Gli AMC, innovazione o semplicemente duplicazione?
Gli AMC (Certificati a Gestione Attiva) sono prodotti strutturati e quotati. Strutturati perché combinano varie strategie di investimento su una pluralità di attività sottostanti. A selezionare e a gestire le attività sottostanti (titoli) è l'Advisor, il soggetto incaricato dalla casa d’investimento e deputato a massimizzare i rendimenti.
Recentemente sono disponibili anche in Italia e possono investire in azioni, obbligazioni, certificati, indici o Fondi. Consentono di aggiungere ai punti di forza dei prodotti strutturati, quelli dei fondi di investimento, così da diversificare il portafoglio ed adattarlo alle varie condizioni di mercato.
Come tutti gli altri certificati, anche per gli AMC è prevista l’obbligatorietà di un prospetto di offerta o di quotazione. In Europa il via libera arriva da tre autorità: Bafin (la Consob tedesca), CSSF (quella di lussemburghese) e AMF (quella francese).
Gli AMC hanno la caratteristica di avere la gestione attiva dei sottostanti ed è per questo che si dice che gli advisor degli AMC operano in modo discrezionale ed opportunistico. Infatti, la composizione del portafoglio, indici o titoli che siano, muta nel tempo in funzione delle scelte d’investimento. Ne consegue che questi strumenti si adattano alle diverse situazioni e condizioni di mercato, attuando anche politiche di ribilanciamento degli investimenti all’interno del prodotto, proprio come avviene nei fondi comuni di investimento.
A questo punto la domanda sorge spontanea: cosa distingue gli AMC dai fondi?
Tra gli elementi più rilevanti, abbiamo innanzitutto i costi più bassi, in quanto i soggetti coinvolti sono soltanto due: la Banca Emittente e l’Index Sponsor, a cui si aggiungono il trattamento fiscale, che permette la compensazione di minusvalenze accumulate precedentemente con eventuali profitti, cedole comprese, ottenuti dagli AMC. Infatti, in fase di vendita o qualora l’AMC prevedesse delle cedole, i proventi realizzati rientrano nella categoria dei redditi diversi e permettono così di compensare minusvalenze pregresse, mentre i proventi realizzati sui Fondi Comuni rientrano nella categoria dei redditi di capitale e pertanto vengono sempre tassati. Inoltre, il non dover sottostare alle stringenti regole imposte dalla normativa UCITS IV (ad es.: diversificazione emittente, sottostante, VaR, liquidità, e così via) può essere considerato un ulteriore vantaggio in termini di massima libertà dell’Advisor. A ciò si aggiunge il vantaggio che un AMC può essere strutturato ed emesso in tempi brevi, nell’ordine di uno/due mesi e, infine, che il Target Efficiente d´investimento è ridotto a 5 milioni di Euro, mentre per una Sicav o un Fondo Comune d’Investimento ne sono richiesti almeno 30.
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