Liberarsi dal passato
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Chi sei? In quali termini ti riconosci?
Per riuscire a rispondere a queste due domande probabilmente dobbiamo ricorrere alla vita passata, a un qualcosa già di vissuto ma al quale siamo legati e che ci riesce difficile sfuggire. Quali parole descrivono meglio chi sei? Sono forse delle etichette che abbiamo accumulato durante tutta la vita?
Forse abbiamo un cassettino personale dal quale estraiamo le varie etichette, quotidianamente. Sono cartellini con sopra scritto delle frasi fatte come: "sono nervoso”, “sono timido” , "sono goffo” e di tutta una serie di altri simili a questi. Forse ci siamo ricordati di metterne anche alcuni positivi come: sono affettuoso, sono bravo, sono dolce, ecc.
Questi però non saranno considerati dato che lo scopo di questo articolo è di aumentare la tua autostima piuttosto che esaltare le tue belle qualità. Certi termini non sono di per sé impropri; improprio e dannoso può essere l'uso che se ne fa, infatti, mettere un'etichetta può essere un elemento di blocco per la crescita personale. Spesso usiamo queste etichette per giustificare il nostro rimanere identici.
"Mettetemi una etichetta e mi avrete annullato", scrisse Soren Kierkegaard
Se l'individuo non riesce a smentirla l'io cessa di esistere. Risulta assolutamente veritiero anche delle etichette che ci auto appiccichiamo. Riusciamo ad annullarci, negarci, identificarci coi marchi di fabbrica invece che sviluppare un potenziale di crescita. Tutte le auto considerazioni ed etichette emergono dalla vita passata ma il passato non è che un recipiente di cose inutili. Cerchiamo di esaminarci in considerazione del nostro attaccamento al passato. Tutte le auto affermazioni autodistruttive nascono dall'uso di queste quattro frasi nevrotiche:
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questo sono io
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sono sempre stato così
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non posso farci nulla
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è nella mia natura.
Questo è il pacchettino completo delle frasi che ci impediscono di crescere, di cambiare, di vivere una nuova vita più emozionante e colma di soddisfazioni nel presente.
Un esempio tipico ci viene da una considerazione fatta da Dyer, in un suo articolo dove racconta di una nonna che tutte le domeniche, quando i figli e nipoti vanno a pranzo da lei, decide esattamente le singole porzioni per ognuno, secondo il suo abituale criterio. Su ogni piatto mette due fette di carne, un po' di piselli e delle patate. alla domanda “perché fai così"? lei risponde “ho sempre fatto così” e “perché?“,”sono fatta così”. La nonna agisce in questo modo in base ad un'etichetta che lei è stata attaccata durante la sua vita.
Alcune persone quando sono messe di fronte al loro modo di agire si servono del pacchettino del quattro frasi tutto in una volta. Il modo in cui descrivi un comportamento che ti cancella, ti annulla può essere ricondotto a qualcosa che hai appreso nel passato. Ogni volta che pronunciamo una di quelle quattro frasi in realtà stiamo solo affermando che intendiamo continuare a essere come siamo sempre stati senza alcuna voglia di cambiamento. In realtà possiamo cominciare a sciogliere i nodi che ci tengono legati al passato e quindi eliminare tutte quelle espressioni che ci costringono a restare quello che siamo sempre stati, anche da subito, dobbiamo solo decidere di farlo. Seguendo sempre il suggerimento dato da Dyer, farò una piccola lista di quelle connotazioni tipiche nelle quali possiamo ritrovarci o riconoscerci quotidianamente:
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sono timido
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sono pigro
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sono timoroso
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sono goffo
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sono ansioso
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sono grasso
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sono stonato
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sono un orso
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sono rigida
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sono una pessima cuoca
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mi stanco facilmente
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sono testardo
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sono immaturo
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sono meticoloso
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sono ostile
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sono pomposo
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sono apatico
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sono imprudente
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sono vendicativo
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sono irresponsabile
Probabilmente in alcune di queste ci ritroviamo. La questione scomoda non è quali etichette scegliamo ma il fatto che le scegliamo. Il punto di partenza è quello di capire da dove sono arrivate queste auto connotazioni distruttive per il nostro ego.
Esistono due categorie di queste etichette, una prima parte sono state affibbiate dagli altri, le altre risultano da una scelta per personale fatta per evitare di affrontare delle situazioni sgradevoli.
Le etichette regalateci dagli altri sono la parte più corposa infatti sono il frutto di continui e ripetuti suoni di parole che ci hanno accompagnato tutta la vita. Mentre le seconde, cioè quelle che ci siamo appiccicati da soli, derivano da tutte quelle situazioni che ci hanno creato un disagio e quindi ci hanno costretto ad etichettarci per evitare la sofferenza derivante da quella situazione.
Esistono diversi gruppi di autoconnotazioni tipiche e relativi vantaggi nevrotici che ne derivano, di cui adesso vorrei fare un piccolo elenco
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Non sono bravo a scuola. Questa etichetta cerca solo di evitare la fatica di dover studiare una materia che hai sempre trovato noiosa.
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Sono una schiappa negli sport in disegno in cucina ecc, questo tipo di etichetta assicura che nel prossimo futuro non ti dedicherai a nessuno di questi campi giustificando così scasso scarso rendimento che hai avuto al passato.
