La compassione: come accogliere e alleviare la sofferenza della vita
Che cos'è la compassione?
La compassione possiamo definirla (Gilbert, 2009) come una gentilezza di base, con profonda consapevolezza della soffenza di sè stessi e degli altri esseri viventi, unita al desiderio e allo sforzo di alleviarla.
La compassione include una serie di elementi emotivi, cognitivi e motivazionali coinvolti nella capacità di creare opportunità di crescita e cambiamento con calore e cura partendo da un esperienza dolorosa.
Compassione (dal latino "compatire", "soffrire con") vuol dire avere una sensibilità verso la sofferenza di noi stessi e degli altri con il profondo impegno nel tentare di alleviarla.
Tre aspetti principali che stanno alla base della compassione di sé sono:
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essere presenti e aperti alla propria sofferenza;
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essere gentili con noi stessi piuttosto che pronti all’autocondanna;
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non sentirsi soli nel proprio dolore e imparare a condividerlo.
Nella compassione, a differenza della pietà, non è presente nessun atteggiamento di superiorità nei confronti della persona sofferente; poi la pietà non implica empatia perchè è caratterizzata da un sentimento di preoccupazione verso qualcuno considerato quasi inferiore a sè stessi e per tale motivo non richiede un inclinazione ad aiutare.
Gli elementi costitutivi della compassione
Gli elementi costitutivi della compassione sono: la sensibilità, la simpatia, l'empatia, la motivazione alla cura, la tolleranza all'angoscia e il non giudizio.
La sensibilità è un atteggiamento significativo sul piano relazionale, perchè ci indica in modo abbastanza immediato quando gli altri hanno bisogno di aiuto o comunque ci apre al vissuto altrui.
La simpatia è un atteggiamento caratterizzato da una vicinanza affettiva all'altro, un affiliazione verso l'altro che porta a sviluppare una preoccupazione mirata alla soffrenza altrui.
L'empatia è un atteggiamento che si caratterizza nella capacità di mettersi nei panni degli altri.
La motivazione alla cura è un atteggiamento che impica la contemplazione e la consapevolezza della soffrenza vissuta.
La tollenza all'angoscia ci indica di essere sensibile al problema altrui senza identificarci eccessivamente con il dolore dell'altro.
Il non giudizio è un atteggiamento importante per saper accogliere l'altro e soprattutto il dolore altrui.
Il sé compassionevole
Per sviluppare un sé compassionevole occorre sviluppare:
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la motivazione a prendersi cura di sé e degli altri;
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la sensibilità alle emozioni e ai bisogni propri e altrui;
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simpatia, essere connessi a livello emotivo con i propri e altrui stati affettivi;
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le abilità di tollerare piuttosto che evitare le emozioni, le memorie e le situazioni difficili comprese le emozioni positive;
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la consapevolezza e la comprensione di come funziona la nostra mente e quella degli altri;
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un’attitudine accettante, non condannante nei confronti della parte critica di noi stessi e verso altri.
Le 4 qualità della persona compassionevole
Le quattro qualità della persona compassionevole sono le seguenti
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La saggezza che deriva dalle esperienze personali,dalla maturità e dall’aver raggiunto la consapevolezza della natura delle cose e delle difficoltà della vita.
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La forza nel senso di coraggio, forza d’animo e autorevolezza interiore.
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Il grande calore e la gentilezza amorevole.
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Assenza di condanna e giudizio critico su se stessi,ma piuttosto una responsabilità unita al desiderio di aiutare e di cambiare.
La terapia della compassione
La terapia focalizzata sulla compassione di Paul Gilbert si basa sull'impegno ad accogliere la soffrenza altrui manifestando due capacità la presenza emotiva e l'attitudine terapeutica ad accettare, accompagnare e alleviare la sofferenza.
Un primo passo importante per il terapeuta è creare un’alleanza terapeutica mediante un sistema di attaccamento sicuro che possa soddisfare il bisogno di essere compreso, ascoltato e accompagnato. Avere uno stile di attaccamento sicuro caratterizzato da amorevole gentilezza e compassione non significa essere carini in modo sottomesso né tanto meno assecondanti ma vuol dire definire i confini in modo chiaro per accogliere il paziente e accettarlo in modo incondizionato per quello che è e per ciò che porta in seduta. Il paziente deve sentire la sensazione che qualcuno si prende cura di lui.
Comprendere la natura umana in modo compassionevole vuol dire sentire la comunanza del paziente nel suo livello di sofferenza. Lo scopo della psicoterapia e anche di alcune pratiche spirituali (buddismo) è accettare la realtà dei fatti, accettare quindi incondizionatamente la sofferenza del paziente e aiutarlo a definire e dare significato alla sofferenza per riconoscerla, elaborarla ed affrontarla e non per cancellarla o eliminarla.
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