Ipocondria...l'arte dell'auto diagnosi


Ipocondria: quando una nostra fragilità dà il via a un vero e proprio "turismo medico"
Ipocondria...l'arte dell'auto diagnosi

Ipocondria: quando una nostra fragilità dà il via a un vero e proprio "turismo medico"

Francesco è un ragazzo di 35 anni, colto e intelligente, ha un buon lavoro e una famiglia che lo ama e lo stima. Questa mattina ha notato di avere degli strani spasmi ai polpacci. Ne è molto preoccupato e ha chiesto un parere a sua moglie, la quale gli ha ricordato che negli ultimi mesi ha fatto numerosi controlli medici che hanno dato tutti esito negativo, nel senso che quegli spasmi non saranno nulla di serio.

Queste rassicurazioni, purtroppo, non bastano a Francesco che tra sé e sé pensa "molte gravi malattie iniziano con sintomi apparentemente banali e i loro sintomi vengono spesso sottovalutati". Come risposta a questo suo stato di preoccupazione, decide di prendersi una giornata di riposo per controllare con calma il decorso dei sintomi con la speranza che possano passare.

Il problema, però, non si attenua. Anzi, nota che con il passare del tempo i sintomi tendono ad aumentare e ad estendersi anche al piede. La preoccupazione sale, Francesco vorrebbe non pensarci, ma al tempo stesso si rende conto che non pensarci sarebbe da sciocchi ed incoscienti, "non posso trascurare un sintomo tanto evidente".

Subito si connette a un sito internet di medicina, che ritiene attendibile e lo consulta digitando il nome del sintomo e legge "gli spasmi muscolari possono avere molte cause diverse...MA POSSONO ESSERE IN ALCUNI CASI IL SINTOMO DI UNA PATOLOGIA NEUROLOGICA E NON VANNO SOTTOVALUTATI".

L'ansia cresce (aumentano i sintomi) e l'idea di essere seriamente malato è davvero più forte. Si rivolge alla moglie che cerca di rassicurarlo, ma pensa che per eliminare ogni dubbio, forse, è il caso di prendere un appuntamento per fare una visita anche se…sicuramente non sarà nulla.

Francesco si agita ancora di più, è convinto che sua moglie sospetti qualche cosa di grave, ma abbia preferito risparmiargli ulteriori preoccupazioni. Si vede destinato alla sedia a rotelle in una triste agonia che può condizionare non solo la sua vita, ma anche quella di sua moglie. Il giorno dopo prende appuntamento per una visita...ed inizia il tour medico!!!

 

Cos'è l'ipocondria

In questo breve racconto ho cercato di sottolineare alcuni aspetti fondamentali di cosa significa essere IPOCONDRIACI. Il piano esistenziale dei soggetti ipocondriaci sembra caratterizzato dal perseguimento di tre scopi fondamentali:
• lo scopo di non essere malati
• lo scopo di non essere persone deboli (fisicamente e psicologicamente)
• lo scopo di rispettare una regola di prudenza e di essere all'altezza della propria responsabilità.

Ma proseguiamo per ordine.

Che cosa si definisce con il termine Ipocondria?

Secondo il Dizionario della Lingua Italiana, il termine deriva dal greco hypokhòndris (Hypo = sotto, Khondris = cartilagine; l'ipocondrio è la parte superiore e laterale della cavità addominale, regione nella quale si presumeva avesse sede la malinconia) e viene utilizzato per definire "l'atteggiamento psichico caratterizzato da una costante apprensione per la propria salute e dall'ansiosa o addirittura ossessiva tendenza a sopravvalutare i minimi disturbi".

Nel DSM-IV (il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali), l'ipocondria è classificata come "disturbo somatoforme" e la si definisce come "la preoccupazione legata alla paura oppure alla convinzione di avere una malattia grave basata sull'erronea interpretazione di sintomi somatici da parte del soggetto"; inoltre, si parla di "preoccupazione persistente nonostante la valutazione e la rassicurazione medica appropriata" e la "durata dell'attenzione è di almeno 6 mesi".

Essa si manifesta raramente nell'infanzia, più frequentemente nell'adolescenza e nella vecchiaia e la si riscontra in ambedue i sessi, anche se quello femminile sembra esserne maggiormente soggetto.

Insomma, l'ipocondria è un disagio legato all'idea o alla paura di avere una malattia grave o addirittura mortale. I pazienti tengono costantemente sotto controllo il loro fisico, controllandolo di continuo alla ricerca attiva della presenza di eventuali segni di malattia. Si preoccupa sia delle normali funzioni corporee (battito cardiaco, peristalsi, sudorazione) che delle alterazioni fisiche di lieve entità (es. raffreddore, mal di gola, mal di testa). I campanelli d'allarme, non vengono solo dall'ipercontrollo del proprio corpo, ma anche da:
• notizie apprese, su alcune malattie, tramite i mezzi di comunicazione;
• venire a conoscenza di patologie che hanno colpito amici o parenti.

 

Le cause dell'ipocondria

Perché questa eccessiva attenzione ai sintomi fisici? Dove nasce la difficoltà di non credere nel proprio benessere?

Numerosi studi hanno cercato di dare una spiegazione. Alcuni suggeriscono una predisposizione genetica e l’aver sofferto di malattie gravi durante l'infanzia.

