Senza accordo sul debito, rischio recessione per gli USA?


Se il congresso non autorizzerà l'ottantesimo aumento del debito pubblico USA, sarà recessione?
Senza accordo sul debito, rischio recessione per gli USA?

Se il congresso non autorizzerà l'ottantesimo aumento del debito pubblico USA, sarà recessione? La risposta è sì.

Se il Congresso Usa non raggiungerà un accordo per aumentare il tetto del debito, vi è il rischio recessione per gli Stati Uniti d’America. Tensioni sempre alla spesa pubblica sono state vissute diverse volte in passato. Infatti, il limite al tetto del debito USA è stato innalzato 79 volte nella storia americana e più di dieci volte con una maggioranza bipartisan dal 2010 ad oggi, e vedo diverse analogie con il 2011, quando l'accordo venne raggiuto in extremis e provocò comunque un crollo del 17% dell'indice S&P 500 in sole due settimane.

Ed ora vi illustro le similitudini:

La prima similitudine riguarda la lettera inviata alle camere dalla segretaria al Tesoro statunitense, Yellen, con l'invito “spontaneo” a trovare un accordo per evitare il fallimento. 

Oggi come allora, il Congresso era controllato dai repubblicani, mentre i democratici lo erano al Senato e con anche il presidente democratico che era al terzo anno del suo mandato. Nel 2011 l'accordo venne raggiunto il 2 agosto, due giorni prima della scadenza e questo stallo fece scendere l'S&P 500 del 17%, con gli spread creditizi in forte aumento e i rendimenti dei Treasury in scadenza intorno a quella data, con altri strumenti del mercato monetario, subirono un calo temporaneo particolarmente marcato, ed addirittura alcuni Treasury non erano più accettati come garanzia per le operazioni in derivati.

Seconda similitudine che potrebbe far oscillare l'ago della bilancia verso una profonda recessione è che, sempre nel 2011, avvenne un fatto inaspettato: i titoli governativi statunitensi a lungo termine furono acquistati in massa dagli investitori nelle due settimane precedenti la scadenza, facendo così scendere il rendimento del decennale dal 3% al 2%.

Quindi, nonostante il rischio di fallimento dello stato fosse più che mai elevato, gli investitori paradossalmente considerarono il debito Usa a lungo termine come un porto sicuro, poiché il dollaro era ancora considerata la valuta di riserva mondiale. 

Terza similitudine riguarda il mercato dei Credit Default Swap (CDS). Ad oggi i valori dei CDS, che riflettono il costo dell'assicurazione del debito statunitense, è già considerato molto elevato con il rischio che si ripeta uno scenario analogo a quello del 2011.

L’unica differenza che emerge rispetto alla similitudine del 2011, è quella del mercato azionario Usa che invece sta ancora recuperando le perdite dell'anno precedente senza alcun segno di panico con lo sguardo dei media puntato altrove, e con gli americani che hanno altro di cui preoccuparsi. Ma anche il mercato azionario potrebbe virare verso il panico con l'avvicinarsi della scadenza, e quindi creare la quarta similitudine rispetto al 2011, soprattutto quando la questione del debito finirà sotto i riflettori degli stessi media. Quindi, oggi come allora, senza un accordo il rischio di recessione è in agguato

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di Antonio De Martino

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