L’arte del saper ascoltare
E' particolarmente importante saper ascoltare per avviare e condurre una comunicazione efficace. Spesso questa importanza viene sottovalutata.

L’arte del saper ascoltare
Ascoltare sembra un qualcosa che avviene in modo automatico, naturale. Ma se è cosi facile perché ci sono cosi tanti malintesi? Perché è così diffusa la sensazione di non essere compreso?
Ascolto e comunicazione sono effettivamente due cose diverse che però quando sono in armonia aiutano a creare quell’atmosfera che facilita l’incontro, la comprensione, l’apertura verso il dialogo. Il discorso fluisce e la comunicazione stessa migliora.
Ci sono molti corsi dedicati alla comunicazione ma pochissimi sono quelli dedicati all’insegnamento di modalità che facilitano l’ascolto, sia che si tratti di ascoltare se stessi sia che si tratti di ascoltare l’altro.
L’ascolto rappresenta uno dei momenti fondamentali nell’ambito del processo comunicativo, tanto da costituire, secondo alcuni, un pre-requisito della comunicazione stessa.
Tuttavia, nonostante ciò, nell’ambito del processo formativo scolastico, familiare e sociale di ognuno, l’apprendimento di una metodologia di ascolto viene data per scontata o quantomeno trascurata, come se fosse innata, ritenendo probabilmente che, a differenza del leggere, scrivere e parlare, non vi sia nulla da apprendere. Saper ascoltare significa sia comprendere ciò che la persona ci sta dicendo espressamente ma anche cogliere la comunicazione emotiva sottostante al mero discorso. Significa anche saper mettere da parte per un po’ i propri pensieri, soluzioni, interessi...l’attenzione è rivolta verso l’altro.
Avere la capacità di ascoltare permette di porre quelle basi necessarie per instaurare un profondo incontro tra interlocutori e avviare una migliore comprensione.
Questo livello di comunicazione e d’intesa diventa particolarmente importante quando realmente si desidera comprendere quel che l’interlocutore ci vuole comunicare. Situazioni in cui ci sono genitori e figli, insegnanti e studenti, medico e paziente, dirigente d’azienda e dipendente, marito e moglie ecc... diventa particolarmente utile possedere abilità d’ascolto, per creare o migliorare la relazione, per limitare il rischio di malintesi, per creare un clima di rispetto e comprensione che permetta per esempio, negli ambienti di lavoro di ottenere migliori risultati e nelle relazioni, come per esempio tra genitori e figli... di insegnare ai più giovani quanto sia importante saper ascoltare, trasmettendo ad essi una maggiore sensazione di rispetto e autostima.
L’ascolto non è qualcosa che avviene in modo passivo, soprattutto quando c’è un forte coinvolgimento emotivo, infatti esiste una profonda differenza tra sentire e ascoltare, nel primo caso l’apparato uditivo viene attivato ma non necessariamente c’è coinvolgimento emotivo. Nel secondo caso si attiva un andare verso l’interlocutore che è dato proprio dal coinvolgimento emotivo/empatico e dall’intensità dell’interesse che si crea.
Esistono modalità che peggiorano la qualità dell’ascolto e altre che la migliorano, nel primo caso diciamo che giudicare l’altro, dare consigli non richiesti, svalutare, minimizzare, ironizzare, interrompere spesso il discordo, deridere, portano a un ritiro di chi si sta esprimendo, mentre mettersi in un atteggiamento di ascolto in cui diventa importante comprendere ciò che l’altro pensa e prova, sospendendo il proprio giudizio o il proprio desiderio di proporre soluzioni, aiuta a dar origine a quelle situazioni che favoriscono il dialogo e la comprensione originando stati d’animo migliori.
Dato che l’ascolto non è un processo passivo, perché diventi efficace è necessario che ci sia un’attenzione attiva sia per le parole che si usano mentre ci si esprime, sia per le parole e lo stato d’animo dell’altro.
In particolare è importante sottolineare l’importanza di una modalità d’ascolto definita come ascolto attivo. Questo modello si fonda proprio sulla capacità di captare quello che l’altro ci invia, sia attraverso il linguaggio verbale, sia attraverso il linguaggio del corpo (la postura, lo sguardo, il tono di voce ecc..) e di verbalizzare tutto ciò attraverso una riformulazione di quello che ci è appena stato detto o attraverso il cogliere e rimandare lo stato d’animo, le emozioni provate dall’interlocutore.
E’ importante fornire dei feedback all’interlocutore per confrontarsi sulla corretta ricezione dei messaggi appresi, in questo modo sarà possibile fornire chiarimenti se ce ne fosse il bisogno, oppure favorire il proseguimento del discorso, del confronto o del messaggio che si vuole comunicare.
Per poter mettere in pratica l’ascolto attivo è necessario:
- manifestare interesse verso ciò che viene detto
- usare parole che incoraggino la conversazione, il confronto
- usare alcune espressioni o metodi ad esempio: i feedback, oppure parafrasare il contenuto appena comunicato, cogliere e rimandare le emozioni sottostanti o fare dei brevi riassunti di quello che ci è stato comunicato.
Chi ascolta è presente e interessato, è una persona capace di empatia verso l’altro, cioè sa mettersi nei panni di chi sta parlando, cogliendo sia lo stato d’animo sia il significato di quanto espresso.
E’ capace di riformulare e rimandare sia il contenuto di quanto espresso sia di rimandare e far emergere lo stato d’animo di colui che parla.
L’ascolto è proprio un fattore fondamentale per avviare un buon dialogo esso è faticoso perché richiede concentrazione e rispetto di sé e dell’altro ma porterà sicuramente a buoni risultati se applicato. Ciò che un buon ascolto apporta è un senso di sollievo e di comprensione.
