La richiesta di garanzia a supporto di fidi e finanziamenti


Banche e finanziatori richiedono spesso GARANZIE a supporto delle facilitazioni accordate: quali sono i criteri che utilizzano? Come soddisfare le loro richieste?
La richiesta di garanzia a supporto di fidi e finanziamenti

Siamo giunti al termine della nostra "serie" di articoli dedicati all'incontro fra l'impresa e i potenziali finanziatori. Essendo in Italia (Paese altamente "bancarizzato"), è ovvio come gran parte del ragionamento, in questo senso, vada indirizzato sui rapporti con le Banche.

A questo proposito, consideriamo questo: in un passato nemmeno troppo lontano, era facile ottenere credito puramente in virtù delle garanzie che si riuscivano ad offrire alle banche. Chi aveva un parente ricco disposto a "metterci la firma", oppure (ancora meglio) qualcosa da mettere a pegno o degli immobili da ipotecare, era praticamente CERTO di ottenere il credito di cui abbisognava, tanto la banca, comunque fossero andate le cose, sarebbe "caduta in piedi".

Nel corso degli anni, questi criteri sono stati quasi del tutto abbandonati: non troverete più nessuno disposto a finanziarvi solo in base alle garanzie! Il progetto d’impresa deve reggere "in sé".

Questo, però, non significa che le garanzie non vi saranno richieste, anzi! Le banche oggi chiedono un sacco di garanzie, MA questa valutazione viene sempre fatta dopo che il progetto d’impresa viene capito e ritenuto, in sé, meritevole ed interessante.

Solamente essendo giunti a questo punto, si arriva a parlare di garanzie, che rappresentano, dunque, un qualcosa in più da abbinare alla pratica di fido, perché la perdita della banca in caso le cose vadano male sia la più piccola possibile.

Ricordiamo, dunque, questo assunto fondamentale: le banche, oggi, non acquisiscono mai garanzie perché pensano un giorno di utilizzarle (anzi, sperano proprio di non farlo), ma (visto che “non si sa mai”) lo fanno allo scopo di  abbassare la loro perdita potenziale nel caso in cui le cose vadano male.

La garanzia più gradita è, ovviamente, il pegno su titoli, perché in caso di problematiche si trasforma in un rientro immediato dell’esposizione debitoria. Poi, possono essere richieste firme personali a sostegno, che ovviamente sono tanto più gradite quanto i garanti dimostrino di avere redditi o patrimoni consistenti alle spalle.

Le firme personali dei soci vengono QUASI SEMPRE richieste, soprattutto in caso di start-up e indipendentemente dalla forma societaria che avete scelto: SCORDATEVI di costituire una SRL perché “così non si rischia niente”, le cose non stanno più così e le banche vi chiederanno comunque la firma personale, anche se le vostre dichiarazioni dei redditi sono quasi inconsistenti!

Si tratta, infatti, di un importante “impegno morale”, la banca vuole cioè vedere che anche voi, in prima persona, crediate nell’iniziativa che andate a proporre (in alternativa preparatevi a ricevere un diniego, supportato dalla ormai collaudata frase “se non ci credete voi, perché dovremmo farlo noi?”).

Queste ultime considerazioni valgono soprattutto in caso di "start up" o di aziende attive da poco tempo, o con bilanci non particolarmente "brillanti". SRL o SPA con alle spalle una buona serie di ottimi bilanci, non avranno più bisogno di fidejussioni personali.

E chi non ha soldi, immobili, e parenti ricchi, come fa? Ci sono le GARANZIE PUBBLICHE. La Legge 662/96 ha istituito il FONDO DI GARANZIE PER LE PICCOLE MEDIE IMPRESE, che fornisce garanzie normalmente gradite alle banche, in quanto sostanzialmente “statali”.

Queste arrivano a coprire fino all’80% dell’operazione sottostante e, di norma, non possono essere richieste direttamente dall’impresa, ma è la banca che, una volta ipotizzata la pratica di affidamento, presenta "le carte" per la richiesta della garanzia.

Le banche però, spesso, preferiscono di gran lunga dirottare le aziende verso i “consorzi fidi”, universalmente conosciuti come CONFIDI, enti intermedi che si frappongono tra le aziende e il Fondo Centrale, fornendo garanzie alle banche e, a loro volta, “controgarantendosi” sfruttando le possibilità del Fondo.

Interfacciarsi coi Confidi è certamente più agevole e spesso le banche “spingono” verso questa strada proprio perché è la più semplice per loro; ricordatevi, però, che questa via è molto più costosa dell’altra (è come la differenza tra acquistare qualcosa direttamente, o affidarsi ai servizi di un negoziante e/o di un distributore, che ovviamente deve avere la sua parte di guadagno).

Il CONFIDI, essendo un consorzio, deve costituire il suo patrimonio, per far fronte a quelle garanzie che vengono escusse (termine tecnico per indicare la richiesta della banca di far fronte all’impegno preso, per inadempimento dell’obbligato principale).

Dunque, ogni pratica coi Confidi è parecchio COSTOSA, in termini di quote associative da versare e di commissioni sulla garanzia prestata. Ogni impresa che si avvalga di un Confidi, contribuisce cioè all’accrescimento e al mantenimento del patrimonio del Confidi stesso.  

Tenete, inoltre, presente che ci sono categorie di imprese (parlo in particolare delle “Imprese Femminili”) che, in deroga alla normativa generale, possono fare richiesta di garanzia DIRETTAMENTE al Fondo Centrale, avendo priorità di accesso.

La garanzia, una volta concessa, verrà inviata direttamente all’impresa, che avrà tre mesi di tempo per trovare una banca disposta a fare l’operazione: si tratta certamente di una bella opportunità, quantomeno per aggirare la non sempre brillantissima collaborazione di certe banche nelle richieste di accesso diretto al Fondo Centrale.


Buona ricerca di garanzie a tutti! Come sempre, siamo disponibili per approfondimenti in merito.

 

Articolo del:


di Marco Massari

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