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WhatsApp: validità della chat negli accordi genitoriali dei separandi


Validità probatoria delle chat WhatsApp negli accordi tra genitori separandi concernenti i figli minori
WhatsApp: validità della chat negli accordi genitoriali dei separandi

Il fondamento normativo della materia si rinviene innanzitutto nell'art. 337-ter del Codice Civile, che sancisce il diritto fondamentale del minore a mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con entrambi i genitori, ricevendo cura, educazione, istruzione e assistenza morale da ciascuno di essi. Questo principio costituisce il parametro essenziale per valutare la rilevanza probatoria delle comunicazioni digitali tra i genitori.
In tale contesto, l'art. 316 del Codice Civile, disciplinando l'esercizio della responsabilità genitoriale, stabilisce che le decisioni di maggiore interesse per i figli devono essere assunte di comune accordo dai genitori. Le chat WhatsApp, in questo senso, possono rappresentare una documentazione significativa della volontà condivisa dei genitori rispetto alle scelte riguardanti i figli.
L'evoluzione giurisprudenziale in materia di validità probatoria delle conversazioni WhatsApp nel contesto degli accordi genitoriali ha seguito un percorso di progressivo riconoscimento e sistematizzazione, delineando un quadro interpretativo complesso e articolato che merita un'analisi approfondita.
La Cassazione civile, con l'ordinanza n. 13121 del 12 maggio 2023, ha stabilito un principio fondamentale secondo cui le conversazioni WhatsApp possono essere validamente utilizzate come prova quando risultano necessarie per far valere un diritto in sede giudiziaria, escludendo in tali casi profili di violazione della privacy.

Sul piano processuale, l'art. 473-bis.12 del Codice di Procedura Civile disciplina la forma della domanda e la documentazione da produrre nel procedimento di separazione. In questo ambito, le chat WhatsApp possono costituire documentazione integrativa rilevante, purché rispondano a requisiti di autenticità e genuinità del contenuto.


Il Tribunale di Palmi, con sentenza n. 6 del 7 gennaio 2021, ha sottolineato come i messaggi WhatsApp possano efficacemente documentare aspetti relazionali e comportamentali rilevanti per la valutazione dell'interesse del minore, purché interpretati in modo organico e non frammentario.
Particolare rilevanza assume la pronuncia del Tribunale di Napoli, sentenza n. 11597 del 30 dicembre 2022, che ha precisato come l'acquisizione delle conversazioni elettroniche debba essere sempre funzionale alla tutela del superiore interesse del minore, escludendo valutazioni che attengano a mere condotte private dei genitori.
Per quanto concerne i requisiti tecnici di acquisizione, la Cassazione penale, con sentenza n. 38678 del 21 settembre 2023, ha stabilito che i messaggi WhatsApp conservati nella memoria di un telefono cellulare hanno natura documentale e possono essere legittimamente acquisiti mediante riproduzione fotografica.
Ai fini della loro validità probatoria, è necessario che le chat WhatsApp presentino caratteristiche di completezza, autenticità e non manipolazione. La documentazione deve includere l'intera conversazione rilevante, completa di tutti gli elementi identificativi (numeri di telefono, date, orari) e deve essere prodotta in modo da consentire la verifica della sua integrità. È consigliabile procedere a una certificazione notarile o a una perizia tecnica che attesti l'autenticità delle conversazioni, specialmente in caso di contestazioni sulla loro genuinità.
Nel contesto specifico degli accordi riguardanti i minori, le chat WhatsApp possono costituire prova di pattuizioni relative all'organizzazione della vita quotidiana dei figli, agli accordi su questioni scolastiche, mediche o ricreative, nonché alla gestione dei tempi di permanenza presso ciascun genitore. Tuttavia, come evidenziato dalla Cassazione penale nella sentenza n. 32832 del 7 settembre 2022, tali elementi devono essere valutati nel contesto complessivo della relazione genitoriale e dell'interesse del minore.

L'orientamento giurisprudenziale consolidato richiede che le conversazioni WhatsApp, per essere validamente utilizzate come prova, debbano presentare caratteristiche di completezza, autenticità e non manipolazione. La documentazione deve includere l'intera conversazione rilevante, completa di tutti gli elementi identificativi quali numeri di telefono, date e orari, e deve essere prodotta in modo da consentire la verifica della sua integrità. In questo contesto, assume particolare rilevanza la possibilità di procedere a una certificazione notarile o a una perizia tecnica che attesti l'autenticità delle conversazioni, specialmente in caso di contestazioni sulla loro genuinità.
Nel complesso, l'evoluzione giurisprudenziale dimostra un approccio equilibrato che, pur riconoscendo il valore probatorio delle comunicazioni digitali, ne subordina l'utilizzabilità a precise garanzie procedurali e sostanziali, sempre nella prospettiva della tutela dell'interesse superiore del minore.

Questo orientamento consente di valorizzare le nuove forme di comunicazione come strumento di prova, mantenendo al contempo un elevato standard di garanzia per tutti i soggetti coinvolti nel procedimento.

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