Figli sereni di genitori separati
Il divorzio è una realtà che di per sé deve oggi essere sdrammatizzata. Il problema è la fine dell'amore - il divorzio è un modo civile e dignitoso per affrontarlo. Una vita coniugale e di famiglia alimentata da continue tensioni, rinunce, conflitti è sicuramente peggiore di un divorzio, per i coniugi ma anche per i loro figli.
Le generazioni dei cinquantenni e dei quarantenni di oggi non sanno più farsi carico delle frustrazioni che un matrimonio finito, ma trascinato, inevitabilmente genera. Questo si può valutare come un passo avanti, un punto di crescita della società civile. Certo è importante che questo doloroso passaggio venga vissuto dai genitori con profondo senso di responsabilità, con sincerità, fermezza, chiarezza.
E’ importante essere genitori seri e responsabili nel momento del divorzio e dopo di esso. Si può e si deve essere buoni genitori anche mentre si divorzia. Dobbiamo essere capaci di parlare ai nostri figli di una realtà dura come la fine dell’amore, dobbiamo farlo con sincerità e chiarezza. Serve certo un’attenta riflessione per modulare questo racconto sul livello di maturità dei nostri ragazzi. Il linguaggio che potranno comprendere, le argomentazioni per loro possibili.
Dobbiamo smascherare l’ipocrisia delle moltissime persone che ancora dicono “non ho divorziato per i figli”: spesso non si ha il coraggio di affrontare una decisione difficile, non si vuole rinunciare ad uno status sociale, economico. I figli diventano un alibi. Però dobbiamo sempre ricordare che i nostri figli imparano essenzialmente dall’esempio che noi sappiamo fornire: se noi viviamo senza amore, i nostri figli saranno rinunciatari su questo, non sapranno forse a loro volta riprodurre una situazione di amore.
Analogamente è se noi viviamo senza dignità, nell’ipocrisia, nella finzione: questo è più devastante di un divorzio. Dividersi è una decisione importante, ma generalmente nella nostra società è molto ben ponderata; quando una donna, specialmente una donna con i figli, in Italia divorzia è perché davvero non può più andare avanti. Diciamo in Italia perché certo altre realtà culturali e sociali sono probabilmente più disinvolte, forse in America, e forse nel nord dell’Europa si divorzia con maggiore leggerezza.
Se la decisione è presa in modo attento e consapevole, non possiamo che sostenerla e cercare di aiutare i genitori a superare il senso di colpa e di fallimento. Non si può essere buoni genitori se si è gravati dal senso di colpa, non si può essere giusti, equilibrati, autorevoli.
Questo articolo aiuterà i genitori che hanno affrontato il divorzio, o che stanno per affrontarlo, ad essere più sereni, a liberarsi dalla colpa e ad affrontare la situazione salvaguardando realmente la felicità dei bambini, sicuramente ancora possibile. Nel presente articolo intendiamo descrivere un metodo insieme liberatorio e responsabile per affrontare meglio gli effetti della separazione e del divorzio.
Le nostre riflessioni orbiteranno intorno alla dimensione dei piccini, ai loro bisogni e alla loro visione del mondo. Quali sono le esigenze fondamentali dei bambini piccoli, dei bimbi in età scolare e degli adolescenti, e che cosa succede quando queste esigenze non vengono più soddisfatte in misura sufficiente? Che cosa pensa e come si sentono i nostri figli? Perché assumono un certo comportamento in determinate situazioni, e come possiamo evitare convinzioni erronee da cui deriverebbero decisioni nocive per loro?
Da questa discussione scaturiranno (o almeno così ci auguriamo) un’immagine più veritiera della “realtà dei figli dei divorziati”, una migliore comprensione dei piccoli e dei loro atteggiamenti e nuove possibilità di intervento per genitori e nonni, maestri d’asilo e insegnanti, specialisti e avvocati.
Secondo le ricerche ed esperienze, la capacità di garantire ai bambini una crescita serena, non dipende tanto dal modello familiare quanto dalla nostra condotta nei loro confronti. Occorre intuire e soddisfare i loro bisogni a prescindere dalla costellazione familiare, dalla forma della convivenza o dallo stile di vita.
