Alienazione parentale, può essere causa di perdita dell’affido


In una sentenza del Tribunale di Brescia sono indicati gli 8 sintomi dell’alienazione parentale che può comportare la perdita dell’affidamento del figlio
Alienazione parentale, può essere causa di perdita dell’affido

Il dispositivo dell'art. 337-ter, primo comma, del codice civile afferma che “Il figlio minore ha il diritto di mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con ciascuno dei genitori, di ricevere cura, educazione, istruzione e assistenza morale da entrambi e di conservare rapporti significativi con gli ascendenti e con i parenti di ciascun ramo genitoriale”.

Quando, però, la relazione del figlio minorenne con uno dei genitori, soprattutto quello non collocatario, si incrina a causa di pressioni psicologiche o frasi denigratorie da parte del genitore collocatario, si parla di “alienazione parentale”.

La sindrome di alienazione parentale (il cui acronimo è PAS, sigla dal termine in inglese Parental Alienation Syndrome) si ha quando il minore assorbe e interiorizza le critiche del genitore alienante nei confronti dell’altro genitore, finalizzate a mettere quest’ultimo in cattiva luce agli occhi del figlio.

E’ un comportamento che, più o meno consapevolmente da parte del genitore alienante, trasforma il figlio in uno “strumento di vendetta e punizione” dell’ex coniuge a causa della separazione o del divorzio.

Dopo la separazione dei genitori, può accadere che si crei una triangolazione di ripicche, ostilità e rivendicazioni che vedono i minori al centro come spettatori inermi e tormentati.

Tali conflitti possono, soprattutto, generare conseguenze dannose e irreparabili sulla crescita psico-fisica dei figli.

Dovere di entrambi i genitori, ma a maggior ragione di quello convivente, è favorire un continuo e sano rapporto con l’altro genitore in modo che il figlio continui a sentirsi amato, protetto ed educato da parte di entrambi.

Quando ciò non avviene e il genitore affidatario tenta di trasformare il figlio nel proprio alleato contro l’altro genitore, si innescano effetti negativi sul piano psicologico e sociale. Il minore, infatti, potrebbe sviluppare un disturbo di identità di genere, o un disturbo di personalità paranoide o antisociale.

L’alienazione parentale, oltre a creare danni psicologici ai minori, è anche causa di perdita dell’affido del figlio poiché il genitore alienante è considerato inidoneo alla funzione genitoriale.

Una caso emblematico in merito è quello affrontato recentemente dal Tribunale di Brescia (sentenza n. 815/2019) che ha visto la perdita dell’affidamento da parte della madre, rea di aver ostacolato e messo in crisi il rapporto tra la figlia e il padre.

Il Tribunale, che si è avvalso della consulenza del ctu e dei servizi sociali, ha accertato che dopo la separazione della coppia, il rapporto tra la figlia e il padre si è radicalmente trasformato e con il passare del tempo è gradualmente peggiorato sino ad un sostanziale annullamento a tal punto che la minore non voleva neppure più vedere il padre, nonostante quest’ultimo abbia sempre cercato di essere presente e attento ai suoi bisogni.

Alla base dell’allontanamento c’era il comportamento della madre che nel tempo aveva instillato nella figlia un’opinione negativa dell’uomo a tal punto da mettere estremamente in crisi il rapporto tra la minore e il padre.

La sentenza del Tribunale di Brescia è emblematica poiché, affrontando il caso in questione, ha riportato otto specifici sintomi che caratterizzerebbero la PAS, utili «a valutare i punti critici nelle relazioni disfunzionali tra il minore ed il genitore rifiutato».

Nella sentenza, infatti, si indicano come sintomi dell’alienazione parentale:

1) la campagna di denigrazione, nella quale il bambino mima e scimmiotta i messaggi di disprezzo del genitore alienante;

2) la razionalizzazione debole dell’astio, per cui il bambino spiega le ragioni del suo disagio nel rapporto con il genitore alienato con motivazioni illogiche, insensate o superficiali;

3) la mancanza di ambivalenza. Il genitore rifiutato è descritto dal bambino “tutto negativo”, mentre l’altro genitore è “tutto positivo”;

4) il fenomeno del pensatore indipendente: il bambino afferma che ha elaborato da solo la campagna di denigrazione del genitore;

5) l’appoggio automatico al genitore alienante, quale presa di posizione del bambino sempre e solo a favore del genitore alienante;

6) l’assenza di senso di colpa;

7) gli scenari presi a prestito, ossia affermazioni che non possono ragionevolmente venire da lui direttamente;

8) l’estensione delle ostilità alla famiglia allargata del genitore rifiutato.

Nel caso di specie, tali elementi sono stati riscontrati e, nel primario interesse del minore, il Tribunale di Brescia ha stabilito l’affido esclusivo al padre.

 

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