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Abusi della violenza domestica


La violenza domestica può essere agita con maltrattamenti: fisici, sessuali, economici, socio-relazionali, psicologico-verbali, psicologico - affettivi e lavorativi
Abusi della violenza domestica

La violenza contro le donne è correlata al genere, come chiarisce la Convenzione d’Istanbul (2011), quando prevale la visione culturale del legittimo potere-controllo del genere maschile su quello femminile, anziché l’affermazione dei diritti umani (Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, 1948).

Per questo motivo la violenza contro le donne può essere perpetuata sia da persone con o senza problemi psichiatrici, ma accumunati dalla stessa visione, non sempre cosciente, di superiorità maschile. Ogni uomo abusante porta con sé una storia personale, possibili problematiche psicologiche, ma talvolta anche la legittimazione, spesso inconsapevole, dei suoi maltrattamenti in radici culturali presenti in tutte le società.  

Fra le varie forme di violenza di genere c’è quella domestica – o violenza da partner intimo (IPV); in ingles Intimate violence partner  - che può essere perpetuata, come indica l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS, 2017), con una varietà di possibili maltrattamenti, che minano la salute, creano danni vari, portano a invalidità, se non a morte.

Alcuni comportamenti violenti sono agiti direttamente contro il corpo delle donne – violenza fisica e sessuale – o a danno della sua autonomia economica; altri sono più comunicativi, relazionali, ma tutti hanno esiti dannosi per la salute psico/fisica. Lo stress, il trauma per qualsiasi tipo di maltrattamento – solo psicologico o anche fisico – determinano sempre alterazioni ormonali e conseguenti rischi patologici a livello fisico e/o psichiatrico.

 

Le Forme di Violenza più conosciute 

Nella violenza domestica le azioni di maltrattamento possono esseere plurime (Reale, 2007) e non solo quelle fisiche e/o sessuali, di cui parlano i mass media.

- La  violenza fisica  e sessuale
La prima è drammaticamente presente sulle pagine dei giornali, nelle trasmissioni televisive e radiofoniche, perché è quella che troppo spesso culmina nei femminicidi. È la violenza agita con maltrattamenti fisici, dalla frequenza e intensità più o meno gravi, quali: spintonare, tirare per i capelli, schiaffeggiare, dare pugni, calci, produrre soffocamenti, colpire con oggetti, ustionare,  bloccare o immobilizzare con violenza, ecc.
La violenza sessuale è quella caratterizzata da comportamenti imposti, agiti contro la volontà della donna: aggressioni sessuali, stupro, incesto, costrizione a comportamenti sessuali umilianti e/o dolorosi, obbligo a prendere parte alla costruzione di materiale pornografico, essere costretta ad atti non protetti, molestie, ecc.

- La violenza economica
La violenza economica, meno nota ma altrettanto deleteria, tende a produrre dipendenza o a imporre impegni economici non voluti e consiste in: controllo dello stipendio della donna o delle entrate familiari impedendole qualsiasi decisione in merito, obbligo a lasciare il lavoro o a trovarsene uno, costrizione a firmare documenti o a intraprendere iniziative economiche, a volte truffaldine, contro la propria volontà, privazione del budget personale, controllo oppressivo delle spese familiari, disparità nell’allocazione delle risorse familiari, esclusione dalla gestione economica della famiglia, qualsiasi altro tipo di privazione economica, ecc.


La pluralità di maltrattamenti psicologici

La violenza psicologica, meno nota a livello di mass media, è quella che legittima il potere -controllo maschile sulla donna attraverso varie forme di maltrattamento.
Alcuni comportamenti tendono soprattutto a limitare la libertà di movimento e di relazioni della donna, altri a minarne l’autostima o ad abbandonarla affettivamente. Sono i comportamenti che spesso caratterizzano la storia di donne che arrivano in terapia depresse e ansiose. Alcune sono consapevoli delle violenze subite, ma non ne parlano se non vengono aiutate e sostenute a farlo, altre sono tanto sofferenti, quanto inconsapevoli.
Spesso sono donne vissute o che vivono in ambienti che sottovalutano la violenza e legittimano la supremazia degli uomini; che magari non sempre accettano quella fisica, ma hanno un atteggiamento connivente con i comportamenti di superiorità maschile. Ambienti, in cui, ad esempio, si afferma che “in casa i pantaloni li deve portare l’uomo” o “un uomo deve farsi valere” e “la donna deve stare al suo posto”; oppure, disconosciuti i bisogni affettivi e affermato il valore della pazienza femminile nei confronti degli uomini, si ritiene che “le donne danno troppo importanza alle romanticherie” oppure che “l’uomo va capito, poverino, perché è sotto stress al lavoro, ha troppe preoccupazioni, responsabilità …” ecc.

 

I maltrattamenti socio-relazionali

Sono i comportamenti che tendono a eliminare l’ambiente socio-relazionale di supporto: imposizione delle relazioni familiari e amicali del partner,  allontanamento dal complesso delle proprie relazioni amicali e familiari, controllo delle uscite e limitazione della libertà di movimento personale, ecc.  

