Sesso sadomaso: pratiche pericolose


Uno stile di vita legato prevalentemente a pratiche sessuali spesso violente, contraddistinte da veri e propri strumenti di tortura
Sesso sadomaso: pratiche pericolose
Lacci e lacciuoli, catene, fruste, manette: sono l’abc dell’armamentario di chi sesso estremo, oltre ogni limite. Sesso sadomaso, uno stile di vita legato prevalentemente a pratiche sessuali spesso violente, talvolta mortali, contraddistinte da veri e propri strumenti di tortura.

«Sono episodi molto gravi. Le pratiche sadomaso sono abbastanza diffuse, non solo tra i singoli ma anche tra le coppie. Purtroppo gli esiti estremi si conoscono solo a giochi fatti. Non provi piacere se non fai cose estreme. Parliamo non di normali masturbazioni, ma di pratiche che devono, di volta in volta, aumentare nella componente del rischio, alla ricerca continua di qualcosa di strano o diverso».

La sessuologa padovana Serenella Salomoni, fondatrice recentemente dell’Associazione di Sessuologia Triveneta, paragona le abitudini sadomaso a una vera e propria droga: «Come chi si fa di cocaina e s’illude che basti, così chi ricerca il piacere oltre ogni limite si vede costretto ad aumentare di volta in volta la dose di pericolosità».

Gli habitué sono solitamente persone sole, mette in guardia la specialista, che faticano ad avere buoni rapporti con gli altri e ad entrare in relazione, che nel sociale non sono bene inserite e che non accettano il loro corpo. «Il problema - sottolinea Salomoni - è sempre riconducibile alla scarsa educazione sessuale. Ne parliamo tanto, ma nelle scuole quanta educazione sessuale fatta bene c’è? E per farla bene deve essere portata avanti da esperti. Anche i medici di base devono essere istruiti da sessuologi, andrologi, ginecologici altrimenti ci si focalizza esclusivamente sul farmaco, invece il discorso è molto più complesso.

Imparare a parlare con il paziente, inviarlo a chi ne sa di più, questo è fondamentale. Senza contare poi la dipendenza da internet, da video porno-virtuali, aspetti che vanno a sommarsi a tutte le problematiche degli adolescenti, con i loro disagi. Noi educatori, genitori, insegnanti, dobbiamo essere per primi educati a riconoscere il loro star male. Dobbiamo renderci conto che la nostra società si occupa poco della sofferenza dell’altro, e cercare di porvi rimedio, ciascuno per il suo».

Articolo del:


di Dott.ssa Serenella Salomoni

L'autore dell'articolo non è nella tua città?

Cerca un professionista con le stesse caratteristiche a te più vicino.

Cerca nella tua città o in una città di tuo interesse