Crescita interiore attraverso il coaching


Il coaching rappresenta un processo relazionale che aiuta i clienti a sviluppare il proprio potenziale e migliorare le proprie performance
Crescita interiore attraverso il coaching

Il Coaching, come il Counseling, è una nuova professione in costante espansione a  livello internazionale, che affonda le sue radici nell’ambito sportivo, si sviluppa in quello aziendale e arriva oggi a operare in una molteplicità di ambiti e con tipologie di clienti del tutto eterogenee (Stevens, 2005).

Il Coaching è un processo relazionale attraverso il quale si aiutano gli individui e i gruppi a esprimere al massimo livello le proprie potenzialità, perché possano realizzare prestazioni sempre più efficaci ed efficienti. 

A questo scopo, vengono utilizzate tecniche specifiche volte a sviluppare le abilità personali, a definire e realizzare i propri obiettivi per agevolare quel particolare livello di cambiamento che la situazione richiede.

Dilts (2003) sottolinea che il cambiamento che il coaching agevola è di tipo “generativo”, ossia orientato alla produzione di nuove strategie e nuovi comportamenti. L’intervento è orientato al presente e al risultato. Poiché è necessario che venga dato lo stesso rilievo sia alle attività da svolgere, sia agli aspetti relazionali, tra le competenze chiave che un coach deve avere c’è soprattutto la capacità di creare e mantenere uno spazio di supporto e di fiducia in cui il cliente possa sentirsi a suo agio, nello sperimentare nuovi comportamenti e apprendimenti, contenendo la paura di fallire.

Si distingue il cambiamento “generativo”, target del coaching, dal cambiamento “correttivo”, oggetto del counseling e di psicoterapia. Nel primo caso, il risultato è una condizione in cui si continua ad avere ciò che si ha, ma in maggiore quantità. (Dilts, 2003). Dilts nel suo libro “il Manuale del coaching” (2003) descrive la qualità del coach, riferendosi al modello dei livelli neurologici di apprendimento e cambiamento illustrato da Gregory Bateson (1977), secondo il quale è possibile descrivere sei livelli di cambiamento. Si accede ai livelli superiori dopo aver soddisfatto quelli più in basso e più alto è il livello in cui si lavora, maggiore sarà l’impatto che il cambiamento prodotto avrà sull’individuo e sul suo ambiente. Questo modello, descrive bene il percorso di coaching, o viaggio dell’eroe (Dilts 2003) di individui, gruppi e organizzazioni.

Nel I livello, con comportamenti e cosa bisogna fare per raggiungere gli obiettivi, il coaching aiuta a sviluppare competenze comportamentali per migliorare la performance.

Nel II livello vi è la conoscenza di come si fa qualcosa, definisce le mappe e le strategie sviluppate per guidare il comportamento. Si aiuta la persona a sviluppare abilità, capacità cognitive e nuove strategie.

Nel III livello si apprende una motivazione più profonda che induce il cliente ad agire e perseverare. Il coach aiuta a chiarire, rinforza, definisce i valori e le convinzioni.

Nel IV livello il coach sostiene la crescita personale a livello dell’identità, della percezione di sé, del suo ruolo, della mission (vi è l’organizzazione delle convinzioni, dei valori, delle capacità in un singolo sistema identità). Una persona o un gruppo di persone percepisce di essere. Chi sono? Quali sono il mio ruolo e la mia mission? Il coach utilizza messaggi di sponsorship (ti vedo, sei prezioso, fai parte del gruppo, abilità di sponsorship (congruenza interna, connettersi con l’altro, curiosità, ricettività; identificare e trasformare le influenze della negazione di sé) trovare  la fonte delle proprie risorse; centratura attiva (per essere internamente congruenti e centrati) ascolto; il viaggio dell’eroe, (metafora  della crescita personale e del cambiamento di vita) energie archetipiche (forza, pietà, giocosità); proper noming (dare il giusto nome alle cose, ristrutturazione verbale).

