Tempo di cambiare


Imparare a non essere infelici, il lavoro non è semplice ma non deve impedirci di provare, niente è impossibile
Tempo di cambiare

Pensare in modo nuovo

Scegliere di pensare in un modo nuovo non è sicuramente facile, anche perché sono siamo abituati ad una serie di pensieri debilitanti che ci accompagnano quotidianamente, di conseguenza liberarsi del nostro abito mentale richiede parecchio impegno.

La felicità è facile ma imparare ma non essere infelici è complicato. Il fatto di essere persone, quindi esseri umani, dovrebbe metterci nella condizione naturale della felicità ma sappiamo bene che ciò non basta. Un esempio di pura felicità la riscontriamo nei bambini, per noi adulti il muro da scavalcare è rappresentato principalmente da tutti quei “dovrei” e “avrei dovuto” che abbiamo ingoiato nel passato. Pensare in modo nuovo richiede la consapevolezza del vecchio.

Nel corso della nostra vita abbiamo acquisito schemi mentali che ci portano a cercare le cause fuori da noi stessi quindi per imparare un modo nuovo il lavoro è arduo ma sicuramente non è un buon motivo per non impegnarsi verso il cambiamento. Tipico esempio è quando impariamo a guidare l'auto, all'inizio sembra un problema insormontabile attenzionare tre pedali e solo due piedi, come funziona? Avendo preso coscienza della complessità piano piano, dopo migliaia di tentativi andati male finalmente entri in macchina e vai. Come è potuto succedere? Con grande difficoltà, mettendo tanta attenzione, memoria e lavoro costante.

Nella sfera emozionale tutto funziona nella medesima maniera cioè abbiamo appreso delle abitudini che si sono rafforzate durante tutto il periodo della nostra vita e abbiamo accettato il nostro comportamento senza mai avergli lanciato una vera sfida.

Come abbiamo imparato ad essere autosabotanti?

Come abbiamo imparato ad essere in tutti quei modi autosabotanti, possiamo imparare a non essere infelici o arrabbiati o frustrati. Sicuramente siamo fermamente convinti che non siamo noi a scegliere di non essere felici e ogni volta cerchiamo fuori di noi le motivazioni solo per non ammettere che insito in noi è essere felici.

Dunque, non si tratta tanto di potere ma di volere assumere il controllo dei nostri stati d'animo, alcuni pur di non prendere le redini della propria vita preferiscono impazzire o peggio rinunciare e quindi si ritrovano a vivere una vita miserabile solo perché la paura di uscire dalla nostra zona di comfort è più forte della felicità che riceveremo in premio. Nella medesima maniera in cui si può scegliere tra essere felici o infelici nella quotidianità, possiamo scegliere di preferire un comportamento appagante rispetto a uno che ci fa sentire frustrati possiamo scegliere di rendere godibile stimolante qualsiasi momento e tutte le esperienze che viviamo.

Possiamo, inoltre, scegliere di eliminare alcuni malanni che non derivano da effettivo malfunzionamento fisico. Fra i più comuni malanni che non hanno origine fisiologico troviamo dolori alla testa e alla schiena, le ulcere, le ipertensioni, le eruzioni cutanee, i crampi, i dolori passeggeri. Per quanto riguarda il trattamento dei pazienti cosiddetti terminali, alcuni ricercatori stanno valutando che aiutare in ogni maniera il paziente a non volere la malattia può essere un mezzo per fermare l'assassino interiore. In alcune culture si guarisce da un malanno assumendo la completa padronanza della mente, sfruttando l'autocontrollo come sinonimo di gestione mentale celebrale.

Il ruolo del cervello

Il cervello possiede decine di miliardi di parti funzionanti e riesce ad immagazzinare 10 fatti nuovi al secondo. È stato stimato che il cervello umano può accogliere una quantità di informazioni equivalente a 100 trilioni di parole e che noi riusciamo ad utilizzarne una minima parte, sicuramente è un potente strumento che ci portiamo dietro ovunque andiamo e potremmo scegliere di utilizzarlo in modi meravigliosi, che finora non abbiamo nemmeno preso in considerazione.

Non c'è medico che non abbia visto, durante la sua carriera, un paziente che ha scelto una malattia fisica di cui non esiste la causa fisiologica. Non è raro che alcuni si ammalino misteriosamente quando vengono a trovarsi in circostanze difficili, oppure evitano la malattia quando non possono permettersi di essere malati, a causa delle enormi spese mediche che ne derivano e che gli effetti spuntano quando il momento brutto è passato. Chi svolge la propria attività in uno specifico campo per esempio chi insegna, chi dirige un'azienda, chi ha dei figli, non riesce a controllare la propria condizione fisica o emotiva, dunque si affida a qualcuno che la controlli per lui.

