Danno esistenziale da mancata presenza del padre

La Corte di Cassazione con l’ordinanza n. 17164/2019 si è occupata del ricorso proposto da un figlio che si è visto accogliere parzialmente dalla Corte di Appello di Firenze l’impugnazione proposta dal padre ed è stato conseguentemente soccombente in relazione alla domanda di risarcimento del danno esistenziale lamentato a seguito della mancata presenza della figura paterna nella propria vita.

Il ricorrente ha contestato la violazione degli artt. 2 e 30 Costituzione e degli artt. 147, 148 e 2059 Codice Civile, “per avere ritenuto non provato il pregiudizio subito dal figlio in conseguenza della condotta del padre rispetto ai doveri genitoriali sia morali che materiali, per averlo privato, per lunghi anni, dell’apporto affettivo ed economico, essendo cessati i rapporti dal 2001”.

Ha, inoltre, censurato la sentenza di secondo grado là ove ha ritenuto la domanda priva di prova specifica, ritenendo al contrario che la lesione di diritti costituzionalmente protetti fosse da ritenersi “in re ipsa”,  nella stessa natura di detti.

La Corte di Cassazione non accoglie detta tesi: “il danno non patrimoniale, con particolare riferimento a quello cd. esistenziale, non può essere considerato “in re ipsa”, ma deve essere provato secondo la regola generale dell’art. 2697 c.c., dovendo consistere nel radicale cambiamento di vita, nell’alterazione della personalità e nello sconvolgimento dell’esistenza del soggetto. Ne consegue che la relativa allegazione deve essere circostanziata e riferirsi a fatti specifici e precisi, non potendo risolversi in mere enunciazioni di carattere generico, astratto, eventuale ed ipotetico”.

Nel caso esaminato, la Suprema Corte non ha rinvenuto la “prova concreta circa l’esistenza effettiva di tale pregiudizio”.