Investire in Titoli di Stato (alcuni concetti)
Investire in Titoli di Stato: perché è così difficile? Quali difficoltà incontra oggi chi vuole investire in questi strumenti
Maria è una signora anziana ma non troppo. Molto intelligente che non ama la finanza. La trova ostica e troppo "noiosa" per potersi applicare ed approfondirne la conoscenza. Maria, che ha una buona situazione patrimoniale e una discreta disponibilità finanziaria, è finalmente riuscita a vendere un immobile e quindi si trova oggi nella necessità di impiegare 200mila€ che si sono resi liberi con questa operazione. Ovviamente, data la sua propensione al rischio molto bassa e la scarsa conoscenza della materia, non vuole assolutamente perdere, magari guadagnare poco o niente ma certamente il capitale non si può intaccare.
Per una serie di motivazioni, molte delle quali non prettamente razionali, non vuole assolutamente investimenti azionari nel suo portafoglio. Ogni forma di Risparmio Gestito la trova sufficientemente complicata tanto da evitarla e quindi, per farla breve, la scelta cade sulle Gestioni Separate Assicurative Ramo I (specie ormai in estinzione nel mondo del risparmio) e sui ben noti Titoli di Stato italiani, tanto cari alle nostre generazioni passate.
Purtroppo il contesto attuale in cui ci troviamo, con tassi bassi in fase di rialzo e rendimenti, su gran parte dei Titoli Governativi, ancora negativi, non ci aiuta non solo ad ottenere un rendimento positivo ma addirittura a preservare il capitale conferito. In questo caso le Gestioni Separate ci vengono in aiuto perché almeno garantiscono il capitale e i rendimenti sono ancora in linea con i rendimenti dei Titoli Governativi a medio e lungo termine (per le valenze in termini successori delle polizze si rimanda all’articolo "Pianificazione Successoria: alcuni concetti"). In contropartita, però, l’uso di questi strumenti ci limita in termini di "liquidabilità" in quanto ci possono essere dei vincoli all’uscita, con penali in caso di rimborsi totali o parziali prima di un determinato orizzonte temporale.
Individuato, assieme a Maria, la quota parte da destinare alla Gestione Separata, circa 1/3 dei 200mila€, si pone il problema di come allocare gli altri 2/3 in Titoli di Stato.
Come si diceva, oggi i tassi sono molto bassi e ci si può attendere che dagli attuali livelli possano solo riprendersi (almeno questo è certo, qualche preannuncio lo abbiamo già avuto, il quando e in quanto tempo rappresentano ancora le incognite!). Per cui investire in questi strumenti oggi è molto rischioso perché i "tanto amati" BTP, ossia i titoli a Tasso Fisso, a breve termine (entro i primi 2-3 anni) rendono nulla, anzi decurtano valore (mentre vi scrivo i rendimenti fino a 3 anni sono negativi) allora si è tentati di andare "lunghi", ovvero comprare i Titoli a medio-lungo termine, per ottenere un ritorno più soddisfacente. Allungando la scadenza, però, ci si espone al rischio tassi, ossia al rischio di conseguire delle perdite in conto capitale, ovvero nel prezzo di questi titoli. Detto in altri termini: più lunga è la scadenza, maggiore è la perdita che ne consegue (sul prezzo a mano a mano che i tassi salgono). E l’impatto sui prezzi, per effetto dell’aumento dei tassi, è tanto maggiore quanto più lunga è la scadenza (attenzione: qui non dobbiamo attendere che la BCE dichiari di aumentare i tassi, è sufficiente che il mercato si "aspetti" che i tassi saliranno per provocare questo effetto). Conseguentemente, anche se si percepisce una cedola interessante nel corso d’anno, questa potrebbe essere insufficiente a coprire la variazione negativa subita dal prezzo, ottenendo per quell’anno o quegli anni, rendimenti negativi. E’ bene precisare che all’acquisto dei Titoli di Stato a cedola fissa, come i BTP, il rendimento effettivo, che si legge sui quotidiani o sulle pagine on-line dedicate, è il rendimento effettivo lordo a scadenza. Dal momento dell’acquisto a quello della scadenza, tuttavia, il prezzo potrebbe subire delle variazioni anche marcate per effetto dell’andamento dei tassi (se i tassi aumentano, il prezzo scende e viceversa). Se, nel periodo in questione, Maria dovesse necessitare di tutta o parte della disponibilità e fosse costretta quindi a vendere questi titoli, il prezzo di vendita potrebbe essere minore rispetto a quello di acquisto, conseguendo una perdita, che disattenderebbe le sue richieste di non perdere danaro. E’ questo, infatti, oggi il vero pericolo dato il contesto attuale.