La domanda decisiva non è pertanto: “Divorzio sì o no?”, bensì: “Noi genitori, sposati o separati, come possiamo leggere correttamente il comportamento dei nostri figli e rispondere in maniera adeguata alle loro esigenze?”
Di solito dopo la separazione i genitori si sentono pieni di rimorsi e i figli a volte manifestano alcuni sintomi quali: divenire depressi o iperattivi, modificano cioè il loro comportamento. Essendo convinti che ogni bambino e ogni situazione possono essere giudicati solo singolarmente eviteremo di generalizzare. Mentre ci chiediamo di cosa hanno davvero bisogno i bambini e che cosa li faccia soffrire: si è scoperto che molti dei problemi individuati non erano specifici del divorzio, bensì affliggevano anche le cosiddette “famiglie normali” oppure rientravano nei “grossi” problemi e nelle insensatezze della nostra epoca, prima fra tutte la sempre maggiore mancanza di tempo da dedicare ai figli.
Da questa prospettiva, il divorzio può essere considerato il punto di cristallizzazione delle questioni generali legate all’educazione e allo sviluppo infantile. Volendo spiegare bene che cosa è indispensabile affinché il divorzio sia, “indolore” abbiamo condensato i fatti e le raccomandazioni più importanti in tabelle facendoci guidare dalla seguente idea pedagogica: un bambino cresce al meglio, il suo benessere e la sua autostima restano illesi se le sue esigenze fisiche e psichiche vengono soddisfatte in misura sufficiente.
Come garantire il benessere del bimbo nonostante la separazione e il divorzio è importante, ma occorre tener conto della complessa problematica del concorso tra i diversi metodi educativi adottati dai genitori, le condizioni familiari e i presupposti sociali.
Diamo per scontato che quasi tutti i padri e le madri si sforzino di essere buoni genitori per i loro figli. Se ci riescono in tutto o in parte, può dipendere dal loro concetto di educazione e dal loro rapporto con i figli. Alcuni separati non possono però concentrarsi più sui figli, perché afflitti a loro volta da preoccupazioni sentimentali, professionali o economiche. Spesso è inoltre il contesto sociale a impedire ai divorziati di accudire adeguatamente i piccini.
Occorre farsi delle domande:
1. Come diciamo a nostro figlio che intendiamo separarci?
2. Il bambino piccolo, il bimbo in età scolare e il ragazzo come percepiscono la separazione e il divorzio?
3. Genitori e figli come vivono la separazione?
4. Come e perché il bambino sente la mancanza del genitore assente?
5. Con quali possibili conseguenze?
La quotidianità dopo la separazione
1. Come fanno i genitori a capire se il figlio sta bene?
2. Che cosa cambia nel rapporto genitori – figli?
3. Quante case diverse può sopportare un bambino?
4. Di quanta assistenza familiare ed extra familiare necessita il bimbo?
5. Di quanto aiuto hanno bisogno i genitori per l’assistenza ai figli?
6. E’ possibile vivere separati ma educare insieme?
Sul piano dei sentimenti
1. Il bambino può stare bene se i genitori stanno male?
2. Perché i dissidi tra i genitori sono tanto negativi per i figli?
3. Quale significato rivestono i modelli familiari tradizionali, i valori etici, la morale sociale e religiosa?
I figli dei divorziati da adulti
1. Che cosa ne è dei figli dei divorziati?
2.Hanno più problemi di chi proviene da una famiglia normale?
3. Di che cosa hanno bisogno per stare bene?
Come lo diciamo ai nostri figli
Di solito i genitori credono di dover comunicare ai figli piccoli la decisione di separarsi o divorziare, decisione gravida di conseguenze. Quindi, immaginano di farlo con la maggiore delicatezza possibile, ma anche con onestà e schiettezza e si apprestano a dirlo, scegliendo con cura le parole e controllando il tono della voce. “Io e il tuo papà eravamo sposati…a un certo punto abbiamo smesso di andare d’accordo, così ora abbiamo deciso di di divorziare”.
La madre che dice queste parole, controlla sul viso del figlio l’effetto che gli stanno facendo e aggiunge: “Ma sai che la mamma e papà continueranno a volerti bene e saranno sempre al tuo fianco”. Così le cose vengono chiarite una volta per tutte in maniera molto tranquilla, ottimista e con un messaggio finale positivo.
