i premi di produzione rendendoli però fiscalmente esenti fino ad un massimo di 5.164,57 euro per il lavoratore da un lato, deducibili dal reddito d’impresa per il datore di lavoro dall’altro; ulteriori vantaggi fiscali derivano poi all’impresa da misure compensative per i costi del lavoro e a livello di contribuzione INPS. Vediamo come funziona con un esempio: l’imprenditore decide di premiare il proprio dipendente e versa il premio di produzione nel fondo pensione di quest’ultimo invece che in busta paga: l’effetto immediato è di sottrarre il premio all’imponibile IRPEF del lavoratore e di ridurne il costo per l’azienda.

 

Premio aziendale € 2.500 in busta paga:

AZIENDA : € 2.500 + contrib previdenz INPS (30% circa) = € 3.250 costo totale azienda

DIPENDENTE: € 2.500 – contrib previdenz INPS (9,19%) = € 2.270 imponibile in buste paga

€ 2.270 – IRPEF (media 30%) = € 1.589 netto in busta paga

Premio aziendale € 2.500 in fondo pensione:

AZIENDA : € 2.500 + contrib previdenz INPS (10% circa) = € 2.750 costo totale azienda

DIPENDENTE: € 2.500 netto in fondo pensione

 

Dal punto di vista quantitativo, per l’imprenditore è prevista l’ulteriore deducibilità del 4% o 6% della quota TFR destinata a previdenza complementare, la riduzione del contributo al fondo di garanzia INPS e il taglio degli oneri impropri.

Dal punto di vista qualitativo, la diffusione del benessere in azienda contribuisce fra l’altro anche ad un aumento della produttività e può favorire eventuali politiche di nuove assunzioni; il lavoratore ha invece un’ulteriore possibilità di concorrere alla formazione del proprio montante previdenziale.

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di Antonio Russo

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