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Psicoterapia della Gestalt: principi base


Principi base della Psicoterapia della Gestalt, origini e fondamenta. Un approccio all'apparenza ateoretico...
Psicoterapia della Gestalt: principi base
La PdG (psicoterapia della Gestalt) nasce da una riflessione compiuta intorno al pensiero e all’opera di Frederick Perls, uno psichiatra psicoanalitico tedesco che facendo ricorso a varie fonti riuscì ad elaborare un sistema terapeutico olistico, che guardava alle persone come ad un’unità di corpo-mente, e che ravvisava la necessità di recuperare l’esperienza corporea come una componente fondamentale ormai trascurata. L’approccio gestaltico è considerato un approccio ateoretico nel senso che non è rigidamente determinato da un impianto teorico che prevede l’esperienza: il legame tra causa ed effetto non viene visto in modo biunivoco e, quindi, il comportamento dell’individuo non deriva necessariamente da meccanismi psichici oggettivi. La conoscenza, ha due basi: una digitale, il pensare che deriva dalla percezione primaria e una analogica, il sentire che deriva dalla percezione secondaria. Il modo in cui causa ed effetto possono essere legate dipende in gran parte dalla creatività del soggetto.
L’indagine psichica diventa, quindi, un processo empirico di co-costruzione tra paziente e terapeuta: un’indagine intenzionata e articolata dalla capacità di scelta, libera e creativa. Poiché intesa come filosofia di vita essendo una ricerca della qualità e non di quantità, la Gestalt è stata influenzata parecchio da filosofi quali Kierkegaard, Schopenhauer e Nietzsche soprattutto per quel che riguarda il tema della volontà. Perls in più, però, propone una dinamica democratica tra le polarità, tra l’il top dog e l’under dog, qualcosa che avviene nella distanza che le abita. Le polarità sono intese come differenze non riconducibili una all’altra, che creano il disagio, che può essere eliminato solo facendo dialogare le parti e trovando un compromesso democratico tra loro. Fenomenologia ed esistenzialismo, da cui la PdG trae ispirazione, mettono così al centro della realtà l’esperienza dell’individuo: la persona non può scegliere quello che sente, ma in modo responsabile può scegliere come reagire. Quindi, ognuno ha la possibilità di creare qualcosa di nuovo ma questo comporta anche l’obbligo di monitorare la propria esistenza e le proprie relazioni.
Un’altro dei punti principali della PdG è la dinamica figura-sfondo intesa non solo dal punto di vista spaziale, ma anche da quello temporale: per riuscire ad orientarsi è necessario un orizzonte, ovvero una linea immaginaria dove cessa la percezione e si inizia appunto a immaginare. Dal punto di vista temporale, l’orizzonte è il futuro in cui si inizia a fantasticare, a giocare con i propri sogni, a illudersi su quello che sarà la nostra vita in seguito al nostro comportamento. Questo è importante perché permette di dare un senso a ciò che facciamo per riuscire magari ad avere un futuro apprezzabile. È grazie ai nostri sogni, a quanto crediamo ad essi e al coraggio che abbiamo di rincorrerli che riusciamo a fare passi avanti. La mancanza di sogni è sinonimo di depressione. Ciò che è importante, a mio avviso, è non confondere comunque la realtà con la fantasia: riuscire sì a sognare ma farlo con i piedi per terra cercando continuamente di procedere a piccoli passi verso la meta che si vorrebbe raggiungere, rielaborando di volta in volta l’illusione, portandola a verifica e magari modificandola in base alle nostre possibilità. Da un punto di vista metaforico un’illusione potrebbe essere simile ad una stella nel cielo, che è vero non può essere raggiunta, ma in ogni caso può indirizzarci verso il nord o qualsiasi altro punto si voglia raggiungere. Così non bisogna perdere di vista lo scopo per cui si sogna e le modalità con cui si porta avanti il sogno: ognuno sceglie ciò che gli pare e ne paga le conseguenze. In psicoterapia non è importante chiedersi se un’illusione è vera o falsa, piuttosto se vale la pena di darsi da fare per farla esistere.
Idealmente ogni volta che perdiamo la rotta, inciampiamo o cadiamo, dovremmo avere la capacità di rialzarci e in modo creativo, riprendere il cammino, magari cambiando strada e pur sempre con l’obiettivo finale di arrivare alla meta stabilita. Nella vita pratica è più facile a dirsi che a farsi e compito della psicoterapia diventa proprio questo accompagnare il soggetto nel suo viaggio per aiutarlo a rialzarsi e a fargli prendere le sue responsabilità. I campi privilegiati della mitopoiesi sono l’innamoramento e il lavoro.

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