Altri la associano con i vantaggi dell'essere malato, perseguiti non consapevolmente (come l’aumento dell'attenzione da parte dei familiari ed evitamento delle responsabilità).

Altri studi includono anche gli abusi fisici e sessuali.

Tuttavia, appare come sia evidente il ruolo di fattori cognitivi nel momento in cui avviene una vera e propria distorsione della realtà, ossia partendo da dati corporei futili ci si convince di avere una malattia grave. Sulla base dell'esperienza clinica, ci si è convinti che i pazienti ipocondriaci hanno un'immagine di sé caratterizzata dall'idea di essere individui fragili, deboli, vulnerabili.

Tale idea si formerebbe a partire da esperienze relazionali precoci in cui la figura di attaccamento rimanderebbe al bambino; tale immagine di fragilità si presenta in modo sistematico con messaggi sia espliciti sia para-ed extra-verbali (es. atteggiamenti iperprotettivi).

Queste idee sono insite in quelli che vengono chiamati schemi cognitivi. Tali schemi possono rimanere silenti per molti anni e, a un certo punto, esplodere in risposta ad un evento critico (es. malattia o morte di una persona). Ciò determina nella persona un improvviso aumento dell'attenzione rivolta al proprio corpo, al punto che i sintomi fisici, innocui fino a poco prima divengono presenti e disturbanti.

Questi schemi (inconsci), si manifestano tramite i pensieri automatici negativi (semi inconsci) quando il soggetto ipocondriaco si rende conto di un sintomo fisico. E' a livello di questi pensieri che la realtà viene modellata in base allo schema; questo avviene tramite tutta una serie di errori conosciuti con il nome di errori cognitivi (es. catastrofizzazione, generalizzazione, astrazione selettiva....) di cui il soggetto non ne è consapevole a livello cosciente.

Questa interpretazione aumenta l'ansia, emozione che ci fa capire che stiamo percependo un pericolo (in questo caso la minaccia alla nostra vulnerabilità) e che determina a sua volta un aumento dell'attivazione fisiologica, i cosiddetti sintomi dell'ansia (es. tachicardia, sudorazione, ecc.) che va a sommarsi come intensità al sintomo "neutro" prima esistente.

Questo circuito che ormai si è messo in moto determina a sua volta la messa in atto di comportamenti quali:

• auto-controllo corporeo (ricerca continua dei sintomi)

• rassicurazioni (visite mediche, ricerche su internet)

• evitamento (cercare di non parlare delle malattie, ecc.).

Più determino l'autocontrollo corporeo, più sarà probabile che io trovi dei sintomi corporei che mi spaventano, dando luogo a un circolo vizioso di questo tipo.

Questo tipo di automatismo viene rinforzato dall'idea che la medicina è fallibile; tutto ciò che leggiamo o ascoltiamo, colpisce la nostra immaginazione e ci porta a pensare al nostro medico come a una figura incompetente. Il paziente è fermamente convinto che tutti i medici siano degli incompetenti, le procedure diagnostiche, con lui, non funzioneranno e nessuno verrà veramente a capo del suo male. Questi pazienti sono fortemente convinti che:
• la diagnosi medica funziona quasi sempre, e che lui farà sicuramente del quasi.
• tutti i medici hanno sottovalutato il male
• sono talmente sfortunati di essere incappati nel medico/diagnosi incompetente e che ce ne sarà qualcuno di migliore.

Questi sono generalmente i motivi per cui un paziente ipocondriaco viene spinto a chiedere pareri a medici diversi, cercando di fare il salto di qualità.

 

Quale comportamento contribuisce al mantenimento dell'ipocondria?

Sicuramente la possibilità di accedere ad informazioni di carattere medico (es. tramite web), ultimamente sta peggiorando le cose. Non si resiste alla tentazione di verificare se il tal sintomo significa solo quello che ha detto il medico oppure se nasconde qualcosa di brutto che il medico ha sottovalutato. Siccome chi cerca trova, probabilmente ci confronteremo con qualche mezza frase ambigua che farà subito pensare al peggio, partirà una nuova ricerca e in poco tempo saremo entrati in un a spirale maladattativa, che sicuramente contribuirà ad aumentare l'intensità dei sintomi ansiogeni.


Trattare l'ipocondria con la TERAPIA COGNITIVO-COMPORTAMENTALE

Lo scopo principale del trattamento non consiste solo nella valutazione della credenza del paziente di essere gravemente malato, ma anche nell'offrire una spiegazione alternativa e, possibilmente, più credibile del problema.

La terapia deve concentrare gli sforzi per collezionare prove a favore di un modello psicologico alternativo, che dovrebbe rappresentare il cambiamento della rappresentazione di malattia a cui fà riferimento il paziente.

Tutto ciò avviene istruendo il paziente nel riconoscere/contrastare gli errori cognitivi che si attivano in determinati momenti e che, secondo il modello, sono l'espressione di una vulnerabilità interna; sono in quei momenti che la nostra fragilità ci convince di una realtà distorta.

Inoltre, la terapia mira ad individuare e, possibilmente, limitare tutti quei comportamenti che fungono da mantenimento alla patologia.


Dott. Ezio Pellicano Psicologo-Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale

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di Dott. Ezio Pellicano

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