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Sono timido, riservato, suscettibile, pauroso, ecc. queste richiamano in campo la genetica. Infatti, invece di affrontare questa mentalità autodistruttiva che le alimenta, vengono accettate convincendoti che “sei sempre stato cosi”. Questa autodefinizione ci aiuta ad evitare l'impresa di essere diverso da come siamo sempre stati e quindi di evolverci verso un cambiamento positivo.
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Sono goffo, sono scoordinato, ecc. Questo tipo di connotazioni provengono dalla nostra fanciullezza infatti sono utilizzate per non cadere eventualmente nel ridicolo dato che non ci si sente fisicamente adeguati e all'altezza degli altri.
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Sono brutta, grassa, piatta, troppo alta, ecc. Questi aspetti che riguardano il nostro fisico invece ci aiutano a eliminare i rischi a cui possiamo incorrere con l'altro sesso. Fintanto che ci vediamo in queste condizioni non riusciremo ad avere un rapporto amoroso come vogliamo e spesso ci serviamo dello specchio per giustificare la mancata occasione di una vita diversa.
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Sono disorganizzato, sono meticoloso, sciatto, ecc. Queste etichette che riguardano invece il nostro comportamento ci consentono di giustificare il modo in cui facciamo certe cose e la possibilità di manipolare gli altri. Se continuiamo a regolarci sempre nella stessa maniera evitiamo il rischio di fare qualcosa di diverso e contemporaneamente il nostro esempio viene seguito dalle persone che ci circondano.
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Dimentico tutto, sono imprudente, irresponsabile, ecc. Questi aggettivi che ci auto attribuiamo sono molto utili quando vogliamo vendicarci della nostra inefficienza infatti risparmiano il correggere di una distrazione di un'imprudenza o di una negligenza e con la scusa di essere fatti in questa maniera riusciamo a convincerci che va bene così.
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Sono prepotente, aggressivo, autoritario, ecc. In questo particolare frangente il ripeterci questi aggettivi ci dà modo di continuare a commettere sempre gli stessi errori invece di cercare un modo per disciplinare il nostro operato.
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Sono vecchio virgola di mezz'età, stanco, ecc. Ecco un pretesto che utilizziamo molto spesso quando siamo in età un po avanzata per giustificare la nostra non partecipazione ad attività che potrebbero essere rischiose oppure ad una riunione sportiva sentendoci inadeguati o un appuntamento galante. Possiamo sempre giustificarci con queste autoconnotazioni che sottolineano la nostra età anagrafica.
Adesso invece vado a proporre alcune strategie che ci consentiranno di liberarci da questo passato opprimente e sopprimere le auto connotazioni distruttive per la nostra crescita personale.
Abbandonare completamente il passato alle nostre spalle naturalmente implica alcuni rischi perché ormai abbiamo fatto di queste auto definizioni un'abitudine e molto spesso vengono usate come sistema di sostegno della nostra quotidianità, ecco alcune strategie che potrebbero rivelarsi molto utili:
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Abolire la frase io sono così il maggior numero di volte possibile, sostituendo con frasi del tipo fino ad oggi ho scelto di essere così ma adesso ho deciso di………
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Chiedere il sostegno delle persone a te più vicine e comunicare che da oggi in poi hai deciso di abolire assolutamente alcune delle etichette che fino ad oggi ti hanno accompagnato nella vita in modo tale che se qualcuno ti sente ripetere continuamente le solite cose è lì per rammentartelo e metterti in allerta.
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Stabilire degli obiettivi di comportamento per agire in maniera diversa dal solito quindi se per esempio ti consideri timido ferma una persona per strada e mettiti alla prova.
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Tenere un diario sul comportamento autodistruttivo alimentato dalle vecchie etichette. registrare quello che ogni giorno ci siamo detti per monitorare la situazione ogni giorno.
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Fare attenzione alle quattro frasi che abbiamo citato precedentemente e modificare di conseguenza il nostro linguaggio interiore.
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Una buona strategia è quella di scegliere una tra le tante etichette che ci siamo appiccicati addosso e prendersi l'impegno con se stessi di eliminarne una al giorno.
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Dedicare del tempo a qualcosa che non abbiamo mai fatto anche se potrebbe essere completamente diversa dalla quotidianità e dall'abitudine che siamo costretti a vivere ogni giorno.
Dobbiamo ricordare che tutte le etichette sono delle frasi fatte e le abbiamo assimilate solo per evitare di affrontare situazioni pesanti e impegnativi ma se solo decidi tu vuoi imparare a fare e ad essere ciò che vuoi da subito.
La natura umana è una pura illusione, questa espressione tipica che usiamo ci serve solo per inventare scuse. Dobbiamo ricordare che noi siamo il risultato delle nostre scelte e tutte le etichette che abbiamo coltivato durante la nostra vita, possono essere riscritte e modificate con la stessa velocità con cui sono state create e quindi dobbiamo sostituirle con pensieri potenzianti, o etichette migliori, abbandonando le vecchie che ci impediscono di vivere una esistenza appagante e meravigliosa, come solo noi possiamo fare.
Concludo con le parole di un vecchio, ma proprio vecchio, amico, il mago Merlino:
“Il rimedio migliore quando si è tristi è imparare qualcosa. È l'unico che sia sempre efficace. Imparare è l'unica cosa che la mente non esaurirà mai quindi il rimedio giusto per ognuno di noi è quello di continuare ad imparare anche solo guardando la natura che ci sta intorno”
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