Gli scenari dell'ansia
Viviamo in un periodo storico complesso: ogni certezza è svanita, è quasi impossibile fare progetti a lungo termine. Siamo condizionati dai vari DPCM che cambiano ogni settimana: oggi possiamo fare una cosa che domani non è possibile fare, non ci è più consentito muoverci liberamente, fare cose che fino ad un anno fa erano scontate, anche andare a trovare o abbracciare un nostro caro è diventato pericoloso. Qual è o quali sono le emozioni che emergono da questo clima sociale?
Ansia, rabbia, paura, impotenza.
Queste emozioni non sono più questione privata della singola persona, in generale l’intera popolazione occidentale vi è immersa, e i fatti quotidiani legati alla pandemia ne hanno accentuato il potere. In questo contesto ansia e paura si identificano: sono il timore di qualcosa. Se invece riusciamo a separarle, emerge la possibilità di comprendere sia una che l’altra esperienza, contraddistinguendole in due diverse situazioni emozionali e vitali.
Le emozioni possiedono una realtà complessa e stratificata che può essere decifrata solo se riusciamo a scendere alle sue radici, isolando e distinguendo le cose. L’ansia, con diverse intensità e tematiche, contrassegna la condizione umana a cui appartiene e, anche se può apparire come interscambiabile ed equivalente, va contraddistinta dalla paura.
L’ansia è un’esperienza improvvisa o continuata, di spaesamento e inquietudine che ha in sé qualcosa di indeterminato: è inafferrabile e camaleontica nel sorgere e nello scomparire; la paura, d’altro canto, è uno stato d’animo che si indirizza verso una situazione reale e concreta, pericolosa e rischiosa, ma non oscura e ignota.
Un’altra considerazione da fare è la differenziazione tra diverse forme d’ansia: va contraddistinto se siano stati d’animo - a cui non si può essere estranei almeno in alcuni periodi ed eventi della vita -, risposte motivate a determinate esperienze, come la perdita di una persona, un sogno, una speranza o esperienze immotivate nelle quali non si riesce a rintracciare cause e motivazioni.
Ne consegue anche un differente modo di affrontarle: per quanto riguarda gli stati d’animo ansiosi, a ben poco serve una cura farmacologica, anzi fondamentale è una psicoterapia basata sull’ascolto e sul dialogo; le situazioni ansiose che nascono come risposta a situazioni di perdita, hanno invece bisogno di psicoterapia associata a dosi mitigate di farmaci. Solo negli stati d’ansia, che si inseriscono nell’area delle esperienze definite psicotiche, la farmacoterapia è lo strumento essenziale di cura, purché sia accompagnata da una psicoterapia.
La “medicalizzazione” di ogni condizione ansiosa porta a rischi di dipendenza farmacologica e di rifiuto della sofferenza. Sicuramente è più veloce e indolore ricorrere ai farmaci, piuttosto che confrontarsi con la complessità di ogni esperienza psicopatologica, nella quale sono intrecciati elementi psicologici e biologici, interpersonali e sociali in modo diverso per ogni situazione clinica.
Ogni individuo presenta il proprio vissuto, il proprio modo di vedere il mondo, la propria sofferenza, la propria unicità e, se viene visto e ascoltato, ha la possibilità di trovare un modo diverso di svelarsi a se stesso e agli altri e nuove possibilità di essere nel mondo; entrare in empatia con un soggetto ansioso, mettermi nei suoi panni, mi avvicina a lui, facendomi sentire in sintonia con un’altra esistenza e diminuendo, almeno per un istante, la mia e la sua solitudine.
E in questo senso, può essere fonte di solidarietà.
Infine, vorrei sottolineare come non sempre l’ansia sia da considerare un’esperienza negativa: può far riemergere possibilità nascoste, nuove che abbiano anche un significato creativo. Le situazioni d’ansia, in alcuni casi, se affrontate con creatività, fanno evolvere l’immaginazione e la fantasia. I molteplici aspetti con cui l’ansia si delinea nella nostra vita possono essere contrassegnati anche da significati e da valori.
Articolo del: