Prima sentenza di “stalking condominiale”
Il Tribunale di Genova condanna una donna di 74 anni e il figlio disoccupato per aver perseguitato una giovane coppia di vicini
E’ di certo una sentenza storica ed esemplare quella emessa dal Tribunale di Genova contro una donna pensionata di 74 anni e suo figlio, un uomo disoccupato di 40 anni. Il reato contestato ai due è stalking condominiale e la pena che gli è stata inflitta è di 4 mesi di reclusione oltre al risarcimento dei danni.
La pensionata e suo figlio sono stati condannati per aver perseguitato per ben quattro anni una giovane coppia - Stefano di 39 anni e Marina di 41 anni genitori di un figlio piccolo - che si era trasferita nella loro stessa palazzina di Ronco Scrivia, in provincia di Genova.
Alla base del rancore dei due stalker c’era l’utilizzo di un giardino di 15 mq: la giovane coppia, che viveva al secondo piano della palazzina, aveva diritto per contratto alla proprietà del piccolo appezzamento di terra, ma la cosa non era stata affatto gradita ai vicini del piano di sopra, la pensionata e il figlio appunto.
Così, i due avevano cominciato una serrata guerra psicologica fatta di angherie, minacce e false denunce che ha costretto la giovane coppia a trasferirsi nel seminterrato e a cambiare abitudini di vita. Infatti, per evitare le liti con i vicini del piano di sopra, la coppia aveva ridotto al minimo le cene a casa, rincasavano in orari in cui avrebbero avuto meno probabilità di incrociare i vicini e si facevano spesso accompagnare a casa da amici.
Insomma, per ben quattro anni hanno vissuto una vita d’inferno con ripetute vessazioni: dagli oggetti lanciati dal balcone che finivano nel giardino di casa, alle liti per la canna fumaria e per il cancelletto, le false denunce per ipotetici maltrattamenti al figlio (che hanno comportato anche l’intervento degli assistenti sociali) e per maltrattamenti a un cane (mai posseduto). Non sono mancate neppure le minacce personali, tra cui quella più infame contro l’incolumità del figlio.
Esasperata e terrorizzata, la coppia ha infine denunciato i due vicini e il Tribunale di Genova gli ha dato ragione condannandoli per stalking condominiale. Decisiva è stata la testimonianza di un’altra vicina della coppia, che ha confermato le accuse.
Non più solo ex fidanzati, ex coniugi o scomodi ammiratori: la sentenza del Tribunale di Genova, la prima per stalking condominiale, suggerisce che il reato di stalking è attribuibile anche a chi, come i vicini di casa, possono esercitare violenza psicologica e influenzare le abitudini di vita della vittima prescelta. Violenza psicologica e alterazione delle abitudini di vita, infatti, sono i presupposti perché ci sia un caso di persecuzione. Secondo l’art. 612-bis c.p. è stalker "colui che con condotte reiterate, minaccia o molesta taluno in modo da ingenerare un perdurante e grave stato di ansia o di paura ovvero da ingenerare un fondato timore per l’incolumità propria o di un prossimo congiunto o di persona al medesimo legata da relazione affettiva ovvero da costringere lo stesso ad alterare le proprie abitudini di vita".
La pensionata e suo figlio sono stati condannati per aver perseguitato per ben quattro anni una giovane coppia - Stefano di 39 anni e Marina di 41 anni genitori di un figlio piccolo - che si era trasferita nella loro stessa palazzina di Ronco Scrivia, in provincia di Genova.
Alla base del rancore dei due stalker c’era l’utilizzo di un giardino di 15 mq: la giovane coppia, che viveva al secondo piano della palazzina, aveva diritto per contratto alla proprietà del piccolo appezzamento di terra, ma la cosa non era stata affatto gradita ai vicini del piano di sopra, la pensionata e il figlio appunto.
Così, i due avevano cominciato una serrata guerra psicologica fatta di angherie, minacce e false denunce che ha costretto la giovane coppia a trasferirsi nel seminterrato e a cambiare abitudini di vita. Infatti, per evitare le liti con i vicini del piano di sopra, la coppia aveva ridotto al minimo le cene a casa, rincasavano in orari in cui avrebbero avuto meno probabilità di incrociare i vicini e si facevano spesso accompagnare a casa da amici.
Insomma, per ben quattro anni hanno vissuto una vita d’inferno con ripetute vessazioni: dagli oggetti lanciati dal balcone che finivano nel giardino di casa, alle liti per la canna fumaria e per il cancelletto, le false denunce per ipotetici maltrattamenti al figlio (che hanno comportato anche l’intervento degli assistenti sociali) e per maltrattamenti a un cane (mai posseduto). Non sono mancate neppure le minacce personali, tra cui quella più infame contro l’incolumità del figlio.
Esasperata e terrorizzata, la coppia ha infine denunciato i due vicini e il Tribunale di Genova gli ha dato ragione condannandoli per stalking condominiale. Decisiva è stata la testimonianza di un’altra vicina della coppia, che ha confermato le accuse.
Non più solo ex fidanzati, ex coniugi o scomodi ammiratori: la sentenza del Tribunale di Genova, la prima per stalking condominiale, suggerisce che il reato di stalking è attribuibile anche a chi, come i vicini di casa, possono esercitare violenza psicologica e influenzare le abitudini di vita della vittima prescelta. Violenza psicologica e alterazione delle abitudini di vita, infatti, sono i presupposti perché ci sia un caso di persecuzione. Secondo l’art. 612-bis c.p. è stalker "colui che con condotte reiterate, minaccia o molesta taluno in modo da ingenerare un perdurante e grave stato di ansia o di paura ovvero da ingenerare un fondato timore per l’incolumità propria o di un prossimo congiunto o di persona al medesimo legata da relazione affettiva ovvero da costringere lo stesso ad alterare le proprie abitudini di vita".
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