Spesso sembra che i bambini restino indifferenti al divorzio dei genitori e si limitino a reprimere il dolore che viene loro inflitto. Nella letteratura psichiatrica e psicologica si parla spesso di rimozione, affermando che la sofferenza provocata dalla separazione è troppo grande perché un bambino piccolo riesca ad affrontarla.
Perciò si arriva alla rimozione, cosa che non è affatto positiva. E’ senz’altro corretto affermare che anche i bambini sono in grado di reprimere gli avvenimenti dolorosi. La separazione e il divorzio non sono un argomento spiacevole per un bambino di quattro anni, se si verificano alcune condizioni come ad esempio essersi già trasferiti in una nuova casa, con il papà già lontano o distante per lavoro.
I bambini sono spesso disorientati quando sanno che i genitori non si vogliono più bene e diventano timidissimi. La notte non sempre riescono a dormire bene. E’ innegabile che la spiegazione data ai figli scatena in loro paura e disorientamento. Le parole possono infondere sicurezza, ma possono anche turbare. I piccoli non riescono a comprendere che, pur allontanandosi, il papà continua a essere presente per loro e a volergli bene. E lo comprendono quando vedono che il papà si occupa di loro come prima, pur non vivendo più con moglie e figli.
Per molti genitori è difficilissimo palesare i sentimenti in modo mirato e misurato, anche davanti ai figli. Si sforzano di nascondere al bambino il rancore e la collera che provano verso il partner. Cercano di descrivere la situazione familiare con la maggior calma e obiettività possibile. In effetti non è facile. Spesso gli adulti trasmettono anche messaggi contraddittori ai bambini. Durante il colloquio, entrambi i genitori tentano di controllare le emozioni.
L’atteggiamento reciproco del padre e della madre comunica tuttavia i sentimenti negativi ai figli - se non subito, al più tardi nella quotidianità. A che cosa devono credere i bambini? Alle parole o al comportamento? “Per loro il linguaggio del corpo è molto più significativo di quello parlato”.
Ma allora i genitori che si separano come devono esprimere i loro sentimenti? Hanno l’urgenza di spiegarsi, di dialogare con il piccolo. Possono soltanto sforzarsi di esternare il meno possibile l’avversione e la frustrazione reciproche davanti ai figli. Per i bambini sono però molto più significativi i sentimenti che gli adulti esprimono nei loro confronti.
L’astio verso il partner non deve mai impedire alla madre e al padre di coprire i piccoli di premure. Qui entra in gioco anche l’importanza che ciascun partner attribuisce al rapporto con l’altro con i figli. Questi ultimi non dovrebbero mai avere l’impressione che uno dei due genitori metta in dubbio e ostacoli la loro relazione con l’altro.
Da questo punto di vista, gli adulti hanno una responsabilità che non muta dopo il divorzio. I genitori hanno deciso di avere dei figli insieme e rispondono del loro benessere anche in futuro. Quando gli adulti sono tristi e disperati, molti bambini cercano di consolarli, e ciò conduce a un avvicinamento tra genitori e figli. L’odio e la collera esercitano invece un effetto del tutto differente sui piccoli, che si sentono minacciati proprio dalle persone cui tengono e da cui si rifugiano normalmente quando hanno paura.
La maggior parte delle coppie non riesce a risparmiare ai bambini lo choc della separazione, ma il fallimento del matrimonio non deve per forza spaccare la famiglia in due. La tristezza può avvicinare genitori e figli. E’ però fondamentale che nei mesi e negli anni successivi venga conservato il legame emotivo sia con entrambi i genitori. Solo così i bimbi si sentiranno amati e protetti. Spesso gli adulti si sforzano di raccontare ai figli la verità sui loro rapporti coniugali che, col tempo si sono modificati e li hanno portati alla decisione di separarsi. Ma è difficile che un bimbo comprenda queste dinamiche.
Una vera comprensione avviene solo durante l’adolescenza. Difatti dai 10 ai 16 anni il pensiero è maturato; è di tipo astratto: le idee sulle relazioni sentimentali, sulla famiglia e sull’educazione, divengono assai più chiare e si sviluppa un pensiero autonomo riguardo ai rapporti sociali. Se i figli vengono ascoltati, gli viene dimostrato che gli si vuol bene, i bambini riescono ad adattarsi.
