Ma tu, ti diverti? Professionismo e divertimento


Il concetto comune di divertimento non è generalizzabile, ma è un contenitore di molte diverse sensazioni che concorrono a sostenere la motivazione.
Ma tu, ti diverti? Professionismo e divertimento
Provate a chiedere a un triatleta, a uno skyrunner, a un ciclista se durante la gara si diverte. È difficile pensare di poter applicare il concetto comune di divertimento alle prestazioni di alto livello agonistico.
Eppure in psicologia sportiva il divertimento sportivo appartiene alla sfera delle motivazioni intrinseche, ossia il nucleo vero e proprio della Motivazione, ed è inoltre strettamente legato alla dimensione del gioco. Viene definito come la relazione affettiva positiva verso l’esperienza positiva, in termini generalizzati di piacere e divertimento.

Ma sentite cosa dice Damiano Lenzi, campione del mondo di sci alpinismo: "Spesso sento dire a persone che hanno fatto gare che si sono divertite. Io in gara purtroppo non sono mai riuscito a divertirmi. Sono riuscito a entusiasmarmi, a esaltarmi, ma il divertimento è altro perché io faccio una fatica ladra sempre. E quello è l’aspetto brutto della gara, però è anche quello che una volta passato il traguardo ti dà soddisfazione".

È molto importante tenere conto delle sfumature linguistiche quando ci si relaziona con un nostro atleta. Il concetto comune di divertimento non è generalizzabile, ma è un contenitore di molte diverse sensazioni che possono concorrere a sostenere la motivazione intrinseca.

Per questo motivo occorre lavorare su tutte quelle sensazioni positive che vengono effettivamente sperimentate in gara, isolandole dall’inevitabile fatica del gesto atletico; queste possono diventare ancoraggi utilissimi nei passaggi critici della competizione, ma non solo: costituiscono un vissuto positivo molto importante da rievocare nei periodi di recupero, a gara conclusa, e in fase di allenamento.

Diverso , invece, è il tema per lo sport giovanile, dove la dimensione del divertimento puro, legato al gioco e alla socialità, è davvero basilare. Tanto che la mancanza di divertimento è indicata come una delle principali cause dell’abbandono sportivo.

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di Alice Buffoni

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