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Mini guida agli investimenti sul petrolio


Come approfittare dei bassi prezzi dell'oro nero senza incorrere in spiacevoli sorprese
Mini guida agli investimenti sul petrolio

La veloce caduta del prezzo del petrolio, su determinati contratti arrivato a quotare anche sotto zero, ha attirato l’attenzione di risparmiatori ed investitori alla ricerca di “facili guadagni” visti i così bassi livelli raggiunti.

E’ del resto comprensibile, tenuto conto che il prezzo del petrolio era di 150 dollari al barile nel 2008, intorno ai 115 nel 2014 e ancora a 65 a inizio 2020, che l’acquisto ai valori attuali possa essere considerato un buon affare.

 

Andamento del prezzo del petrolio negli ultimi 20 anni

 

In questa sede non si vuole approfondire l’analisi delle cause che hanno portato alla discesa del prezzo del petrolio: in primis il forte calo della domanda dovuto allo scoppio della pandemia e alle misure di lockdown, a seguire le tensioni internazionali che non hanno portato a sufficienti tagli della produzione, infine la volontà di mettere fuori gioco le energie alternative.

Si vogliono qui prendere in esame le caratteristiche dei diversi, spesso complessi, strumenti a disposizione dei risparmiatori per investire nel petrolio.

 

 


Brent e Wti, gemelli diversi      

Occorre innanzitutto aver ben chiara la differenza tra il Wti e il Brent, dato che le rispettive quotazioni possono divergere anche molto tra di loro.

Il Wti (acronimo di West Texas Intermediate) è una miscela di diversi petroli greggi americani leggeri e viene estratto principalmente negli stati interni del Texas, della Louisiana e del North Dakota. Ciò significa che l’accesso ai successivi porti marittimi e ai successivi collegamenti di trasporto mondiale è limitato. Il Wti è usato come punto di riferimento per il mercato americano ed è il parametro usato nei contratti future al New York Mercantile Exchange (Nimex).

Il Brent (nome di un giacimento scoperto nel 1971 nel Mare del Nord al largo delle coste scozzesi) è sempre un tipo di petrolio leggero e dolce, viene estratto nel Mare del Nord e ha quindi un facile accesso ai collegamenti di trasporto e a una più ampia gamma di mercati in tutto il mondo. Di conseguenza, il Brent non è solo la qualità più usata in Europa, ma viene anche utilizzato come benchmark per il mercato petrolifero mondiale.

 


Il future

Prima degli anni ’70 il petrolio veniva scambiato soprattutto cash, cioè si pagava il prezzo corrente e si accettava la consegna entro poche settimane.

Dopo la crisi petrolifera i raffinatori e gli acquirenti governativi hanno iniziato a cercare un modo per minimizzare il rischio di improvvisi aumenti dei prezzi.

La soluzione è arrivata attraverso il future, un contratto attraverso il quale le parti si obbligano a scambiarsi ad una data scadenza un determinato quantitativo di petrolio ad un prezzo stabilito.

Il future, sia quello sul Wti che quello sul Brent, riguarda 1.000 barili di petrolio ed ha scadenze mensili. Per ogni scadenza esiste un calendario con il primo giorno e l’ultimo di contrattazione. Ad esempio, il contratto maggio 2020, diventato celebre perché il suo prezzo il 20 aprile per alcuni minuti è sceso fino a -37 dollari al barile, ha iniziato gli scambi il 21 novembre 2014 ed è scaduto il 21 aprile 2020 (tornando a valori positivi).

Alla scadenza del contratto abbiamo il settlement, vale a dire la consegna fisica del petrolio e il pagamento del prezzo corrispondente al venditore.

L’obbligo di consegna fisica è stato senza dubbio il fattore che ha scatenato il 20 aprile l’ondata di vendite sul mercato: gli operatori finanziari che avevano acquistato contratti future al rialzo, spinti dalla prospettiva di guadagnare su un possibile rialzo futuro del greggio e senza essere minimamente interessati al sottostante, sono stati costretti a vendere al meglio i contratti prima della loro scadenza del 21 aprile. In caso contrario, sarebbero dovuti partire ed andare a prendersi i 1.000 barili di petrolio a Cushing, in Oklahoma, punto di arrivo e partenza di 6 maxi oleodotti, con una distesa di cisterne ed impianti di stoccaggio che può ospitare fino a 76 milioni di barili.

Il prezzo dei contratti future sul Brent, scambiati all’Ice di Londra, hanno registrato negli ultimi giorni una tendenza più stabile soprattutto grazie alla caratteristica di avere un settlement con l’opzione cash, ovvero senza l’obbligo della consegna fisica del petrolio sottostante, come per il Wti.

Il future è senza dubbio la tipologia d’investimento più trasparente e lineare tra quelle a disposizione, a patto di tenere a mente il funzionamento dei margini, degli stop loss e delle scadenze: ad esempio 1 contratto con il prezzo del Wti a 19 dollari al barile ha un controvalore sottostante di 19.000 dollari (1.000 barili); con il margine più alto al 50% il broker preso in considerazione vuole a garanzia 9.500 dollari, ma con una perdita momentanea del 38% mi chiude l’operazione e quindi, se voglio continuare l’investimento, la debbo riaprire. In fasi di elevata volatilità oscillazioni del 38% non sono poi così infrequenti. Inoltre bisogna sempre tenere a mente che ogni future ha una scadenza e quindi, a meno che non si voglia la consegna fisica, prima della scadenza occorre venderlo.

 


Gli ETC

Gli ETC (Exchange traded commodity), a differenza dei future, sono degli strumenti senza scadenza che cercano di replicare l’andamento di una materia prima attraverso l’investimento diretto da parte dell’emittente nella materia fisica stessa o in contratti derivati.

I replicanti dedicati al petrolio sono tutti “sintetici”: si basano cioè su contratti future e non sull’acquisto del bene fisico, come avviene per qualche ETC dedicato ai metalli, in primis all’oro.

I future del petrolio hanno scadenze mensili e l’emittente dell’ETC provvede direttamente ad effettuare il “roll over”, ossia la chiusura della posizione sul primo contratto in scadenza e l’acquisto del contratto successivo.

Gli elevati costi di storage, di immagazzinamento del petrolio in eccesso, soprattutto in queste settimane di forte calo della domanda, causano un enorme differenziale di prezzo tra le varie scadenze mensili dei contratti future: in gergo tecnico l’effetto contango.

Esserne a conoscenza è fondamentale per qualsiasi investitore si voglia avvicinare al mondo degli ETC per scommettere sulla risalita del prezzo del petrolio.

 

Prezzi dei contratti future sul Wti quotati al Nymex


Cerchiamo di fare un esempio prendendo a riferimento i prezzi sovra riportati delle diverse scadenze al 27 aprile dei contratti future.

Possiamo osservare che tra la prima scadenza di giugno che quota 14,58 dollari e la successiva di luglio che quota 19,33 vi sia una differenza di prezzo (contango) di 4,75 dollari, di fatto un costo di circa 0,20 centesimi al giorno.

Il detentore dell’ETC guadagnerà soltanto se il petrolio aumenterà di prezzo per un importo superiore alla perdita da roll over, nel nostro caso 4,75 dollari; in pratica ogni qual volta l’ETC deve liberarsi del contratto in essere e comprare un contratto con scadenza successiva genera delle perdite sistematiche.

L’investitore che vuole fare trading di breve tramite ETC può farlo con la consapevolezza che paga ogni giorno circa 0,20 dollari di storage. Chi vuole acquistare il petrolio tramite ETC per un investimento di lungo periodo rischia di incorrere nelle inefficienze sopra descritte, con una performance che mai replicherà quella registrata dal prezzo cash.

 


ETC e certificati a leva

Senza dilungarmi più di tanto, sul mercato sono disponibili anche ETC e certificati a leva fissa, vale a dire che replicano con leva 3, 5 o 7 la performance giornaliera del contratto future sul petrolio.

La cautela nell’utilizzo di tali prodotti è assolutamente d’obbligo per 2 motivi:

1.    La leva del contratto di riferimento viene ricalcolata ogni giorno sulla base della chiusura dell’indice di riferimento e questo su un periodo di due o più giorni genera il cosiddetto compounding effect. Ciò significa che la performance del contratto future di riferimento per un periodo superiore ad una singola seduta di negoziazione può differire sensibilmente rispetto alla performance del contratto future moltiplicata per la leva, specialmente in situazione di elevata volatilità.

2.    L’effetto leva può portare di fatto all’azzeramento dell’ETC o del certificato: con una leva 7, ad esempio, è sufficiente un’oscillazione negativa del 14,29%, evento verificatosi più di una volta nelle ultime settimane.

 


I CFD

Su quasi tutte le piattaforme di trading sul petrolio sono disponibili anche i CFD, ovvero i contract for difference. Il broker offre proposte di acquisto e vendita anche qui con la leva. Cautela ancor più d’obbligo: basti pensare che alcuni investitori che erano posizionati sulla scadenza di maggio (quella che per alcune ore ha registrato prezzi negativi) hanno chiuso sotto zero perdendo più del capitale investito.

 


Titoli petroliferi e fondi/ETF a tema

Un modo indiretto per investire sul petrolio è comprare azioni di società petrolifere come ENI, Total, Royal Dutch Shell, Chevron, Repsol etc. In questo modo non si investe direttamente sul petrolio, ma su aziende il cui business risente profondamente dell’andamento dell’oro nero.

Si tratta di un investimento indiretto ma correlato, basato sull’ipotesi che, quando i prezzi torneranno a salire, le aziende saranno capaci di realizzare maggiori utili.

In questo caso la raccomandazione è quella di diversificare al massimo, possibilmente attraverso l’esposizione ad ETF e fondi ben gestiti che consentono l’esposizione a molteplici titoli.

Due fondi del settore sono, ad esempio, il Raiffeisen Azionario Energia, (ISIN AT0000688684) focalizzato sulle grandi compagnie europee e il BlackRock World Energy (ISIN LU0171304552) che detiene nel proprio portafoglio anche major americane come Chevron e Conoco Phillips.

Nell’ambito degli ETF vanno segnalati il Lyxor MSCI World Energy (ISIN LU0533032420) e l’Ishares Oil & Gas Exploration & Production (ISIN IE00B6R51Z18), rappresentativo del sotto-indice delle trivellazioni e delle esplorazioni che nel tempo ha sempre dimostrato un’ottima correlazione con l’andamento del petrolio.

 

 

Cosa fare dunque?

Come spesso accade la caduta del prezzo di un’attività attira l’attenzione di risparmiatori ed investitori alla ricerca di “facili” guadagni o, addirittura, dell’occasione della vita. In questo caso, con la discesa del prezzo del petrolio anche sotto zero, non è andata diversamente.

Il prezzo del petrolio è sceso ai minimi da 20 anni, ma la storia ci insegna che nel breve i prezzi potrebbero addirittura scendere ancora o, comunque, impiegare molto tempo per risalire.

Come sempre negli investimenti è importante diversificare ed impiegare solo una piccola parte del proprio portafoglio su specifiche attività.

Fondamentale è, inoltre, per chi vuole avvicinarsi al mondo del petrolio, come visto sopra, avere le idee chiare su quali siano le caratteristiche e il funzionamento dei singoli strumenti, in modo particolare cosa siano il contango e l’effetto leva.

 

La consulenza e l’assistenza di un esperto del settore è più che mai d’obbligo.

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