Paura, è davvero coraggioso solo chi la affronta!
Come accennato nell’articolo precedente una delle emozioni che caratterizzano questo periodo di allerta legato alla presenza del Coronavirus è la Paura.
Va distinto quando è funzionale e fondamentale per la nostra sopravvivenza e quando, invece, è disfunzionale e può sfociare in vero e proprio panico, per cui un pericolo limitato di contagio viene generalizzato percependo ogni situazione come rischiosa ed allarmante.
In più, il Covid è piccolo e invisibile all’occhio umano, è sconosciuto e facilmente trasmissibile e questo provoca l’insorgere delle paure più profonde.
Fatta questa premessa, la paura può essere:
- reale, provocata cioè da una minaccia diretta e il nostro sistema nervoso viene attivato in modo appropriato per affrontarla;
- emozionale, proviene da traumi del passato non risolti che riportiamo inconsapevolmente nelle situazioni del presente.
Oggi, molto probabilmente, la paura che proviamo è reale e fortemente contaminata da quella emozionale.
Quest’ultima, è la paura della nostra “parte bambina in panico.”
Mi spiego meglio.
Immaginate di guardare un bambino terrorizzato: qualcosa lo sta spaventando ma non ne sapete il motivo. Provate a mettervi nei suoi panni.
Che cosa fareste per aiutarlo? Come lo rassicurereste?
Ognuno di noi si porta dentro un bambino come questo e provare a mettersi nei suoi panni per sentire il disagio è il primo passo per sintonizzarci con questa parte e per capire qual è effettivamente il suo bisogno e come fare per aiutarla.
Ciò che è importante è non rinnegare la paura, ma sentirla, esplorarla e diventare consapevoli di quali sono le modalità che mettiamo in atto per evitarla.
Generalmente, quando percepiamo la paura possiamo far finta che non esista, cerchiamo di bloccarla, la giudichiamo o ancora facciamo la vittima e incolpiamo gli altri sperando che in qualche modo si prendano cura di noi. Ecco facendo tutto questo aumentiamo la frattura con “il nostro bambino interiore in panico” : la nostra parte adulta non vuole provare paura, e la parte bambina decide di nascondersi facendosi sentire magari in altri modi, attraverso il corpo.
Infatti, se ascoltiamo la paura nel corpo, le sensazioni percepite possono essere contrazioni al petto, alla schiena, alla gola o a qualsiasi altra parte, mani sudate, tremori, battito cardiaco accelerato, dolori cronici o improvvisi come il mal di testa, irrequietezza o agitazione, il fiato corto, problemi di digestione o attacchi di panico.
È la nostra parte bambina che sta urlando per farsi sentire: questi sintomi sono l’unico modo che ha per farsi ascoltare.
Abbiamo sempre il timore che riconoscere le nostre paure faccia in modo che queste prendano il sopravvento sulla nostra vita. Invece è proprio il contrario: più non le ascoltiamo e maggiore è la possibilità che queste emozioni ci blocchino, in un modo o nell’altro. Solo sentendole, riconoscendole e prendendoci cura di loro possiamo accrescere il nostro potere e camminare con maggiore equilibrio interiore.
Le nostre parti, quella adulta e quella bambina, devono imparare ad ascoltarsi e camminare per mano, aiutandosi vicendevolmente. Questo è il primo passo per volersi bene.
Noi non possiamo impedire che la paura ci sia, ma ascoltandola possiamo, in modo responsabile, decidere che cosa farci.
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