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Psicopatologia del Disturbo Ossessivo Compulsivo (Parte 1)


La complessità del Distrubo Ossessivo Compulsivo mi porta a dividerlo in più parti. Inizierò parlando degli aspetti storici dando voce ai miei pazienti
Psicopatologia del Disturbo Ossessivo Compulsivo (Parte 1)

Inizierò questa prima parte dell’articolo parlando del Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC) dando voce all’esperienza dei pazienti e poi raccontando la parte storica del disturbo. I temi più frequenti delle ossessioni riguardano la rupofobia, (la paura dello sporco, dei germi), la paura di perdere il controllo, di procurare inavvertitamente danni a sé o ad altri, di diventare impulsivi, aggressivi, o perversi.


Diamo parole al dolore

Per lavarmi le mani “devo insaponare il rubinetto e le mani fino all’avambraccio, il porta sapone, per poi sciacquare, tutto con l’acqua, le braccia 5 volte per ognuna, nel mentre sciacquo il rubinetto e poi il porta sapone e, infine, il rubinetto”.

“Mangio sempre in piedi a ridosso del lavandino della cucina. Mangio abitualmente una volta al giorno, a volte 2, ma la scorsa estate mangiavo, in media, ogni 2 giorni e una volta sono arrivato a mangiare dopo 5 giorni, così facendo, la doccia, la facevo il meno possibile. Qualunque cosa mangio, devo poi lavarmi subito i denti, perché il cibo è tutto contaminato dai vicini e da qualcuno con cui non vorrei vivere. Una volta che ho il cibo e l’acqua e incomincio a mangiare non tocco più niente, non rimetto niente nel frigo o sugli scaffali, io prendo il cibo che mangio e lo mangio tutto, se voglio qualcos’altro, se sono pulito devo lavarmi le mani, e di solito rinuncio; se sono sporco, lo prende solo mia madre, ma anche quando sono pulito lo prepara sempre mia madre a meno che dorma o sia fuori casa”.

Una donna di 39 anni: “Non riesco a dormire per quel discorso delle ore del sonno che per dormire bene le ore di sonno devono andare dalle 23 alle 3 del mattino; e se mi sveglio prima? Come faccio! Ho paura di ricadere di nuovo nelle ossessioni”.

Un’altra paziente di 35 anni racconta: “ho pensieri che mi logorano, penso sempre in continuazione quello che devo fare, quello che ho fatto, non posso fare a meno di questi pensieri, sono intrusivi, inutili”.

“Ho immagini ricorrenti di far del male a dei bambini e colpire qualcuno, è tremendo non posso più studiare…”.

“Sono ossessionata dal pensiero di fare del male a mia figlia, ho paura di dimenticarla, sono pensieri assurdi, ho paura di dimenticare tutto, sono sfinita”.

Gli esempi riportati dalla mia esperienza clinica rientrano nei disturbi ossessivi e/o compulsivi.

Il Disturbo ossessivo compulsivo (DOC) è un disturbo diffuso e cronico, caratterizzato dalla presenza di ossessioni e compulsioni, che interferiscono con la vita quotidiana, causando un disagio significativo sia nell’ambito lavorativo che sociale. Questi disturbi ossessivi sono tra le patologie più difficili da affrontare e che presentano una maggiore possibilità di ricaduta.


Cenni storici

L'etimologia latina del termine ossessione significa "assediare, sedere su", un verbo che ha una forte connotazione militare. D'accordo con Foresti, Monti (2005) "ciò che caratterizza il funzionamento psichico ossessivo è l'affermarsi di pensieri, o di atti, in cui il soggetto non si riconosce e che lo perseguitano come se appunto lo assediassero interiormente".

L'ossessione indica anche "lo stare addosso a qualcuno". Con questo termine nel Medioevo si indicava colui che si riteneva fosse posseduto da un demone. "Solo nell'era moderna è stato possibile riconoscere […] che il tormento, l'assedio, era determinato da idee e pensieri contrari all'Io, e che il demone è interno, per cui l'ossessione diventata un'idea, un pensiero, una parola, un’immagine, un'azione fantasticata, che si impone nella mente del soggetto contro la sua volontà" (Mangini, 2005).

In tedesco l'etimologia è differente; infatti, ha due significati:

1.        comprimere, far entrare a forza;

2.        obbligare, costringere ecc.

Da un punto di vista storico, i primi autori a cui possiamo fare riferimento per quanto riguarda la psicopatologia del disturbo ossessivo, sono Sprenger e Kraemer (1486) i quali si sono limitati soltanto nel riconoscere le caratteristiche del disturbo, senza considerare la clinica.

La prima descrizione scientifica viene attribuita ad Esquirol (1838) che definì il disturbo come una forma di monomania nel quale un'attività involontaria, irresistibile e istintiva spingeva il paziente a compiere azioni che la coscienza respingeva, ma che la volontà non riusciva a sopprimere; secondo Esquirol il disturbo era caratterizzato prima da un deficit della volontà e, successivamente, da un disturbo intellettivo.

L'autore aveva ben intuito che il problema di fondo che caratterizza questi soggetti va ricercato nell'affettività, infatti, questi pazienti si difendono proprio dalle emozioni attraverso una costellazione difensiva (isolamento dell'affetto, annullamento retroattivo e l'intellettualizzazione).

Dunque, Esquirol definiva la monomania come una:
"...malattia della sensibilità; essa poggia interamente sui nostri affetti, il suo studio è inseparabile dalla conoscenza delle passioni; è nel cuore degli uomini ch'essa ha il suo luogo, è là che bisogna frugare per afferrarne tutte le sfumature...".

In questo periodo il problema che nasceva era dovuto al fatto che queste idee, fisse e persistenti non potevano essere considerati dei deliri perché, comunque, il soggetto aveva una certa consapevolezza. Intorno al 1850 alcuni autori come Georget, Marc, Baillarger parlarono di follia con coscienza.

In seguito, furono coniate altre definizioni per identificare il disturbo. Trelat (1861) l’ha definita Follia lucida; Donath ha utilizzato il termine anancasmo; Janet (1908), come abbiamo visto, ha parlato di psicoastenia; Schneider (1959) enfatizza che non c'è perdita del contatto con la realtà: "un'ossessione si verifica quando qualcuno non ha accesso al contenuto della coscienza, benché quando si verifica egli è consapevole che è senza senso, o almeno che essa domina e persiste senza nessuna causa".

Il prossimo articolo affronterà la classificazione dei disturbi ossessivi, analizzando gli aspetti descrittivi; invece nella terza parte si parlerà della psicodinamica del disturbo.

 

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