Livello V. Il ruolo del coach è di “risvegliatore” che porta a vincere le vecchie convinzioni e uscire dal guscio, rompere le vecchie abitudini, vincere i conflitti e i doppi legami; ottenere un nuovo senso di determinazione e intenzione, accresciuta consapevolezza, percezione chiara e rinnovata vitalità fisica. Per chi o per cosa è stato scelto un particolare percorso (lo scopo). Sentirsi parte di un sistema più vasto “campo”. Fornisce il contesto che dà senso alle nostre vite. Le tecniche e le strategie sono: sospensione del giudizio, interrompere la generalizzazione, i pregiudizi, le distorsioni; sospensione del dialogo interno e rilascio delle tensioni emotive, arricchire le strategie di sopravvivenza (usando le energie archetipiche).

L’ultimo livello, quello spirituale, riguarda il per chi o per che cosa si persegue uno scopo in un determinato ambiente. Quando lavora a questo livello il coach usa strumenti e strategie per aiutare il suo cliente a definire il significato più ampio delle azioni, delle strategie, delle convinzioni, dell’identità e del ruolo connesso. Un vero coach è colui che è in grado di fornire un aiuto efficace per raggiungere i risultati desiderati in ciascuno dei livelli neurologici di apprendimento. Secondo Dilts il coach dovrà essere in grado di rivestire il ruolo di caretaker e guida, per agevolare un clima di nutrimento e di  supporto anche per aiutare i suoi clienti a muoversi in un ambiente nuovo o  familiare, individuandone le caratteristiche distintive , i vincoli, le risorse e le dinamiche sistemiche (Dilts, 2003).

Dovrà inoltre saper insegnare, per permettere ai suoi clienti di imparare a gestire il “gioco interiore” (Gallwey , 1974) attraverso la stimolazione intellettuale e la generazione di nuove strategie. Il coach professionista sarà in grado di rivestire il ruolo di mentore, ossia di colui che aiuta a chiarire, definire e rinforzare i valori e le convinzioni potenzianti, per poter motivare le persone ad agire e perseverare nel programma strutturato per raggiungere gli obiettivi desiderati (livelli III).

Il coach avrà anche caratteristiche di uno sponsor e di un “risvegliatore”, allo scopo di facilitare il cliente a contattare il proprio centro, ossia la vera fonte delle risorse individuali, utili a superare i conflitti interni e i doppi legami negativi (livelli IV e V).

L’obiettivo generale del coaching è di promuovere nei clienti l’acquisizione dell’autonomia di scelta dei percorsi più funzionali da intraprendere e i ciò che per loro è più funzionale. I passi da fare consistono in genere nel definire dettagliatamente gli obiettivi da raggiungere, nel valutare le risorse interne ed esterne ed i vincoli dell’ambiente in cui ci si trova ad agire.

Successivamente, si procede ad elaborare un piano d’azione, mantenendo un adeguato livello di motivazione e di concentrazione per eseguirlo scrupolosamente.

Infine, i risultati raggiunti e l’adeguatezza dei comportamenti adottati saranno valutati allo scopo di acquisire un atteggiamento di apprendimento continuo e il consolidamento di nuove abitudini.

Dopo aver selezionato il punto di arrivo desiderato, il coach lavora con il cliente per poter comprendere il suo punto di partenza, sia ambientale sia psicologico. Vengono raccolte informazioni sul cliente e sulle sue modalità di funzionamento e viene considerato l’ambiente in cui vive ed agisce (Angel, Amar, 2008).

Una diagnosi accurata del punto di partenza della persona, aumenterà la probabilità di successo dello step successivo, quando la conversazione con il coach sarà finalizzata all’esplorazione delle possibili vie da intraprendere per ottenere il cambiamento desiderato e alla selezione di quei percorsi che consentono la migliore utilizzazione delle sue risorse. Lo scopo di questa parte del coaching è di ottenere un quadro completo del divario tra il futuro ideale del cliente e le sue attuali condizioni e, se questo divario è troppo grande, ci si chiederà come accorciare le distanze tra la realtà e il desiderio. 