Grazie alla loro disponibilità a prendersi cura del bambino, i genitori occupano un posto di primo piano nei suoi confronti: hanno messo al mondo un figlio e ne sono responsabili. Il legame che essi instaurano col piccolo affonda le sue radici nelle loro esperienze infantili e nel loro rapporto sentimentale. Viene però plasmato dall’interesse per il benessere fisico e psichico del piccolo, dall’affetto che il figlio dimostra nei confronti del padre e della madre e dalle esperienze che condividono con lui.
Le esperienze comuni avvicinano i genitori al figlio, mentre la mancanza di esperienze ha un effetto estraniante. Il dolore procurato al genitore non affidatario dalla separazione, dipende dalla solidità del suo legame col figlio, ossia da quanto tempo e affetto gli ha dedicato in precedenza. Il dolore procurato al genitore non affidatario dalla separazione perciò dipende da quanto l’adulto si era affezionato al piccolo, da quanto tempo e da quante attenzioni era abituato a dedicargli. Un bambino non può restare solo, anche al di là della separazione; egli ha bisogno nei primi anni di vita di persone che gli stanno accanto, con cui entrare in totale confidenza.
Il significato che il papà e la mamma rivestono per il piccolo dipende dalla misura in cui hanno soddisfatto le sue esigenze in passato, gli hanno consentito di vivere delle esperienze e seguitano a farlo dopo la separazione. Gli adolescenti non possono più amare i genitori come li amavano da piccoli: durante la pubertà, la natura cancella il legame genitori – figli al punto che il soggetto ormai quasi adulto, diventa in gran parte autonomo sul piano emotivo ed è in grado di avviare rapporti sentimentali e fondare una nuova famiglia. Grazie a questa indipendenza, il ragazzo si sottrae quasi del tutto al controllo dei genitori e obbedisce solo quando ne ha voglia.
L’annullamento del rapporto con gli adulti conduce infine anche ad una diversa visione del mondo. Per il ragazzo, il padre e la madre perdono lo status speciale di cui godevano quando era piccolo e diventano persone normali. Nei coetanei i giovani cercano: il sosia, l’anima affine, l’alter ego, una sensazione di affiatamento, una relazione indistruttibile, stabilità, fedeltà, solidarietà, generosità e discrezione. Il gruppo significa: senso di appartenenza, amicizia, protezione.
La pubertà rappresenta un momento difficile, per genitori e figli anche nelle famiglie intatte. Separazione e divorzio possono aggravare i problemi. Le difficoltà relazionali con i giovani non vanno imputate solo alla separazione o all’ex coniuge. Anche se il matrimonio fallisce, i genitori devono offrire all’adolescente tutto l’appoggio possibile nei quattro ambiti evolutivi principali:
1. durante lo scioglimento del legame con i genitori e l’avvicinamento ai coetanei;
2 nello sviluppo della nuova mentalità autonoma;
3. Nella ricerca dell’identità;
4. Nel rapporto con la sessualità.
I genitori devono lasciare andare il giovane; non devono incatenarlo, nemmeno mandarlo via. Devono tenergli sempre la porta aperta qualora abbia bisogno di aiuto e consigli. I genitori devono restare coerenti con le loro opinioni ed esprimere le loro idee, ma senza pretendere che l’adolescente le condivida o che prenda esempio dal loro comportamento. Per evitare conflitti di lealtà, i genitori devono fare il possibile per non coinvolgere i figli nei loro problemi coniugali.
Assistenza nella prima infanzia e in adolescenza. Un’assistenza affettuosa e continuativa è importante sia nella prima infanzia che nell’adolescenza anche se il bambino e l’adolescente hanno esigenze diverse. Essere accettato dagli altri ed essere apprezzato per le proprie attitudini e la propria condotta è importantissimo per ogni bambino, ma anche per l’adolescente il riconoscimento del gruppo lo aiuta a sviluppare meglio la propria identità e la propria autostima. Quindi in tutto questo i genitori, pur se separati, rivestono un ruolo essenziale e basilare nel fornire conferme al bambino ma anche al ragazzo adolescente.
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