Conoscere, affrontare e superare l'ansia patologica
Indice:
Che cos’è l’ansia?
Può essere definita anche uno stato psicofisico di natura spiacevole caratterizzato da un senso di allarme, apprensione e paura, anche in assenza di un pericolo evidente; la persona ansiosa percepisce l’imminenza di pericoli e minacce che lo pongono in un continuo stato di allarme.
Possiamo distinguere un ansia normale, che è uno stato di allarme legato a situazioni realmente pericolose e minacciose (gara competitiva o esame) da un’ansia patologica quando la risposta emotiva della persona che ne soffre è sproporzionata rispetto all’entità dello stimolo.
L’ansia spesso è accompagnata da sintomi somatici (tachicardia, sudorazione, tremori, nausea, mal di testa, etc.) o da agitazione comportamentale.
Quali sono i disturbi d’ansia?
I disturbi d’ansia derivano dall’interazione di tre tipi di vulnerabilità:
- Vulnerabilità biologica generalizzata, geneticamente trasmessa, che influenza lo sviluppo di un tratto di elevata tensione, nervosismo ed emotività;
- Una vulnerabilità psicologica generalizzata che porta le persone ad interpretare i fallimenti come un'incapacità cronica di affrontare gli eventi negativi imprevedibili e incontrollabili;
- Specifiche vulnerabilità psicologiche prodotte da precoci esperienze di apprendimento, in cui oggetti ed eventi specifici hanno finito per essere considerati pericolosi.
Beck ritiene che l’iper-attivazione degli schemi cognitivi di pericolo influenza la strutturazione delle esperienze interne ed esterne come pericolose. In ogni caso, il meccanismo che mantiene accesi i disturbi d’ansia è l’evitamento; evitare non fa che aumentare la paura irrazionale che può riguardare un oggetto fobico, un interazione sociale, un’occasione di parlare in pubblico, il luogo in cui si è scatenato l’attacco di panico o persino avere un pensiero ossessivo. L’evitamento impedisce alla persona di apprendere che le condizioni di vita reale sono cambiate.
I disturbi ansiosi sono:
- Disturbo d’ansia generalizzata che consiste in uno stato emotivo di allerta non grave ma persistente, che può interessare diverse dimensioni esistenziali della persona;
- Disturbo d’attacco di panico che di solito è di breve durata ma che viene vissuto dal paziente in modo intenso e con un senso imminente di pericolo e di morte; il paziente ha paura di morire, di impazzire, di svenire e non è consapevole a livello profondo di ciò che gli sta accadendo;
- Disturbo ossessivo compulsivo che consiste in pensieri ossessivi intrusivi che portano a pensieri negativi automatici aventi come temi sentirsi responsabili di provocare un danno agli altri e sentirsi tormentati dall’idea ossessiva che non può essere in nessun modo cancellata; le compulsioni sono usate per ridurre questo stato di angoscia ossessiva e per allontanare senso di colpa e biasimo;
- Disturbo fobico che consiste in fobie per determinati oggetti o situazioni che fungono da indicatori di sottostanti esperienze catastrofiche o di minaccia per il sé;
- Le fobie sociali sono legate alla convinzione dell’individuo di essere e sentirsi inferiore e questo sentimento down porta l’individuo a vivere gli incontri interpersonali con ansia e dolore;
- Disturbo post-traumatico da stress che consiste in profonde preoccupazioni, vissuti di forte paura e tensione, stato di vulnerabilità e momenti di angoscia che il soggetto vive immaginando l’esperienza traumatica e, infatti, mette in atto un vero e proprio evitamento fobico di tutto ciò che potrebbe ricondurre al trauma (eventi, situazioni e persone).
Da cosa è caratterizzata la sofferenza ansiosa?
Quando si soffre di ansia si tende a considerare la situazione esterna che suscita ansia come se fosse la causa della propria ansia e si tende a pensare che l’ansia sia un fatto collegato ad una certa situazione.
Quando scambiamo i pensieri, le emozioni e le sensazioni con i fatti o eventi esterni è come se scambiassimo un oggetto con la parola che lo rappresenta.
Chi soffre di ansia fa fatica ad elaborare la situazione problematica che crea ansia, perché non collega la situazione al pensiero, non distingue il livello dei fatti con quello dei processi interni (come valuto e interpreto ciò che accade, cioè i fatti).
Ciò che fa star male non è il fatto in sé (il luogo, la situazione o l’evento), ma come penso il fatto in sé che, nella persona ansiosa, è un pensiero catastrofico e un processo interno di allarme e di pericolo che anticipa il fatto in sé.
E’ fondamentale lavorare sui processi interni partendo dal racconto dei fatti e dal legame tra i fatti; poi aiutare a far prendere consapevolezza al paziente delle proprie convinzioni disadattive e, infine, lavorare sulla ristrutturazione cognitiva di queste convinzioni che causano come conseguenza un processo ansioso.
Come affrontare e provare a superare l’ansia patologica
Spesso è utile affidarsi a clinici competenti che possono supportare il paziente affetto da disturbo ansioso sia sul piano psicoterapeutico che psicofarmacologico.
Credo che io possa dare dei suggerimenti che aiutino le persone ansiose a comprendere non tanto e soltanto i sintomi, quanto le dinamiche sottese all’ansia che porta vissuti di "invalidità psicologica".
La cosa fondamentale per ristrutturare e modificare il modo di pensare catastrofico è quello non di osservare e confondersi nei propri pensieri, ma quello di guardare il mondo attraverso i pensieri e agire ascoltando le proprie sensazioni ed emozioni recuperando il proprio sé.
Per affrontare l’ansia occorre:
1. Essere consapevole dei propri meccanismi di evitamento e, quindi, esporsi sul piano comportamentale e convivere con le nostre emozioni (es. paure) provando a conoscerne il funzionamento;
2. Non lottare con le nostre emozioni, i nostri pensieri e le nostre sensazioni provando a spiegarli, controllarli, eliminarli;
3. Osservare i processi della nostra mente esattamente come osserviamo il mondo senza identificarci soltanto con la nostra mente soprattutto quando ci porta lontano da noi stessi;
4. Focalizzare l’attenzione non giudicante ci consente di esplorare e capire in modo più profondo chi siamo e ciò che ci agita nella nostra mente;
5. Imparare a vivere il presente e non perderci in anticipazioni del futuro o continue rimuginazioni del passato;
6. Accettare le nostre sensazioni e le nostre emozioni cercando non una reazione ad essi ma una risposta consapevole (impegno con noi stessi).
“Attivarsi e rilassarsi nella quotidianità
saper pazientare,
meditare e pregare,
apprezzare le piccole cose della giornata,
credere in se stessi e condividere con gli altri,
darsi il diritto di soffrire e gioire sono le chiavi
per aprire le porte ad una maggiore serenità interiore”
Antonello Chiacchio
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