Dott.ssa Carmen Scantamburlo.
Ascoltare sembra un qualcosa che avviene in modo automatico, naturale. Ma se è cosi facile perché ci sono cosi tanti malintesi? Perché è così diffusa la sensazione di non essere compreso?
Ascolto e comunicazione sono effettivamente due cose diverse che però quando sono in armonia aiutano a creare quell’atmosfera che facilita l’incontro, la comprensione, l’apertura verso il dialogo. Il discorso fluisce e la comunicazione stessa migliora.
Ci sono molti corsi dedicati alla comunicazione ma pochissimi sono quelli dedicati all’insegnamento di modalità che facilitano l’ascolto, sia che si tratti di ascoltare se stessi sia che si tratti di ascoltare l’altro.
L’ascolto rappresenta uno dei momenti fondamentali nell’ambito del processo comunicativo, tanto da costituire, secondo alcuni, un pre-requisito della comunicazione stessa.
Tuttavia, nonostante ciò, nell’ambito del processo formativo scolastico, familiare e sociale di ognuno, l’apprendimento di una metodologia di ascolto viene data per scontata o quantomeno trascurata, come se fosse innata, ritenendo probabilmente che, a differenza del leggere, scrivere e parlare, non vi sia nulla da apprendere. Saper ascoltare significa sia comprendere ciò che la persona ci sta dicendo espressamente ma anche cogliere la comunicazione emotiva sottostante al mero discorso. Significa anche saper mettere da parte per un po’ i propri pensieri, soluzioni, interessi...l’attenzione è rivolta verso l’altro.
Avere la capacità di ascoltare permette di porre quelle basi necessarie per instaurare un profondo incontro tra interlocutori e avviare una migliore comprensione.
Questo livello di comunicazione e d’intesa diventa particolarmente importante quando realmente si desidera comprendere quel che l’interlocutore ci vuole comunicare. Situazioni in cui ci sono genitori e figli, insegnanti e studenti, medico e paziente, dirigente d’azienda e dipendente, marito e moglie ecc... diventa particolarmente utile possedere abilità d’ascolto, per creare o migliorare la relazione, per limitare il rischio di malintesi, per creare un clima di rispetto e comprensione che permetta per esempio, negli ambienti di lavoro di ottenere migliori risultati e nelle relazioni, come per esempio tra genitori e figli... di insegnare ai più giovani quanto sia importante saper ascoltare, trasmettendo ad essi una maggiore sensazione di rispetto e autostima.
L’ascolto non è qualcosa che avviene in modo passivo, soprattutto quando c’è un forte coinvolgimento emotivo, infatti esiste una profonda differenza tra sentire e ascoltare, nel primo caso l’apparato uditivo viene attivato ma non necessariamente c’è coinvolgimento emotivo. Nel secondo caso si attiva un andare verso l’interlocutore che è dato proprio dal coinvolgimento emotivo/empatico e dall’intensità dell’interesse che si crea.
Esistono modalità che peggiorano la qualità dell’ascolto e altre che la migliorano, nel primo caso diciamo che giudicare l’altro, dare consigli non richiesti, svalutare, minimizzare, ironizzare, interrompere spesso il discordo, deridere, portano a un ritiro di chi si sta esprimendo, mentre mettersi in un atteggiamento di ascolto in cui diventa importante comprendere ciò che l’altro pensa e prova, sospendendo il proprio giudizio o il proprio desiderio di proporre soluzioni, aiuta a dar origine a quelle situazioni che favoriscono il dialogo e la comprensione originando stati d’animo migliori.
Dato che l’ascolto non è un processo passivo, perché diventi efficace è necessario che ci sia un’attenzione attiva sia per le parole che si usano mentre ci si esprime, sia per le parole e lo stato d’animo dell’altro.
In particolare è importante sottolineare l’importanza di una modalità d’ascolto definita come ascolto attivo. Questo modello si fonda proprio sulla capacità di captare quello che l’altro ci invia, sia attraverso il linguaggio verbale, sia attraverso il linguaggio del corpo (la postura, lo sguardo, il tono di voce ecc..) e di verbalizzare tutto ciò attraverso una riformulazione di quello che ci è appena stato detto o attraverso il cogliere e rimandare lo stato d’animo, le emozioni provate dall’interlocutore.
E’ importante fornire dei feedback all’interlocutore per confrontarsi sulla corretta ricezione dei messaggi appresi, in questo modo sarà possibile fornire chiarimenti se ce ne fosse il bisogno, oppure favorire il proseguimento del discorso, del confronto o del messaggio che si vuole comunicare.
Per poter mettere in pratica l’ascolto attivo è necessario:
- manifestare interesse verso ciò che viene detto
- usare parole che incoraggino la conversazione, il confronto
- usare alcune espressioni o metodi ad esempio: i feedback, oppure parafrasare il contenuto appena comunicato, cogliere e rimandare le emozioni sottostanti o fare dei brevi riassunti di quello che ci è stato comunicato.
Chi ascolta è presente e interessato, è una persona capace di empatia verso l’altro, cioè sa mettersi nei panni di chi sta parlando, cogliendo sia lo stato d’animo sia il significato di quanto espresso.
E’ capace di riformulare e rimandare sia il contenuto di quanto espresso sia di rimandare e far emergere lo stato d’animo di colui che parla.
L’ascolto è proprio un fattore fondamentale per avviare un buon dialogo esso è faticoso perché richiede concentrazione e rispetto di sé e dell’altro ma porterà sicuramente a buoni risultati se applicato. Ciò che un buon ascolto apporta è un senso di sollievo e di comprensione.
Dott.ssa Carmen Scantamburlo.
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