Meditazione e rilassamento: gli effetti sul corpo da un punto di vista scientifico

Nel corso degli ultimi quarant'anni, nell'ambito della ricerca neurofisiologica sono stati effettuati una serie di attenti studi per comprendere meglio i meccanismi fisiologici che vengono attivati durante la pratica del rilassamento e della meditazione. Durante queste attività, l’organismo riceve input che costituiscono stimoli e sollecitazioni di carattere sensoriale, ideativo, emozionale e viscerale che vengono recepiti da strutture specializzate del sistema nervoso per essere trasmessi a livello dei nuclei della base e della neocorteccia, deputata ad elaborare i dati sensoriali. In queste operazioni sono coinvolte aree diverse del cervello, con un diverso intervento dei due emisferi, il destro e il sinistro, ciascuno dei quali è capace di esprimere funzioni distinte: il sinistro è deputato ai processi cognitivi e razionali; mentre il destro ha una competenza più intuitiva e creativa. In altre parole, si tratta dello spostamento dell’attenzione dall’emisfero sinistro del cervello a quello destro, che psicologicamente parlando significa passare dalla predominanza dell’attività digitale della mente su quella analogica alla situazione inversa. È una percezione istintiva del mondo, come l’avrebbe un animale; è un conoscere il mondo attraverso il senso, invece che attraverso il significato. La risposta che ne consegue coinvolge l’organismo nel suo complesso, sia a livello viscerale e biochimico, sia a livello di risposte motorie e mentali con processi ideativi, emozioni, sentimenti. Questo anche in relazione al fatto che,secondo la PdG, la consapevolezza del qui ed ora, non è una dimensione intrapsichica o individuale, ma è sempre un modo di essere in relazione. Alcuni studi approfonditi in merito alle risposte neurofisiologiche alle pratiche meditative e di rilassamento documentano come nel corso della meditazione vi sia un incremento dell’attività α e b, il che evidenzia lo “spostamento” dell’attività cerebrale dall’emisfero sinistro verso quello destro. Questo spostamento comporterebbe un’attivazione di processi intuitivi e creativi in grado di fornire risorse più efficaci di quelle esclusivamente cognitive e razionali nell’individuazione di soluzioni ai problemi esistenziali del soggetto. In tutti gli studi, inoltre, il cortisolo, il principale ormone coinvolto nella reazione da stress, risulta fortemente diminuito. E ciò si accompagna ad altre modificazioni di importanti neuromediatori coinvolti oltre che nella regolazione della risposta da stress, anche nel mantenimento del tono dell’umore, nella modulazione dell’attività cardiovascolare e del sistema immunitario. Tutto questo migliora dunque la condizione neurovegetativa del paziente che risulta più disponibile ad affrontare le situazioni quotidiane, anche quelle precedentemente caratterizzate da una risposta ansiosa. Lo stesso Siegel ritiene che la consapevolezza presente, sia una sintonizzazione con la propria mente, mediata dai meccanismi neurali necessari alla sintonizzazione interpersonale e la pratica regolare della meditazione, può produrre dei cambiamenti nell’integrazione neurale, promuovendo il benessere della persona. Oltre a questo, numerosissimi lavori hanno documentato come praticare rilassamento e meditazione possa incidere direttamente su alcuni fattori di rischio (come l’ipertensione arteriosa), direttamente responsabili di importanti quadri patologici. La pratica meditativa e le pratiche di rilassamento sembrano dunque costituire una specifica tecnica antistress.
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