Oltre la finanza: il potere del linguaggio


Il consulente finanziario ha un ruolo anche sociale e ci si deve opporre, come categoria, alle trappole e alle frodi finanziarie
Oltre la finanza: il potere del linguaggio

Sempre più spesso si vedono sui social offerte di mirabolanti guadagni con i bitcoin, sul Forex, casalinghe che passano a guadagnare 10.000 euro al mese.
Il prolificare degli annunci ci porta a pensare che molti cadono nella rete.

Questa volta, però, vorrei fare un focus non sull’argomento (la finanza), ma sul metodo.

Il consulente finanziario ha, secondo me, un ruolo anche sociale (così come dovrebbe essere per tutti gli intermediari finanziari), e ci si deve opporre, come categoria, alla circolazione di queste trappole.

E’, quindi, una “chiamata” alle armi della vera informazione, dell’umiltà, della responsabilità.

Troppo spesso penso, con tristezza e sgomento, alla violenza verbale che c’è su facebook e sui social in generale. Persone che dal vivo sembrano pacifiche, educate e mansuete, sulla rete si sentono libere di lasciar andare i propri istinti più bassi (e forse si mostrano per come sono in realtà). Un po’ come coloro che appena salgono in automobile si trasformano in belve e sarebbero disposti a tutto pur di difendere i loro 5 decimi di secondo nel passare prima ad un incrocio.

L’offesa è quotidiana e sdoganata. Si offendono prima le idee di chi la pensa in modo diverso e poi le persone stesse. Ma è normale?

Ci si ritiene al sicuro, nascosti dietro una tastiera, come in un’automobile o tra una folla acclamante allo stadio. Ci si dimentica il pudore e la vergogna. Come se ci fossero due vite, quella del buongiorno e buonasera nella vita reale e quella degli avatar nei social.  Ed il fenomeno, purtroppo, non è limitato agli “scemi del villaggio”: coloro che tutti noi, nei paesi, nelle piazze, nei quartieri conoscevamo e trattavamo, nel migliore dei casi, con una compassionevole benevolenza dando il giusto peso alle loro esternazioni.

Ora lo scemo del villaggio scrive su facebook, instagram e trova altri come lui (8000 comuni in Italia…) che avvalorano le sue tesi e le fanno rimbalzare da un post all’altro.

Su cose importanti, tipo quelle che riguardano la vita di una persona, non si perde neanche un secondo per verificare che una notizia sia vera (e gli strumenti ci sarebbero pure, almeno per la maggior parte delle news). Il parametro di misura non è più la verità, ma la potenzialità della notizia di far rumore, di creare seguito, di gridare più forte.

Purtroppo, come dicevo, non c’è solo questo. Il linguaggio usato è pesante: suorine cattoliche che scrivono di “sparare in faccia”, insegnanti che esaltano “risoluzioni finali”, attivisti e volontari nel sociale che invocano castighi divini sui diversi… Colui che la pensa diversamente in politica (e non solo) diventa un nemico da abbattere.
Non mi cancello da facebook perché serve per conoscere meglio le persone: in profondità, nei loro lati oscuri, quando si sentono protette dallo schermo e si lasciano andare alle loro “carriole”, col fine di decidere di non andarci più a cena insieme o rispondere al loro buongiorno con un sonoro vaffa…, ricordando loro che le parole hanno un peso, un valore. Che il linguaggio distingue l’essere umano e che una singola parola ha dato origine a tutto.

Riscontro, però, una interessante correlazione. Cos’è che impedisce a costoro di confrontarsi e di usare le loro misere, patetiche ed infondate argomentazioni nella vita reale?

E’ l’assoluta e totale mancanza di cultura (e non faccio riferimento a lauree o diplomi…)! Generalmente non leggono libri, non hanno viaggiato, non sono cresciuti rapportandosi con gli altri, sono intolleranti col diverso, sono integralisti ciascuno in un proprio ristretto ambito e non sosterrebbero un confronto acceso di persona, non avrebbero argomenti se non citazioni di citazioni rifugiandosi nei soliti luoghi comuni.  Si informano su google e sulle condivisioni dei social. Spesso non si rendono conto della portata delle loro esternazioni (molte addirittura passibili di denuncia). Incontrati di persona e messi davanti alle loro frasi si difendono con il “non intendevo quello”.

Mi sto convincendo che la cosa diventa pericolosa e mi interrogo su quale potrebbe essere l’atteggiamento migliore per il bene collettivo.

Almeno nel nostro campo, la finanza, i “controllori” dovrebbero sanzionare pesantemente chi opera secondo questi metodi, perché spesso, i “mostri da tastiera” sono allo stesso tempo vittime e carnefici.

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di Dott. Fulvio Lupi

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