La rabbia adattiva e disadattiva

La rabbia
La rabbia, una delle emozioni fondamentali che fa parte del nostro bagaglio filogenetico, scatta con alcuni stimoli interni ed esterni (Izard C. E., 1977). È un campanello di allarme che ci avverte che stiamo per subire un’ingiustizia, un danno o che qualcosa sta per interrompere il raggiungimento di qualche nostro obiettivo.
Come tutte le altre emozioni, la rabbia attiva strutture cerebrali e modificazioni fisiologiche che predispongono ad agire. Cresce la produzione di ormoni, come il cortisolo, che predispongono all’azione, se non alla lotta, per contrastare ciò che mina la propria sicurezza. Se il segnale di rabbia è ben compreso e gestito, cessa lo stato di allerta e d’inevitabile ansia connessa; se, però, non segue al segnale emotivo una risposta efficace, s’ingenera un inevitabile stato di stress, che, se reazione abituale, è un determinante di patologie, culminanti spesso in disturbi cardio-vascolari, che, in Italia, sono la prima causa di mortalità (Ars, 2013).
Atteggiamenti e comportamenti che scatenano rabbia
Gli stimoli, prevalenti nell’insorgenza della rabbia, ingenerano in noi la convinzione, più o meno giusta, di essere aggrediti, manipolati, non rispettati nei propri diritti (Izard C. E., 1977). Fra gli atteggiamenti e i comportamenti che riteniamo “ingiusti o dannosi per la nostra persona” (Lazarus R. S., 1991), ci sono quelli che ci fanno sentire:
- Non rispettati
- Non apprezzati per quello che si fa, per l’impegno che si mette a vantaggio delle altre persone
- Insultati
- Svalutati, deprezzati, umiliati
- Criticati in modo aggressivo
- Minacciati a livello verbale o fisico
- Costretti a fare qualcosa che contrasta con la nostra volontà
- Vittime d’ingiustizie
- Traditi
- Ostacolati nel raggiungimento dei nostri obiettivi
- Derubati di oggetti, idee, progetti
- Privati delle proprie posizioni
- Privati del nostro potere
- Spettatori e non solo vittime di azioni violente altrui.
Rabbia adattiva e disadattiva
La rabbia è il segnale emotivo che, se ascoltato e ben compreso, ci permette di attivare dei comportamenti adattivi, funzionali a evitare ingiustizie e danni. Questo vale in tutti gli ambiti della nostra esistenza: familiari, lavorativi, sociali …
Quest’emozione, però, se per una pluralità di motivi (problematiche personali, assenza di padronanza di life skills e soft skills, ecc.) non è ben compresa e gestita, può generare turbolenze interiori, dis - regolazioni emotive che impediscono di organizzare risposte adeguate allo stimolo e modulare l’intensità delle proprie emozioni. In questi casi, in cui è la rabbia a prendere il sopravvento sulla capacità individuale di comprenderla e utilizzarla, le reazioni perdono di efficacia, non diventano funzionali a “proteggere” quanto viene ostacolato dallo stimolo che la rabbia c'indurrebbe a osservare.
In alcuni casi prevale l’inibizione, che in qualche modo silenzia l’ascolto emotivo e la conseguente riflessione su quanto ci segnala la rabbia. Quando eccede, invece, l’intensità emotiva e si riduce la capacità di riflettere, di valutare cosa sia più opportuno, abbiamo una sorta di “sequestro cognitivo” (Goleman D., 2019), con possibili azioni impulsivo - reattive che possono essere inevitabilmente aggressive, se non violente.
Diventa, dunque, disfunzionale sia l’eccesso di rabbia agita impulsivamente, sia la rabbia inibita, silenziata, perché in entrambi i casi, non essendo compreso il significato di quello che c’indica questo campanello d’allarme, non ci possiamo attivare per agire efficacemente a nostra protezione.
Bibliografia
Goleman D. (2019 ) L’intelligenza emotiva. Milano: BUR Rizzoli.
Izard C.E. (1997) Human Emotion: New York: Plenum Pass.
Lazarus R. S. (1991) Emotion and adaption. New York: Oxford University Press.
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