Il Dente Avvelenato. Carie e Psicosomatica (pt. V)


La Psicosomatica del processo carioso. Aspetti simbolici di una delle più comuni malattie a carico dell'apparato dentale. Un caso clinico esemplare
Il Dente Avvelenato. Carie e Psicosomatica (pt. V)
La saggezza del dente

Pane per i propri denti, la lingua batte dove il dente duole, battere i denti, il dente avvelenato, a denti stretti, chi ha pane non ha denti......ecc. Quanti modi di dire legati alla dentatura per esprimere forza o debolezza, fatalismo, acrimonia o risentimento, stizza o riluttanza, giustizia o ingiustizia. Non è forse anche questo un modo per paralare così come altri farebbero ma senza usare parole nostre? Eppure, alla fine del viaggio iniziato con un pezzo di pane, un filetto, un frutto succoso sta proprio la parola. Quel cibo, quel pezzo di mondo che abbiamo introdotto dentro di noi non aveva forse la funzione di poterci permettere di esistere al fine di esprimerci, di far conoscere al mondo la nostra presenza? Oggi, in questa società, come si dice, sempre più omologata, dove tutti ci assomigliamo sempre di più, avvolti da un globale processo di mimetizzazione collettiva (stesse abitudini, stessi cibi-spazzatura, stessi abiti, stessi hobby....), forse un modo residuo di percepire e valorizzare la nostra vita è proprio quello di rieducarci a dire le cose a modo nostro, con parole ed immagini nostre, con parole fuori dai denti forse a volte incomprensibili a molti, ma non a tutti e soprattutto chiare a noi stessi. Carlo, nella sua vicenda, sembrava aver deciso di abdicare a questa sua possibilità; aveva in qualche modo deciso di lasciare la parola al Lupo che lo divorava dall’interno, da tempo. Dopo un lavoro psicologico di una certa importanza, una cura farmacologica resasi necessaria per un certo periodo di tempo, Carlo e la moglie ripresero ad avere un rapporto più maturo e costruttivo per entrambi, certo utile soprattutto alla crescita della figlia. Presero assieme un negozio; il risultato primo fu che col denaro inizialmente guadagnato Carlo poté decidere di curare definitivamente i propri denti. Lasciò che il Lupo potesse tornare pian piano nell’Ombra dalla quale era emerso con i propri messaggi.

Conclusioni
Come detto nello scorso articolo, non abbiamo nessuna pretesa di dare ricette magiche contro la carie né sulle sue "cause" psicologiche (ammesso che esistano). Come detto è piuttosto sensato occuparsi di quale atteggiamento tenere durante le sedute al fine di aiutare il dentista ad ottenere il miglior risultato possibile per lui e per noi; e lo faremo in un prossimo opuscolo. Quello che si voleva mostrare è che le carie non sono tutte uguali, ma che ognuna può avere la propria storia, la propria evoluzione ed il proprio significato; a volte basta solo volerlo vedere ed ascoltare. In fondo ogni mattina mostriamo a noi stessi i denti ed il loro stato; possiamo allora, ogni tanto, chiederci a cosa ci fa assomigliare quella dentatura così rada o affollata, danneggiata nei molari o negli incisivi, ricostruita con ponti o dentiere più o meno provvisorie. Certo, forse questa auto-analisi non farà ricrescere la dentina, ma forse ci farà più consapevoli di quello che il nostro dente sta cercando di "dirci".

Diceva una simpatica pubblicità di una caramella svizzera: <<Se avete gotta mangiate nostra caramella; forse dopo voi ancora avete gotta a vostri piedi, ma almeno vostra gola meglio!!>>

Come dargli torto!!

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di Mario Bianchini Psicologo Psicoterapeuta

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