L’obiettivo è creare un ponte, ossia sviluppare piani strategici orientati al futuro. E’ importante creare obiettivi centrati sulla figura del cliente e fare in modo che le azioni da intraprendere, all’interno di un contesto, siano scelte e volute dal cliente stesso (Giusti, Taranto, 2004).

Per il cliente di coaching il solo fatto di poter verbalizzare il suo problema rappresenta il primo passo verso la risoluzione, poiché egli stesso può far luce sulla questione presa in esame e descriverla in modo coerente. Al tempo stesso, immaginare più nitidamente la situazione desiderata, crea una speranza di miglioramento e stimola la mobilitazione delle risorse. Il coaching è una partnership con i Clienti che attraverso un processo creativo stimola la riflessione ispirandoli a massimizzare il proprio potenziale personale e professionale.

Il Coach in ogni ambito rimane, comunque, un training partner del cambiamento, in grado di svolgere una funzione di guida esperta nel processo di cambiamento e motivante nell’acquisizione di nuove abilità e competenze. Così come ogni atleta ha il suo coach, anche nelle aziende un numero sempre più consistente di individui, per migliorare al massimo le proprie performance e per crescere come persona, lavora con questo professionista che accompagna valorizzando il talento, stimando le potenzialità e valutando gli ostacoli, tattici o psicologici, da superare (Whithworth, Kimsey-House, Sandahl, 1998).

Tim Gallwey (1997,1998, 2000)  è stato forse il primo che, grazie a un metodo di Coaching in sé molto semplice e tuttavia esauriente e applicabile all’istante in quasi ogni situazione, è riuscito a portare il coaching dal campo sportivo, nel suo caso tennis e golf, all’azienda: Inizialmente non ha cercato  di insegnare il coaching, ma piuttosto di individuare  quelle particolari difficoltà più frequentemente incontrate sia nello sport che nel lavoro, offrendo una traccia per poterle superare solamente con le proprie forze. In questi ultimi decenni il Coaching si è potuto espandere e può godere di così tanto successo. Il coaching è un metodo finalizzato al miglioramento della performance, tramite lo sviluppo delle potenzialità personali, che permette al cliente di apprendere una più consapevole e flessibile modalità di lettura di sé e della situazione nella quale opera; consente di facilitare il raggiungimento di obiettivi in maniera ottimale, declinandoli creativamente in una serie di scelte, azioni, risultati, valutando costi e benefici e considerando elementi che permettono sia alti livelli di efficienza che di efficacia (McLeod,2003).

La sua finalità è l’elaborazione e il monitoraggio di programmi concreti di autosviluppo e autoefficacia, una partnership orientata ai risultati tenendo conto, per riprendere Galwey (1997) che la performance equivale al potenziale meno l’interferenza. 

In una recente ricerca svolta da Training and Development (2004) è emerso che il 79% delle aziende in Gran Bretagna utilizza il Coaching per i seguenti tre principali motivi:

- migliorare la performance individuale;

- affrontare il basso profilo dell’azienda;

- aumentare la produttività.

Il coaching permette di pianificare il proprio percorso professionale, di fronteggiare difficili situazioni in cui il cambiamento è una necessità e di affrontare nuove inaspettate responsabilità. Il coaching in tal senso può aiutare a “imparare a gestire i cambiamenti in maniera positiva, cercando di entrare e uscire da diversi scenari lavorativi, mantenendo un certo livello di autostima e di fiducia in se stessi e cercando di combinare le abilità e le capacità insite in ognuno di noi con i diversi scenari lavorativi” (Hudson, 1999).

“Il nuovo modello di Coaching propone invece una visione degli esseri umani simile a una ghianda, che racchiude in sé tutte le potenzialità per trasformarsi in uno stupendo albero di quercia. Per procedere nel nostro cammino abbiamo bisogno di nutrimento, di incoraggiamento e di luce, ma l’essenza della quercia è già dentro di noi” (Whithmore, 2003).

