Conto corrente cointestato, di chi sono i soldi?


Il conto cointestato è molto diffuso, eppure le sue implicazioni sono tutt’altro che semplici
Conto corrente cointestato, di chi sono i soldi?

 

Molto spesso, quando inizio un percorso di pianificazione finanziaria e vi chiedo di dirmi come sono intestati i vostri conti correnti, scopro delle sorprese, o meglio scopro che vi piace molto cointestare i vostri conti, ma altrettanto spesso, con qualche domanda di approfondimento, scopro anche che lo avete fatto convinti di semplificarvi la vita quando, invece, un conto cointestato ha implicazioni tutt’altro che semplici.

Ma andiamo per ordine, cos’è un conto cointestato? E’ un conto in cui vengono designati più responsabili dell’operatività, sia in entrata che in uscita. In un conto cointestato, inoltre, il patrimonio delle persone intestatarie si confonde.

Infatti, la legge stabilisce che il denaro depositato su un conto corrente si presume di proprietà dei titolari in parti uguali. Pensiamo a chi decide di cointestare un conto con la moglie, un figlio, un nipote, ma lo fa solo per consentire a farsi aiutare per prelevare o fare spese. In questi casi bisogna stare molto attenti perché moglie, figli e nipoti dovranno dichiarare nel proprio ISEE la loro parte di ogni conto in base al principio di legge appena ricordato.

Cointestare un conto equivale a fare una donazione?

L’esempio che riscontro più volte è quello di un genitore che cointesta il conto con uno dei figli. Se succede che il genitore viene a mancare, la legge vuole che la metà del patrimonio presente sul conto e sul deposito titoli cointestato vada di diritto, senza denuncia di successione e senza dividere il denaro con gli altri eredi.
Infatti, nel momento in cui una persona intesta un conto corrente si presume che abbia voluto donargli metà dei soldi. Quindi se uno dei due cointestatari muore, l’altro resta proprietario del proprio 50%.

Questo è ciò che succede nel 99% dei casi perché è possibile provare che la contestazione del conto era volta solamente ad una più semplice gestione del conto e in questo caso non si parlerà più di donazione. Ma come si fa a produrre questa prova?

Non è semplicissimo, si dovrebbe infatti dimostrare che il conto era alimentato solo dai redditi di uno solo dei titolari.

Un caso limite che può portare problemi è se dovesse venire prematuramente a mancare il figlio o il nipote. In questo caso, il patrimonio che serve al genitore o al nonno per mantenere il proprio tenore di vita, verrebbe bloccato e andrebbe inserito nella massa ereditata del figlio o del nipote venuto a mancare, sottraendo così una parte di patrimonio necessaria per la vecchiaia. Se figli o nipoti fossero in procedura di separazione, o soggetti fallibili sarebbe un bel guaio.


Diritti del cointestatario sopravvissuto

Caso classico: coniugi con conto e deposito titoli cointestato. Muore uno dei due e il sopravvissuto ha diritto quindi al 50% delle diponibilità. Può quest’ultimo scegliere quali azioni/fondi titoli compongono il suo 50% o è il 50% del totale?

Visto che, dal punto di vista civilistico, è necessario attribuire il 50% di ciascuno dei beni in comunione, è corretto affermare che il sopravvissuto non può decidere autonomamente qual è il 50% di sua pertinenza senza il consenso degli altri eventuali eredi.

In ogni caso i titoli di spettanza del cointestatario vanno trasferiti su un conto/deposito titoli intestato a lui e ai fini del capital gain (tassazione sulle plusvalenze) devono essere trasferiti al prezzo di carico originario perché non c’è nessuna reale cessione dei titoli.

 

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di Elisa Collazuol

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