Questi comportamenti, spesso, si rifanno, anche se inconsapevolmente, all’antico modello patriarcale, secondo cui chi si sposava e andava ad abitare con il marito doveva uniformarsi alle regole della sua famiglia, gestite spesso dalla suocera e tagliare i legami con la famiglia di origine. Per gli uomini, dominati da questo tema, i familiari, oggi come ieri, così come gli amici, sono possibili “nemici” da non dover frequentare, perché possono condizionare, distogliere da quelli che sono i principi, gli obiettivi e le regole di vita maschili, da non mediare con quelli della partner.     

 

Maltrattamenti psicologico – verbali 

Sono i comportamenti che tendono a incidere sull’autostima e sul sistema di sicurezze personali: svalorizzazioni e denigrazioni delle capacità personali in privato e/o in pubblico e in ogni ambito (estetico, relazionale, lavorativo, sessuale), svalorizzazione e denigrazione delle persone dell’entourage familiare e amicale, critiche continue a modi personali di essere e/o di agire, mutismi e silenzi prolungati, selettivi o globali, minacce di danni a sé o ad altri (figli, parenti, amici), false accuse, rimproveri continui, menzogne, epiteti ingiuriosi e specificatamente “sei scema, sei pazza”, marcata ironia, gridare o alzare la voce in pubblico o a casa, davanti a terzi (anche ai figli) come arma di pressione, ecc.

Questi comportamenti mostrano in modo palese come un aspetto fondante della violenza contro le donne sia radicato nella mancanza del valore dei diritti. Assenza di rispetto, umiliazione, deprezzamento, quando e come si vuole, senza alcuna valutazione degli effetti del proprio agire sull’altra persona. La violenza contro le donne è definita, appunto, dall’OMS, nel “World report on violence and health” del 2017, non solo “un grave problema di salute pubblica” ma anche “una violazione dei diritti umani delle donne”.

 

Maltrattamenti psicologico – affettivi 

In questi casi non è dato il supporto emotivo negli eventi di vita che lo richiedono: allontanarsi quando la donna ha più bisogno di aiuto,  privarla di espressioni di affetto, lasciarla sola ogni volta che richiede la vicinanza, tradirla sistematicamente e affermare che è “folle e delirante” se intercetta segni evidenti di tradimento, deridere i bisogni sentimentali, mostrarsi gentile e disponibile con tutti ma non con lei,  mentire, non mantenere le promesse, distruggere la fiducia, agire in maniera provocatoria (ad esempio, guidare spericolatamente) per intimidirla e spaventarla, ecc.

Sono questi i maltrattamenti in cui viene meno l’attenzione al benessere altrui e compare l’affermazione di un proprio modo dominante di essere, caratterizzato da distanza emotiva e da mancanza di comunicazione intima (Chiappi, 2022).      

 

Maltrattamenti lavorativi 

Comportamenti tendenti a scaricare sulla donna pesi e responsabilità del lavoro domestico-familiare di pertinenza della coppia: sovraccarico di compiti e responsabilità, non condivisione dei compiti domestici in presenza ma anche in assenza del lavoro esterno, non riconoscimento del lavoro domestico quale risparmio e accantonamento di risorse   economiche per la famiglia, critiche continue ai compiti svolti, non condivisione della gestione delle risorse economiche, sottrazione del potere decisionale e di controllo nella gestione familiare, abuso delle risorse, appropriazione e/o uso di risorse economiche dell’altra, appropriazione e uso di risorse lavorative per il potenziamento di attività personali rilevanti, ecc.

Sono i comportamenti, che denotano la non accettazione del cambiamento dei ruoli maschili e femminili nella società e/o che svalutano la dimensione del casalingato femminile così come lo sfruttamento della partner.     

 

Conoscere per Riconoscere e Contrastare la Violenza

Come indica la Convenzione d’Istanbul, il contrasto alla violenza di genere passa anche attraverso la sensibilizzazione culturale, vale a dire la capacità di conoscere e riconoscere i comportamenti abusanti, come quelli precedentemente descritti e lo stalking. Ugualmente significativo è il ruolo della formazione di chi accoglie la sofferenza delle donne. Ad esempio, i comportamenti lesivi subiti da donne, così come i loro esiti psico-fisici, come ben spiega Elvira Reale (2007), vanno conosciuti, quando si fa una diagnosi psicologica o psichiatrica, se si vuole intervenire in modo appropriato.

 
Bibliografia

Chiappi F. (2022). L’intimità. Risorsa delle coppie. Pronto Professionisti. https://www.prontoprofessionista.it/articoli/l-intimit-risorsa-delle-coppie.html.

Convenzione d'Istanbul. https://www.istat.it/it/files/2017/11/ISTANBUL-Convenzione-Consiglio-Europa.pd.

ISTAT. Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica.  https://www.istat.it › files › 2017/11 ›

OMS. (2017) "World report on violence and health”. https://www.who.int/bulletin/volumes/95/1/16-172965.pdf.

ONU. (1948).  Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.  
https://www.ohchr.org/sites/default/files/UDHR/Documents/UDHR_Translations/itn.pdf.

Reale E.(2007). Prima della depressione. (2007). Manuale di prevenzione dedicato alle donne. Milano: FrancoAngeli. 

 

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