Qualcuno, a questo punto della lettura potrebbe obiettare: "ma esistono sempre i Titoli di Stato a Cedola Variabile!". Per questo vi rimando all’articolo seguente in cui analizzeremo quali altre possibilità ha Maria per posizionare i quasi 150mila€ rimanenti.
Per una serie di motivazioni, molte delle quali non prettamente razionali, non vuole assolutamente investimenti azionari nel suo portafoglio. Ogni forma di Risparmio Gestito la trova sufficientemente complicata tanto da evitarla e quindi, per farla breve, la scelta cade sulle Gestioni Separate Assicurative Ramo I (specie ormai in estinzione nel mondo del risparmio) e sui ben noti Titoli di Stato italiani, tanto cari alle nostre generazioni passate.
Purtroppo il contesto attuale in cui ci troviamo, con tassi bassi in fase di rialzo e rendimenti, su gran parte dei Titoli Governativi, ancora negativi, non ci aiuta non solo ad ottenere un rendimento positivo ma addirittura a preservare il capitale conferito. In questo caso le Gestioni Separate ci vengono in aiuto perché almeno garantiscono il capitale e i rendimenti sono ancora in linea con i rendimenti dei Titoli Governativi a medio e lungo termine (per le valenze in termini successori delle polizze si rimanda all’articolo "Pianificazione Successoria: alcuni concetti"). In contropartita, però, l’uso di questi strumenti ci limita in termini di "liquidabilità" in quanto ci possono essere dei vincoli all’uscita, con penali in caso di rimborsi totali o parziali prima di un determinato orizzonte temporale.
Individuato, assieme a Maria, la quota parte da destinare alla Gestione Separata, circa 1/3 dei 200mila€, si pone il problema di come allocare gli altri 2/3 in Titoli di Stato.
Come si diceva, oggi i tassi sono molto bassi e ci si può attendere che dagli attuali livelli possano solo riprendersi (almeno questo è certo, qualche preannuncio lo abbiamo già avuto, il quando e in quanto tempo rappresentano ancora le incognite!). Per cui investire in questi strumenti oggi è molto rischioso perché i "tanto amati" BTP, ossia i titoli a Tasso Fisso, a breve termine (entro i primi 2-3 anni) rendono nulla, anzi decurtano valore (mentre vi scrivo i rendimenti fino a 3 anni sono negativi) allora si è tentati di andare "lunghi", ovvero comprare i Titoli a medio-lungo termine, per ottenere un ritorno più soddisfacente. Allungando la scadenza, però, ci si espone al rischio tassi, ossia al rischio di conseguire delle perdite in conto capitale, ovvero nel prezzo di questi titoli. Detto in altri termini: più lunga è la scadenza, maggiore è la perdita che ne consegue (sul prezzo a mano a mano che i tassi salgono). E l’impatto sui prezzi, per effetto dell’aumento dei tassi, è tanto maggiore quanto più lunga è la scadenza (attenzione: qui non dobbiamo attendere che la BCE dichiari di aumentare i tassi, è sufficiente che il mercato si "aspetti" che i tassi saliranno per provocare questo effetto). Conseguentemente, anche se si percepisce una cedola interessante nel corso d’anno, questa potrebbe essere insufficiente a coprire la variazione negativa subita dal prezzo, ottenendo per quell’anno o quegli anni, rendimenti negativi. E’ bene precisare che all’acquisto dei Titoli di Stato a cedola fissa, come i BTP, il rendimento effettivo, che si legge sui quotidiani o sulle pagine on-line dedicate, è il rendimento effettivo lordo a scadenza. Dal momento dell’acquisto a quello della scadenza, tuttavia, il prezzo potrebbe subire delle variazioni anche marcate per effetto dell’andamento dei tassi (se i tassi aumentano, il prezzo scende e viceversa). Se, nel periodo in questione, Maria dovesse necessitare di tutta o parte della disponibilità e fosse costretta quindi a vendere questi titoli, il prezzo di vendita potrebbe essere minore rispetto a quello di acquisto, conseguendo una perdita, che disattenderebbe le sue richieste di non perdere danaro. E’ questo, infatti, oggi il vero pericolo dato il contesto attuale.
Qualcuno, a questo punto della lettura potrebbe obiettare: "ma esistono sempre i Titoli di Stato a Cedola Variabile!". Per questo vi rimando all’articolo seguente in cui analizzeremo quali altre possibilità ha Maria per posizionare i quasi 150mila€ rimanenti.
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