Divieto di licenziamento durante il Covid

Il Covid-19 è uno tsunami che si è abbattuto come una scure sul mercato del lavoro. Ad oggi il Decreto Ristori ha prorogato il divieto di licenziamento introdotto lo scorso marzo in base al quale non sarà possibile licenziare fino al 31 marzo 2021 a meno che l’impresa chiuda definitivamente con una procedura di liquidità. E non sono pochi. Secondo l’Istat nel periodo luglio-settembre 2020 sono 470.000 le persone che hanno perso il lavoro, per la maggior parte stagionali, lavoratori degli eventi, della musica e del turismo.
Licenziati al tempo del Covid: vergogna e pregiudizio
Subire un licenziamento è un duro colpo, difficile da digerire e sulle controversie emotive e i pregiudizi legati al tema dei licenziamenti ha fatto luce una ricerca commissionata da LinkedIn. La ricerca mostra anche come la pandemia abbia messo a dura prova la fiducia degli italiani in sé stessi, e nella loro capacità di trovare lavoro. Tre italiani su cinque (62%), attualmente disoccupati, si sentono svantaggiati nella ricerca di un lavoro, rispetto a chi è attualmente occupato ma in cerca di un nuovo impiego.
Secondo lo studio la perdita del lavoro è ancora motivo di imbarazzo (28%) e in alcuni soggetti può condurre alla depressione (25%). Un groviglio di emozioni negative, che hanno indotto sei italiani su dieci (61%) a nascondere la notizia del loro licenziamento persino a familiari e amici. Non solo, il 40% degli italiani afferma di aver mentito sul proprio licenziamento perché si sentiva in imbarazzo. Il 34% dichiara di aver mentito perché si vergognava, il 28% perché non si sentiva a suo agio a parlarne, mentre un altro 25% riferisce di aver mentito perché era convinto che ammettere di essere stato licenziato avrebbe compromesso le sue prospettive di lavoro future.
«La pandemia è per tutti noi un momento senza precedenti, è quindi importante non essere troppo duri con noi stessi, perché questo può generare insicurezze e impedirci di agire. Tuttavia, in caso di licenziamento, dobbiamo avere la capacità di rallentare e riflettere, per scegliere di agire diversamente rispetto al solito. Dopo, forse una lunga attesa, di fronte alla ricerca di un nuovo lavoro, il primo passo da compiere è mettersi intenzionalmente in uno stato mentale ed emotivo propedeutico alla scoperta di nuove opportunità», ha dichiarato Luciano Attolico, CEO della società di consulenza strategica Lenovys. «Il passo successivo è relativo alle azioni concrete da mettere in campo – continua l’esperto di sviluppo e crescita manageriale - Anzitutto è bene rivolgersi alcune domande precise: Chi voglio diventare? Quali competenze ha la persona che voglio diventare? Quali sono le sue abitudini di vita? Solo così è possibile liberare il proprio vero potenziale e avviare un piano di sviluppo delle competenze per poi trasformarle in un nuovo modo di lavorare e in un nuovo stile di vita, in grado di far ritrovare risultati eccellenti e un elevato benessere».
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