Di 28 ce n'è uno


Perché la riduzione dell’orario di lavoro dei metalmeccanici tedeschi da 35 a 28 ore alla settimana è una buona notizia
Di 28 ce n'è uno
Probabilmente avrete sentito il risultato della vertenza sindacale dei metalmeccanici tedeschi, che ha ottenuto la possibilità, in determinati casi, di accedere, da parte dei lavoratori, ad una riduzione dell’orario di lavoro settimanale da 35 ore a 28, senza riduzione di stipendio. Anzi, è stato ottenuto anche un aumento delle retribuzioni del 4%.
Proviamo a comprendere perché è una buona notizia, non solo perché si tratta di un importantissimo precedente.
Correva l’anno 2011, estate, e nei Paesi meridionali europei si scatenò la "tempesta perfetta": differenziale fra il Titolo di Stato tedesco a 10 anni e il BTP decennale italiano oltre 500 bp, la Grecia sull’orlo del default, Spagna e Portogallo in difficoltà.
Il Governo italiano ricevette una lettera dalla Banca Centrale Europea in cui si chiedeva in maniera esplicita, fra l’altro, di intervenire sulle pensioni, di introdurre una tassazione sugli immobili e, in sostanza, di attuare una politica di austerità molto forte che avrebbe portato, in definitiva, ad un impoverimento complessivo del Paese e ad una perdita di potere d’acquisto. In pratica si chiedeva all’Italia di effettuare una "svalutazione interna", non potendo effettuare una svalutazione monetaria in quanto l’Italia, con l’adesione all’Euro, non ha più sovranità monetaria. La "tempesta perfetta" portò alla formazione del Governo Monti il quale mise in atto quanto richiesto dalla BCE.
Vi domanderete: cosa c’entra tutto ciò con il risultato della vertenza sindacale tedesca?
In realtà c’entra, eccome!
La conseguenza della riduzione dell’orario di lavoro e dell’aumento dei salari è, di fatto, una "rivalutazione interna" fatta della Germania (la quale anch’essa non ha più sovranità monetaria). Infatti, a parità di situazioni negli altri Paesi europei, è evidente che la Germania sarà meno competitiva a causa dell’aumento del costo del lavoro, a tutto vantaggio degli altri Paesi. E i metalmeccanici tedeschi fanno sempre da apripista agli altri lavoratori nelle vertenze sindacali.
Non è di poco conto, oltretutto, che, per la prima volta in Europa, non si chiedono sacrifici ai Paesi con le economie più fragili per essere più competitivi, al contrario, si porta la Germania a perdere un po’ di competitività, ad accettare un po’ di inflazione e a ridistribuire ricchezza alla popolazione, consentendo in tal modo un aumento del potere d’acquisto.
Nei fatti, quindi, la Germania ha rivalutato! Internamente, ma ha rivalutato.
Il confronto fra le due politiche (austerità e tagli vs riduzione oraria e aumenti salariali) quindi è evidente. Apparentemente l’Europa (e la Germania) ha compreso che non è possibile curare gli squilibri economici chiedendo sempre e solamente di fare sacrifici. Si può anche chiedere a chi sta bene...di stare meglio, monetizzando una parte del vantaggio competitivo e accettando un livello di inflazione un po’ più alto.
In altre parole, piuttosto che chiedere a chi va più piano di correre più velocemente (e magari non ce la fa) si chiede a chi corre più velocemente di andare un po’ più piano, così si corre tutti insieme, in gruppo.
Ecco, la buona notizia è questa!

Articolo del:


di Eduardo Palazzo

L'autore dell'articolo non è nella tua città?

Cerca un professionista con le stesse caratteristiche a te più vicino.

Cerca nella tua città o in una città di tuo interesse