Ogni giorno siamo bombardati da messaggi di questo genere, ciò che vogliono comunicarci è abbastanza chiaro: noi siamo dei prigionieri impotenti, cerchiamo qualcuno o ci appigliamo a qualcosa che faccia quello che dovremmo fare noi; questa è una assurdità. Sta in noi soltanto la capacità di migliorare la situazione o renderci felici. Sta a te assumere il controllo della tua mente, sentire e agire secondo le tue scelte. Uno dei modi per combattere la paralisi, anche se  lieve, è quello di imparare a vivere nel presente, al centro di una esistenza appagante vi è la presa di contatto col presente.

Vivi adesso, vivi il presente

Vivere adesso, vivere il presente è tutto quello che c'è, il futuro non è che un altro momento presente da vivere; quando arriverà il domani puoi solo viverlo nel momento che viene. Purtroppo viviamo in una società che toglie ogni importanza e significato al presente, ci sentiamo ripetere sempre: "risparmia per il futuro", "calcola le conseguenze", "pensa al domani", "pensa quando non lavorerai più".  

Non apprezzare sufficientemente il presente è quasi una malattia della nostra cultura e noi veniamo continuamente condizionati a sacrificarlo a beneficio di un futuro, che comunque diventerà un altro presente. Questo modo di vedere le cose ci evita adesso ogni godimento e ci mettiamo nella condizione di rinunciare  per sempre alla felicità, non riusciamo ad accettare l’idea che una volta arrivato, il futuro, diventa il presente e dobbiamo impiegarlo a prepararci ancora per il futuro. La felicità sempre rimandata all'indomani ci sfugge di continuo. Nel suo romanzo “Gli ambasciatori “, Harry James consigliava:

“Vivi tutto quel che puoi è un errore non viverlo. Non interessa tanto ciò che fai in particolare, purché tu viva la tua vita. Se non hai vissuto quella, cosa hai vissuto? Quel che si perde è perduto non ti illudere. il momento giusto è qualsiasi uno sia ancora tanto fortunato da avere… vivi!”

Se ti concentri sulla tua vita passata capisci che raramente ti rammarichi di una cosa che hai fatto, è ciò che non hai fatto che ti tormenta, dunque il messaggio è chiaro. Agisci e impara a valorizzare il momento presente, i latini dicevano carpe diem, cogli ogni attimo della tua vita e assapora tutto; privilegia tutti i singoli momenti, impiegarli in modo autodistruttivo significa averli perduti per sempre. Il tema della consapevolezza del presente dovrebbe ricorrere in ogni pagina della tua vita, coloro che sanno cogliere l'attimo e conferirgli il massimo valore, hanno scelto una vita libera, efficiente e appagante. La cosa incredibile è che è una scelta che ognuno può compiere.

Secondo una definizione scientifica:

La felicità è lo stato d'animo (sentimento) positivo di chi ritiene soddisfatti i propri desideri.

L'uomo ha delle necessità e l'appagamento di queste necessità procura gioia da cui scaturisce anche la felicità. Questa, vista attraverso i bisogni (primari, secondari, ecc...), conduce a valutazioni psicologiche e filosofiche diverse, ma anche di carattere materialistico, per questo motivo, la felicità, continua ad essere studio di ogni scienza umanistica.

Essendo l'uomo una unità indissolubile di psiche-corpo-spirito-mente è chiaro che tutte le componenti si influenzano tra di loro. Se mi fa male un piede è molto più facile che io manifesti sentimenti di tristezza piuttosto che allegria e felicità. Naturalmente ognuno di noi ha una visione molto soggettiva di quello che è il significato intrinseco della felicità e adottiamo diversi meccanismi per il raggiungimento di questo stato emotivo. Molti studi si continuano a fare, ma la cosa che viene trascurata continuamente è il ruolo che l’IO ha in questo contesto.

Personalmente sono alla continua ricerca della felicità, ma durante la mia vita sono riuscita a concentrare in alcune semplici azioni, il modo per trasformare immediatamente il mio stato d’animo, regalandomi quel senso di leggerezza, gioia, determinazione, invicibilità, euforia, che amo considerare appartenente al termine: felicità. Ma per essere felici bisogna vestirsi di coraggio e cioè : il coraggio di amare prima di tutto se stessi, il coraggio di uscire fuori dagli schemi che la società ci impone, di ritrovarsi, di lottare contro le convinzioni limitanti, di superare i pregiudizi, di proseguire per la propria strada avendo fiducia nelle proprie capacità, di domandarsi cosa si vuole veramente e di impegnarsi al massimo per raggiungerlo. Il coraggio di ascoltarsi, di parlare, di smettere di lamentarsi e di creare davvero con le proprie mani il proprio destino. Perché la paura e la rinuncia non saranno mai di supporto alla tua felicità e a quello che veramente vuoi ottenere.

Adesso chiediti: la strada che stai percorrendo è quella che tu vuoi percorrere o è quella che senti di dover percorrere?

L'hai scelta con libertà e profonda motivazione o ti sei lasciato influenzare dalle situazioni o da decisioni e giudizi di altri, che non ti appartengono?

Ti senti libero di esprimerti o ti senti costretto in un presente che, in realtà, non ti appartiene veramente?

Articolo del:


di Dott.ssa Alessandria Gabriella Maria

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