Il Coaching quindi, partendo dall’ambito sportivo e aziendale, si sposta a quello personale, portando con sé il suo bagaglio di strumenti e tecniche e al tempo stesso adeguandosi a una nuova prospettiva.

Motivi principali per i quali le persone si recano da un life – coach:

- Comunicare più efficacemente;

- Sentirsi meglio fisicamente ed emotivamente;

- Raggiungere un maggior reddito;

- Svolgere un maggior numero di attività in minor tempo;

- Migliorare sostanzialmente la qualità della vita;

- Sentirsi più vicine agli altri;

- Eliminare le controversie della vita;

-  Trovare la propria “vision” e “mission”;

- Sviluppare un percorso spirituale.

Questo spostamento dalla sfera lavorativa a quella personale e privata ha portato con sé un’ulteriore serie di cambiamenti: il coaching rivolto non solo agli adulti, ma ad altre fasce di età come bambini, adolescenti e anziani; a persone di ogni tipo che hanno in comune il voler migliorare alcune abilità e acquisire nuove competenze o il voler trovare la loro spiritualità (Williams, Thomas, 2005).

Possibili obiettivi e utenti di coaching:

 1. FAR FRONTE A NUOVE SFIDE PROFESSIONALI

UTENTI:

- Ricerca di prima occupazione;

- Scelta facoltà universitaria;

- Licenziamento;

- Disoccupazione;

- Scelta tra diverse opzioni di sviluppo di carriera;

- Pensionamento.

2. OTTIMIZZARE LA PERFORMANCE E IL RENDIMENTO PUNTUALE DELLE PRESTAZIONI

UTENTI:

- Situazioni di rischio e di emergenza;

- Situazioni nelle quali in un tempo determinato e breve occorre eseguire la propria migliore performance.

3. MIGLIORARE COMPETENZE E ABILITA’ SPECIFICHE

UTENTI:

- Gestione delle proprie risorse: tempo, energia, denaro;

- Assertività;

- Autostima;

- Decision macking e problem solving;

- Life planning;

- Comunicazione in pubblico;

- Gestione dello stress.

4. SOSTENERE E PROGRAMMARE I CAMBIAMENTI NEL CICLO DI VITA  

UTENTI:

- Matrimonio;

-  Traslochi;

- Genitorialità;

- Divorzio e separazione;

- Lutti;

- Malattie croniche o infortuni.

5. RICERCA INTERIORE  

UTENTI:

- Presa di contatto con la propria spiritualità;

- Scoperta della propria “Vision” e “mission”;

- Ricerca delle risposte agli interrogativi esistenziali.

I coach devono essere in grado di estendere le loro conoscenze e competenze, a prescindere da settore specifico in cui vengono chiamati a intervenire e operare come “agenti del cambiamento” capaci di anticipare e preparare il terreno per i cambiamenti necessari o auspicabili all’interno di un determinato contesto (Thorne, 2004).

Innanzitutto questi “agenti” dovranno affrontare per ogni cambiamento i rischi e le nuove opportunità che questo presenta, e affrontare le resistenze e i comportamenti che possono ostacolarne il processo e l’evoluzione.

E’ di grande rilevanza cercare alleanze e reti di relazioni utili e supportive, a livello personale e a livello professionale per migliorare la cooperazione e trarre il massimo vantaggio possibile per l’organizzazione e i singoli componenti (Thomas, Smith, 2004).

Il coach, inoltre, favorisce l’ottimismo e l’orientamento verso il futuro, guardando e mostrando la realtà dai diversi punti di vista e verificando accuratamente i nuovi scenari prima di prendere delle decisioni. Guidando i singoli clienti e i sistemi verso una crescita e un’evoluzione, dovrà anche insegnare a trarre informazioni dagli errori commessi, mostrando la strada della coerenza e della competenza (Hudson, 1999).

