Il Dente Avvelenato. Carie e Psicosomatica (pt. II)


La Psicosomatica del processo carioso. Aspetti simbolici di una delle più comuni malattie a carico dell'apparato dentale. Un caso clinico esemplare
Il Dente Avvelenato. Carie e Psicosomatica (pt. II)
Il Dente, Il Cibo, La Fiaba
"Un Curdo della Transcaucasia partì un giorno dal suo villaggio per andare in città a sbrigare alcuni affari. Arrivato al mercato, vide una vetrina con frutti d’ogni genere, disposti in maniera stupenda. E in mezzo all’esposizione ne notò alcuni, dalle forme e dai colori molto attraenti; e ne fu tentato così vivamente, e con un tale desiderio di metterli sotto i denti, che decise di acquistare col poco denaro che gli rimaneva almeno uno di quei doni della Grande Natura...Trovando il prezzo non eccessivo per quei frutti meravigliosi, il nostro Curdo ne comprò una libbra intera. [ritornando al villaggio] Si sedette al bordo della strada, tirò fuori dal sacco il pane e i "frutti" meravigliosi, e si mise a mangiare allegramente. Ma subito...orrore! Cominciò a sentirsi bruciare tutto all’interno. Ciononostante, il nostro Curdo continuò a mangiare....Passò di lì un uomo del villaggio, noto per il suo buon senso e la sua esperienza. Costui vide che il Curdo aveva il viso in fiamme e gli occhi pieni di lacrime, ma che ciononostante, come fosse interamente assorbito nel compimento d’un supremo dovere, continuava a mangiare dell’autentico "peperoncino rosso". E gli disse <>. Replicò il nostro Curdo: <>. E qui il nostro Curdo ostinato -dobbiamo ben pensare che lo fosse- anziché sbarazzarsi del peperoncino, si mise daccapo a mangiare." (pagina 30). E’ come se questa storiella ci stesse dicendo che non tutti i cibi possono essere trattati dagli stessi denti. Gli unici denti che servono per latte e pappine sono quelli che ancora non sono spuntati! Dunque se ci alimentiamo con cibi inadatti è come se facessimo fare ai nostri denti un lavoro estraneo alla loro natura; quella di attrezzi essenziali a quell’opera di estrazione dalla materia della nostra consapevolezza, come ci ricorda questa antica immagine Alchemica (Fig 1). Il Corpo umano vi appare come un grande distillatore di una sostanza (la Coscienza) che, attraverso la parola, riporta nel mondo, il frutto finale di questo grande e misterioso viaggio iniziato con la raccolta di una mela, la cottura del pane, la macellazione della carne. E come ogni esperta distillazione la masticazione dovrebbe essere lenta, come quella di un ruminante; così, mentre il dente compie la propria opera la bocca si accorge del sapore del cibo, ne tasta la consistenza, lo impasta, lo rivolta e poi lo inghiotte. Lo spuntare dei denti, dunque, segnala a tutti che siamo pronti a fare un primo salto verso quel "giudizio" col quale dovremmo condurre la nostra vita di adulti; la nostra nascente capacità di afferrare il mondo, di addentarlo, spezzettarlo per renderlo digeribile ed adatto alla nostra vita. In una parola che siamo pronti ad aggredirlo (da aggredior, verbo latino che significa andare verso, quindi dirigerci in una direzione attivamente); ché se così non fosse, dato che abbiamo perduto gran parte della dotazione istintuale degli animali (i quali conoscono praticamente da subito e per tutta la vita cosa fare in ciascuna situazione), saremmo incapaci di sopravvivere. Non siamo più individui che inghiottono tutto ciò che viene loro propinato; prima di farlo vogliamo verificare, scomporre, sentire, gustare quello che ci viene proposto prima di accettarlo e farne parte di noi. Inizia dunque con lo spuntare dei denti il processo che ci farà assomigliare o al Saggio uomo del Villaggio o all’Ostinato Curdo della Transcaucasia.
Raffaele Morelli, in un vecchio editoriale di RIZA Psicosomatica dedicato ai denti, scrive:
"In questo senso acquisisce un valore fondamentale il fatto che la dentina sia la forma filogeneticamente [cioè dal punto di vista dell’evoluzione naturale, ndr] più antica del tessuto osseo.Il dente si presenta come uno dei luoghi più arcaici del nostro linguaggio del corpo e, come tale, estremamente vicino alla nostra radice primordiale....Il dente, che dell’osso rappresenta quanto di più antico lo caratterizza, è anche simbolo della specializzazione della bocca, qualcosa di estremamente vicino al nostro principio di identità. Si pensi alle due dentizioni, quella da latte e quella adulta, come all’individuazione di due mondi specifici. Il cambio di dentizione come un momento cardine del passaggio verso la crescita e quindi verso la forma adulta. Si pensi anche al periodo della primitiva dentizione (osso che entra nella bocca, lo spuntare di un materiale profondo) con tutto il disagio psicologico che lascia intravedere nel bambino; tendenze alla depressione, crisi di pianto, aggressività, ecc. ." RIZA Psicosomatica n°80, Ott 1987 <> Editoriale

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di Mario Bianchini Psicologo Psicoterapeuta

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