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Come è cambiato e sta cambiando il mondo obbligazionario


Mutamento del mondo obbligazionario
Come è cambiato e sta cambiando il mondo obbligazionario

Il mercato obbligazionario è in pieno mutamento e dal 2008 la performance di questa asset class, trainata principalmente dal ribasso dei tassi, non sarà replicabile senza un cambiamento della strategia di investimento.
Si è convinti, tuttavia, che le opportunità permangono e che una gestione attiva e una conoscenza precisa del mondo obbligazionario consentirà ai nostri investitori di trarne vantaggio.

Quali sono le opportunità e come adottare una strategia di gestione efficace nel contesto attuale?

Seguire alcune indicazioni principe di costruzione di un asset obbligazionario.

Il primo mattone è la diversificazione in tutti i suoi livelli. Occorre tenere conto della diversificazione tra aree di rendimenti e tassi di interesse. Non è uguale oggi investire in obbligazioni tedesche e americane, sebbene siano due geografie occidentali molto simili come crescita e stabilità. Occorre, quindi, guardare le curve dei rendimenti e periodicamente catturare opportunità sulla curva stessa. Ovviamente questo non spetta al consulente, spetta ad un gestore attivo (meglio) o passivo globale. Ecco quindi che la diversificazione non può non tenere conto della scelta prodotto o prodotti sul mercato in base al loro track record storico e a conoscere quanto possibile come si muove quel gestore e/o quel prodotto. Occorre servirsi di indici di rating o di ranking che aiutino la scelta.

La diversificazione in prodotti obbligazionari poi continua nell’ambito dello sviluppo dei paesi e della loro storia passata e recente nel campo del debito sia esso governativo (Stati Emittenti) sia esso corporate (sentiment economico delle aziende di un paese). I Mercati Emergenti sono mutati negli ultimi vent’anni (pensiamo alla crisi russa del 1997), molti mercati ex Usa e Europa sono divenuti stabilmente forti (vedi Cina e India) e meno soggetti a fluttuazioni violente, altri mercati nuovi sono entrati come opportunità importanti pur con le loro fragilità (pensiamo al Messico o alla Turchia), altri stanno arrivando con pazienza e fatica come alcuni mercati africani o di frontiera sudamericana e asiatica. Ma lo sviluppo è qui e, quindi, all’alba del terzo decennio post 2000 non si può prescindere a considerare sempre e comunque i mercati del credito di questi paesi.

I mercati nostrani, più direttamente europei e occidentali soffrono di rendimenti prossimi allo zero se non negativi. Dopo il forte ridimensionamento del comparto governativo europeo e americano, anche la parte aziendale-societaria detta corporate non offre da tempo più spread interessanti nel breve, se non con rischi inopportuni. Il credito “amico” quindi si sta spostando nelle aree di credito diretto o nelle aree sempre più strette di nicchie di opportunità che solo alcuni gestori garantiscono senza pesanti condizioni: in questo regime di “povertà “ di ritorni assoluti, la condizione necessaria è quella di aprirsi con un ottica globale attenta ai mercati asiatici che si stanno rafforzando molto e ai mercati di frontiera. Qui si può cercare valore aggiunto, tassi e rendimenti molto interessanti, livelli di debito governativo e corporate anche molto contenuto rispetto ad esempio al quadro di bilancio italiano o sud-europeo (PIIGS). Si possono gestire anche le fluttuazioni delle valute locali ancora molto volatili, utilizzando protezioni (hedging) che i gestori possono pagare volentieri, visti poi i ritorni molto importanti.

In altre situazioni, ove dollaro ed euro si possano trovare in tempi di debolezza, le allocazioni obbligazionarie emergenti possono e devono riportare valore dalla forza delle monete locali. Quindi anche diversificare in valute.

Non voglio soffermarmi sul mercato domestico e in particolare a cosa è successo e succederà ancora alle obbligazioni bancarie italiane. Il rumore di questi ultimi fragorosi anni spero sia qualcosa servito.

Allo stesso modo il classico BTP governativo resta sempre sotto osservazione.

Mi chiedo come riesca l’utente finale a capire come muoversi. Eppure la componente obbligazionaria era prima, è ancora oggi e resterà sempre anche in futuro una componente fondamentale di un asset di investimento, anche se mi permetto di non caratterizzarla più come una componente da inserire nella parte prudente. Ci sono rischi importanti da abbattere che significa anche grandi opportunità e una consulenza pianificata e attenta in un mondo sempre meno semplice deve essere cardine di richiesta.

Buone e tante obbligazioni a tutti…con molta e più attenzione.

 

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