L'equazione della felicità creata da un ex manager Google 


Cosa fare quando tutto crolla? Mo Gawdat, ex manager Google, dopo la morte del figlio ha lasciato tutto per aiutare gli altri e se stesso a ritrovare la gioia
L'equazione della felicità creata da un ex manager Google 

Doveva essere un semplice intervento chirurgico, invece qualcosa andò storto e nel giro di pochi minuti Ali non c'era più.

Al padre lasciò un ultimo messaggio diretto: "Ricorda di ascoltare più spesso il tuo cuore. Il tuo compito qui non è ancora finito".

Si è congedato così, con una saggezza insolita per l'età che aveva, il figlio di Mo Gawdat, manager prima in IBM e Microsoft e poi responsabile Google per i mercati emergenti in Medio Oriente, Africa e Europa dell'Est.

Dopo la morte del figlio, Gawdat ha lasciato il lavoro per dedicare il resto della sua vita alla diffusione nel mondo della sua equazione della felicità.

Da qui un libro, in uscita in Italia il 4 settembre, che è un best seller internazionale, venduto in 24 Paesi.

Dietro a "L'equazione della felicità" c'è soprattutto una missione.

"Si tratta - spiega - di un modello ispirato all'esempio di Ali e che, per paradosso, ha permesso alla mia famiglia di superare la sua perdita. Il mio intento nel condividere il messaggio di mio figlio, la pace con cui ha vissuto la sua vita, era di onorare il suo ricordo e tramandare il suo lascito".

Così si è prefissato una missione ambiziosa: aiutare dieci milioni di persone a essere più felici, creando un vero e proprio movimento #10milionhappy.

Poche settimane dopo l'uscita del suo libro, e la pubblicazione dei suoi video, il movimento ha iniziato a crescere e nel giro di pochi mesi l'obiettivo è stato raggiunto.

Così, come faceva già a 8 anni, si è messo in testa di leggere e studiare tutto quello che era stato già scritto e dimostrato su un argomento preciso, questa volta, sulla felicità.

E già in partenza siamo a un punto fondamentale: la felicità non va cercata fuori, ma dentro di noi.

Quindi, secondo l'equazione di Gawdat non è l'evento in sé a renderci infelici, ma il nostro modo di interpretarlo. Ma non si tratta solo di questo; altri punti importanti vengono toccati e di seguito propongo una breve sintesi.


Siamo noi a causarci sofferenza restando aggrappati al dolore

Continuare a rimuginare su qualcosa non cambia gli eventi di una virgola.
La felicità inizia con una scelta intenzionale. Abbiamo sempre due scelte: fare del nostro meglio, accettando il dolore, ma liberandoci della sofferenza, oppure soffrire.


La voce dentro alla testa non siete voi

Se credi di essere ciò che pensi, ti identifichi con i pensieri. I pensieri cattivi non equivalgono affatto a una persona cattiva. Il cervello si limita solo a presentarli alla nostra considerazione: è il suo mestiere. A definirci davvero è la decisione di metterli in pratica. Non siamo obbligati a dare seguito a tutto ciò che ci passa in testa.


La mente si può addestrare

Ogni volta che offrite al cervello l'esca di un nuovo pensiero, lui abbocca. E tra le tante tra cui poter scegliere, con quali dovreste alimentare il vostro cervello? Proprio così: con pensieri felici. D'ora in poi, ogni volta che un tarlo vi assilla, addestrate il cervello a cambiare direzione. A volte basta questo.


Sii te stesso, non badare al giudizio della gente

Restando aggrappati all'immagine che ci siamo costruiti, ci condanniamo all'infelicità con le nostre stesse mani. Sforzarsi continuamente di ottenere approvazione per l'immagine che vi siete scelti è una battaglia persa in partenza, perché il vostro vero io non corrisponde al personaggio che interpretate. È lo scarto tra uno e l'altro che ci rende infelici, costringendoci ad aggiungere dettagli e accessori alla nostra immagine, nella speranza di convincere gli altri.


Niente è bene o male, è il nostro pensiero a renderlo tale

Riconoscere che anche eventi apparentemente negativi possono averci spinti in una direzione positiva ricalibra la nostra stessa definizione di ciò che è bene e ciò che è male. Vi renderete conto che a volte sono le nostre aspettative ad essere fuori strada, e che la vita può sorprenderci. Gli eventi della vita non sono mai del tutto negativi o del tutto positivi.


Mai rassegnarsi all'infelicità

Molti di noi si rassegnano all'infelicità, convincendosi che comunque non esistano alternative. In realtà a farci soffrire è la paura, una paura senza volto. Perciò il primo passo per liberarcene è guardarla bene e riconoscerla per quella che è. Una volta individuata la paura, imponetevi di affrontarla.


Diventate fanatici della consapevolezza

La scoperta del mondo esterno e interno a voi deve diventare una passione dominante. Siate curiosi. Siate esploratori, siate fanatici. Inaugurate ogni giorno con il proposito di conservarvi aperti alle nuove esperienze. Non importa cosa deciderete di notare: ciò che conta è imporsi di restare vigili. Inaugurate un "diario degli eventi positivi". Allenatevi a prestare attenzione alle buone notizie e scrivetele.


La gratitudine conduce sempre alla felicità

La gratitudine è uno stato mentale. Volgendo lo sguardo in basso imparate a coltivarla. Potreste persino provare gratitudine per gli eventi che vi hanno fatto soffrire, rendendovi conto che altri hanno subìto ferite molto più profonde. Il confronto dimostrerà che tutto sommato siete fortunati.


Vogliatevi bene

Ricordatevi di circondarvi di persone che vi apprezzano. Non permettete mai ai bulli o agli ipercritici di entrare nella vostra vita, neanche per un secondo. Siate aperti alle critiche positive e costruttive, espresse con amore e comprensione, e per il vostro bene, ma escludete quelle distruttive. Se un amico comincia a manifestare un atteggiamento negativo dategli tre possibilità e ditegli chiaro che cosa provate. Se insiste, ribadite il concetto, ma alla terza volta prendete il largo.

La felicità è una scelta che è solo dentro di noi e passa dalla consapevolezza di ritornare a sentire ciò che siamo. Essere Umani.

 

 

Articolo del:


di Mauro Dotta

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