Madagascar


La Cina si muove in Africa...nelle terre rare
Madagascar

In un viaggio di molti anni fa nella realtà polverosa dell'Africa sub-sahariana, conobbi una donna di origini malgasce, dalla fisiognomica decisamente ibrida, un po' africana ed un po' asiatica. Siamo sempre reazionari al diverso dal nostro gruppo sociale per istinto, ma essendo membri di una unica specie la mente non può poi essere, in seconda battuta, affascinata dalle ibridazioni e dalle storie misteriose che si affacciano dalla nostra genetica umana. Così mi ci misi a parlare e fu una bella serata, ora uno sbiadito ricordo di un me stesso più candido.

L'ibridazione sino-africana non è un tema solo darwiniano, ma anche una realtà sempre più vivida dal punto di vista economico. Sebbene la Cina non abbia una grandeur simile a quella statunitense per quanto attiene l'influenza politica sui suoi partner commerciali, è più che attiva ormai nel continenente africano, visto che giustamente oggi, un presente di dazi, è già ieri remoto per chi si prepara alla grande onda del futuro.

E' in corso in questi giorni il vertice FOCAC (Forum on China-Africa Cooperation), dove gli asiatici siedono ad un tavolo con circa trenta paesi africani: Xi Jinping si sta impegnando per notevoli afflussi di capitali dal suo paese e per la riduzione del debito verso la Cina dei paesi più poveri. La contropartita è l'accesso ai metalli rari, sempre più fonte di appetiti internazionali transenti verso la non reversibile e più conveniente green economy; la lista è lunga: cobalto, grafite, litio, neodimio, niobio, praseodimio, terre rare.

Sono sostanze forse più interessanti dell'oro, determinanti dell'economia del futuro quanto la tecnologia ed il blockchain, quanto lo furono l'oro ed il petrolio.

Questi accenni, per farvi ragionare sul lungo periodo, fuori dalla asfissia del quantitative easing e dalla maturità del ciclo economico occidentale.

Pensare a oggi come se fosse ieri. Guardare lontano. Affrontare con la riflessione le perdite di oggi, diversificare e investire con piani di accumulo. Il futuro è un passo più in là.

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di ANDREA PANIZZON

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