 

Il Mental Coaching

Il mentalcoaching proposto dall’ASPIC è un approccio che incorpora, come il coaching, i saperi della psicologia, del lavoro, della filosofia e della spiritualità, avvalendosi inoltre di una metodologia e di strumenti tratti e riadattati da un’accurata selezione di principi attivi della relazione di aiuto e della psicoterapia (Giusti, Montanari, Iannazzo, 2004).

Il Mentalcoaching si avvale, infatti, delle basi derivate dai fattori comuni dimostrati efficaci nelle psicoterapie e nella relazione d’aiuto, integrandole con specifiche competenze di coaching per quanto riguarda tecniche e strumenti operativi d’intervento.

In un’ottica di costante miglioramento della qualità della vita, si focalizza prevalentemente sulle potenzialità e sulle risorse del cliente, in funzione di una meta futura, e lo accompagna a:

- superare eventuali barriere interne o esterne al raggiungimento di obiettivi ambiziosi: “fare il salto” oltre gli ostacoli, attraverso piani d’azione creati insieme su misura;

- aumentare la consapevolezza comportamentale (pensiero- emozione- azione);

- sviluppare un comportamento flessibile per cogliere nuove opportunità esistenziali, adattarsi ai cambiamenti e trasformare situazioni difficili in esiti positivi;

- emozionare la mente e gestire le emozioni e l’affettività;

- ottimizzare il proprio tempo e diventare più competenti nella risoluzione di problemi relazionali complessi, agevolando rapporti di reciproco guadagno “win win";

- incrementare l’autostima e la sensazione di successo personale;

- prevenire stress e conflitti e sviluppare la creatività e l’innovazione;

- chiarire la propria “vision” e “mission” aumentando la capacità di decidere e pensare in modo strategico.

La figura del mentalcoach non è, quindi, esclusivamente formata su conoscenze e metodi applicabili nei soli contesti organizzativi, ma gode di una formazione di più ampio respiro: è in grado di fare una buona analisi della domanda rispetto alle questioni che il cliente porta; ha a disposizione un’ampia gamma di strumenti e tecniche in modo da poterli utilizzare con flessibilità adeguandosi alla specificità di ogni singolo cliente, e soprattutto è in grado di proporre “confini” chiari e  sicuri rispetto alla definizione  dei contratti con questo.

La “palestra mentale” in cui si svolge il mentalcoaching è un ambiente sicuro, supportivo e di interesse genuino. L’attività viene ritagliata in base all’interlocutore e alle sue esigenze in una logica “su misura” e di assoluta riservatezza. Di conseguenza anche i tempi e le modalità degli incontri assumeranno una vasta gamma di variazioni: bisettimanali, telefonici saltuari, intensivi o sul luogo per diversi giorni consecutivi, ecc.

Un percorso di mentalcoaching è un intervento soprattutto di tipo psicologico, in quanto si costruisce con il proprio cliente una relazione riservata, caratterizzata dalla fiducia; si definisce un setting, inteso come “luogo di incontro” e un contratto all’interno del quale vengono identificati:

-  gli obiettivi che attraverso il percorso si intendono raggiungere;

- le modalità per verificare che siano stati raggiunti;

- il modo ed i tempi degli incontri.

L’approccio alla professione del coach che l’ASPIC propone ha una radice teorica nel modello umanistico – esistenziale integrato i cui presupposti fondamentali sono:

- un punto di vista in cui le esperienze non sono ridotte a pulsioni e difese;

- un orientamento fenomenologico al comportamento umano, dove la prospettiva interna e l’esperienza consapevole determinano la realtà individuale;

- un interesse nel qui ed ora dell’esperienza;

- una visione degli esseri umani come individui unici, che possiedono la motivazione all’autorealizzazione;

- la fiducia nella fondamentale libertà e autonomia degli individui, nonostante i limiti imposti dalla società;

- “l’accettazione che la natura umana non può mai essere pienamente definita” (Giusti, Montanari, Montanarella, 1995).

Il Mentalcoaching inoltre si contraddistingue per essere mirato a un utilizzo non necessariamente contestualizzato in azienda – come prevalentemente avviene oggi in Italia per il coaching bensì in molti altri ambiti della vita e fasce d’età:

- vita privata. Life planning, gestione delle risorse interne ed esterne (tempo, energia, denaro) famiglia e sviluppo delle relazioni, salute e fitness, gestione di malattie croniche e infortuni;

- transizioni nella vita privata: matrimonio, lutto, trasloco, genitorialità, allontanamento dalla famiglia d’origine, divorzio; 

- carriera lavorativa: scelte di carriera, pianificazione finanziaria, sviluppo di coesione, efficacia e performance del gruppo di lavoro, disoccupazione, ricerca lavorativa, pensionamento;

- bambini, adolescenti e ragazzi: potenziamento di capacità e risorse, promozione di decisioni funzionali, ottimizzazione delle prestazioni scolastiche, accademiche, artistiche e sportive;

- Massimizzare la performance e il rendimento puntuale e specifico delle prestazioni: chirurghi, attori teatrali, sportivi, concertisti, ballerini, soldati, vigili del fuoco e tutti coloro che lavorano in situazioni estreme e di emergenza;

- Spiritualità: ricerca e sviluppo della propria consapevolezza spirituale, sua applicazione nelle decisioni quotidiane.

Il mentalcoaching è finalizzato a fare il salto oltre l’ostacolo, vero o presunto, ristrutturando credenze, convinzioni e pregiudizi autolimitanti, valorizzando e potenziando le risorse interne già presenti nell’individuo per liberare l’entusiasmo e la creatività imprigionata e per divenire il “coach permanente" di se stesso.le motivazioni che spingono a ricercare un percorso di mentalcoaching potrebbero essere ravvisate nel desiderio di una maggiore maturazione e crescita interiore, nel desiderio di raggiungere degli obiettivi prefissati o di migliorare alcune competenze specifiche.

Il mentalcoach si relaziona nei confronti dei propri clienti non come esperto, autorità o guaritore, bensì come partner. Quindi, una volta scelti con il mentalcoach l’ambito, le modalità di intervento e gli obiettivi di lavoro comune, il cliente non abbandona la propria responsabilità di creare e mantenere ciò che viene definito e il mentalcoach non se ne assume piena responsabilità. Il cliente, infatti, non cerca una cura a livello emotivo o sollievo da dolori di origine psicologica, con il supporto del mentalcoach intraprende azioni per raggiungere un obiettivo e non si dimostra troppo esitante nell’effettuare progressi nella direzione stabilita.

I motivi che spingono un coachee a rivolgersi a un coach possono essere uguali o differire da quelli di un cliente di counseling; ciò che contraddistingue il coaching sarà il focus d’intervento e la metodologia applicata. Il coaching è infatti caratterizzato da una maggiore progettualità, da un’intenzionalità finalizzata al cambiamento più evidente e da una motivazione più determinata a raggiungere velocemente i propri obiettivi, dal cambiare delle aree o delle modalità, non perché disfunzionali, ma per renderle più efficaci ed efficienti, in un’ottica di miglioramento della qualità della vita e ottimizzazione dei risultati (Giusti, Taranto, 2004).

Elementi di comunanza col counseling sono:

- l’importanza della relazione;

- l’esistenza di un setting;

- la formulazione di un contratto di lavoro e intervento;

- la progettualità per il raggiungimento di obiettivi e scopi;

- il pagamento;

- la condivisione di comportamenti etici;

- la presenza di un operatore congruente, che abbia lavorato su di sé e che sia consapevole e in grado di gestire e separare dal contesto della relazione di aiuto le sue problematiche interne.

Mi piacerebbe ricevere un FEEDBACK da te sull'articolo, per sapere se ti ha interessato e se ti piacerbbe effettuare un percorso di Coaching . Se lo vuoi fare chiamami pure e non avere timore. Se il primo colloquio gratuito ti interesserà, potrai scegliere di continuare o no. A presto! Un caro saluto

Articolo del:


di Giulia Frattini

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