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Ragazze e ragazzi nel lockdown: fattori di rischio e di protezione


Durante il lockdown: aumento di stress negativo, rischi per la salute fra gli adolescenti ed esigenza di potenziare i fattori di protezione in famiglia e a scuola
Ragazze e ragazzi nel lockdown: fattori di rischio e di protezione

Durante la pandemia c’è stato un grande aumento di stress negativo e di stati e disturbi connessi, quali quelli d’ansia e depressivi.

“In base ai risultati di uno studio dell’Università della Campania “Luigi Vanvitelli”, condotta su un campione di circa 20.000 italiani, un’ampia fetta della popolazione ha sperimentato sintomi d’ansia che prima non aveva" (Rita V. 2021).

I ragazzi e le ragazze universitari e del triennio superiore, incontrati in questo periodo di lockdown, hanno descritto frequenti stati di vuoto e d’impotenza. “Non so cosa fare. Non posso fare niente!”. “Mi sento sospeso nel vuoto, in un cielo grigio e nebbioso”. Mi vedo in una gabbia buia”.

A un tratto è come se si fossero chiuse tutte le porte della loro vita. Niente più aule e lezioni con gli altri, attività extrascolastiche, ma solo un computer da guardare per ore e poi la solitudine di giornate senza incontri in palestra, la convivialità dell’aperitivo, le discoteche. I luoghi dove incontrarsi, ridere, scherzare e innamorarsi. In questa percezione di vuoto e impotenza le proprie difficoltà e problemi si sono ingigantiti e piccole o grandi ferite hanno preso il sopravvento.

Dal racconto dei ragazzi del triennio superiore presi in carico è emerso che nella prima fase del lockdown passavano la giornata davanti al computer o alla televisione, mentre i genitori facevano qualcosa: lavoro a distanza col computer e/o attività domestiche. Nella seconda fase, dopo la pausa estiva, molti padri e madri hanno ripreso il lavoro fuori casa, per cui la casa si è spopolata. L’inverno piovoso, buio ha ridotto talvolta anche la voglia di uscire a camminare. In molti casi fare i compiti da soli è stato molto difficile.

Per qualcuno il mangiare o il ricorso a sostanze stupefacenti sono diventate delle modalità per interrompere il senso di vuoto e di noia esistenziale, ma spesso anche di disagio ulteriore.

Uno studio di Rebecca Saxe, pubblicato su Nature Neuroscience evidenzia a questo proposito che “il mancato soddisfacimento di un bisogno primario, come la socialità, alla lunga può aumentare la motivazione verso altri comportamenti gratificanti (come il consumo di dolci o di sostanze stupefacenti, per cercare di compensare il piacere perduto di una serata fra amici” (Mohammad S. 2021).

Questo vale per tutti, ma ancor più per gli adolescenti che sono fortemente centrati sulla socializzazione fra pari.  

Come in tutte le situazioni di stress - e la pandemia lo è -  è necessario individuare i fattori di rischio, ma anche di protezione: le strategie per ridurre lo stress negativo e quelle per potenziare lo stress positivo, facendo ricorso a risorse interne ed esterne, che in genere questo campione di ragazzi aveva percepito insufficienti.

Dal loro racconto è apparso, infatti, un modello prevalente di scuola centrata su lezioni e verifiche individuali tramite computer, con scarsa attivazione creativa e modalità che favorissero la socializzazione, anche on line. È emerso uno stile di comunicazione dei genitori molto centrato su alcune funzioni comunicative: controllo (hai studiato? Non hai studiato?) e in alcuni casi affettive negative (Io lavoro e tu non studi!), ma carente per stimolazione, facilitazione ed espressione affettivo - positiva: porsi in modo affettuoso, scherzoso, interessarsi al loro modo di sentire, incoraggiare le loro iniziative, ecc.

Con alcuni ragazzi e ragazze, soprattutto i più grandi, una risorsa è stata l’attivazione di alcune abilità di vita - le life skills (Boda G. 2005) -  in modo da riconoscere e cominciare a gestire lo stress e per trovare “briciole di gioia”, come qualcuno ha detto.

Con i più giovani è stato utile anche orientare i genitori ad alcuni colloqui con un collega per elaborare la particolare deprivazione sociale che stanno vivendo i loro figli e l’importante ruolo di supporto genitoriale che possono avere in questa fase di isolamento e deprivazione sociale.  


Bibliografia
Bandura A. (1995). Il senso di autoefficacia. Trento: Erikson.
Boda, G. (2005). Life skills: la comunicazione efficace. Roma: Carocci editore.
Mohammad, S. (2021), Astinenza da contatti sociali. MIND, Mente e Cervello, 193, 21
Viola, R. (2021), Un’epidemia di panico. MIND, Mente e Cervello, 194,27.

 

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