Investire al meglio: la diversificazione


Non strumenti miracolosi, ma metodo nelle scelte di risparmio e investimento. L’importanza della diversificazione
Investire al meglio: la diversificazione
Se ci trovassimo a gestire un ristorante con l’obiettivo di farlo crescere e lavorare con serenità, come ci comporteremmo? Prepareremmo un unico piatto o cercheremmo di avere un ampio menù?
Ciò che sembra scontato per qualsiasi attività, troppo spesso non lo è quando si parla di investimenti.

Tornando all’esempio del ristorante, la scelta di ampliare il menù è dettata da una logica ben precisa, perché se ho solo spaghetti alle cozze posso aspettarmi due scenari:
1) tutti gli avventori sono amanti di questo piatto, ho avuto fortuna e il ristorante andrà benissimo (scenario poco probabile);
2) non tutti gli avventori desiderano mangiare questo piatto, non riuscirò ad accontentarli e andranno via (scenario maggiormente probabile)

La logica per la quale mi conviene offrire un ampio menù è quindi semplice: devo ridurre il rischio che deriva dall’essere esposto ad un unico fattore, in questo caso gli spaghetti alle cozze, e avere la possibilità di poter contare su altri elementi per dare maggiore stabilità al ristorante e quindi meno oscillazioni agli incassi.

Questo esempio banalizza volutamente un concetto fondamentale in finanza, che è quello della diversificazione.

Cosa vuol dire diversificare?

Quando parliamo di risparmi e di investimento, dobbiamo ricordarci che lo scopo della diversificazione non è avere tanti strumenti nel nostro portafoglio, ma rendere i nostri investimenti più prudenti, farci stare più tranquilli e aiutarci a raggiungere i nostri obiettivi.

Diversificare vuol dire ripartire il proprio patrimonio in strumenti che differiscono per settore di investimento, tipologia (azioni, obbligazioni, immobili, ecc.), area geografica e durata.
L’esempio del menù del ristorante è utile ancora una volta: se nel nostro menù avessimo inserito non più solo gli spaghetti alle cozze, ma anche alle vongole e allo scoglio, avremmo diversificato?
In realtà poco e non nel modo migliore possibile.
Diversificare non vuol dire avere nel proprio portafoglio (o menù) semplicemente più strumenti, perché potrebbero essere tanti, con nomi diversi, di marchi differenti, ma investire tutti nello stesso settore o area geografica, un po’ come avere nel proprio ristorante tanti primi piatti, ma nessun secondo.

La correlazione
Per parlare correttamente di diversificazione è però necessario introdurre un concetto statistico molto importante, la correlazione.
La correlazione indica la relazione tra due variabili e la tendenza che hanno a variare insieme, ossia a covariare.
Trasposto in ambito finanziario, la correlazione va a misurare la tendenza di due o più investimenti a muoversi insieme ed è un aspetto essenziale, alla base del concetto di diversificazione.
Senza entrare troppo nel dettaglio, diciamo però che la correlazione oscilla tra -1 e +1: agli estremi, +1 vuol dire che gli strumenti scelti si muovono insieme nella stessa direzione (o salgono o scendono entrambi), -1 che c’è concordanza, ma in negativo, ossia se uno sale, l’altro scende.
Tra questi due estremi più teorici che reali, esistono ovviamente infinte possibilità, che sono quelle con cui gli investitori si confrontano nelle loro scelte.
È però evidente che scegliere asset poco correlati è basilare per la costruzione di un portafoglio realmente diversificato: se uno non andrà benissimo, un altro andrà meglio e di questi meccanismi "compensativi" il portafoglio non potrà che beneficiare.

Al contrario, se acquistassi due asset che puntualmente si muovono nella stessa direzione in ogni fase di mercato, non starei diversificando correttamente, perché li vedrei crescere entrambi o scendere contemporaneamente, con il rischio di sentirmi sulle montagne russe.

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di Dott. Francesco Rosato

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